"Fino al 2000 non esistevano farmaci per ridurre i sintomi della malattia che, essendo cronica, non può essere curata ma può essere trattata. Ora si possono controllare i suoi sintomi ma, nel momento in cui un farmaco non risponde in maniera completa al meccanismo patogenetico che ha definito la malattia, il paziente può continuare ad avere una condizione di emolisi, ovvero di rottura dei suoi globuli rossi, quindi conseguentemente di anemia e di quello stato di stanchezza, fatigue, che caratterizza tutte le forme di anemia e quindi anche quella dell'Emoglobinuria parossistica notturna”. Così ai microfoni dell’Adnkronos Salute, Anna Paola Iori, dirigente medico dipartimento Ematologia, Oncologia e Dermatologia Policlinico Umberto I di Roma, in occasione di un incontro su "Emoglobinuria parossistica notturna: verso un controllo migliore della malattia".