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Giovane morto dopo uso taser, anestesisti: "Puntarlo solo su gambe o braccia"

Bignami (Siaarti): "Scarica elettrica può interferire con attività cardiaca, i più a rischio soggetti con aritmie non note"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
05 giugno 2025 | 14.00
LETTURA: 1 minuti

"Non conosco l'anamnesi né lo stato di salute psicofisica del giovane morto dopo essere stato colpito da un taser. Di certo questo strumento funziona con una scarica elettrica a bassa corrente che provoca una serie di contrazioni muscolari involontarie che portano alla paralisi dei muscoli e, talvolta, dolore. L'obiettivo è colpire braccia, gambe e torace per immobilizzare la persona. Il tutto è transitorio, momentaneo e reversibile. Tuttavia, in via teorica la scarica elettrica del taser può interferire con l'attività elettrica cardiaca. I più a rischio sono le persone con aritmie non note". Così all'Adnkronos Salute Elena Bignami, presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), sul decesso di Riccardo Zappone avvenuto a Pescara il 3 giugno scorso, dopo che il 30enne era stato bloccato dagli agenti della questura con un taser, sebbene l'esame autoptico oggi abbia escluso "un ruolo del taser nel determinare la morte dell'uomo".

"Soggetti con aritmie cardiache non note - sottolinea Bignami - o caduti a seguito della contrazione muscolare mentre correvano per fuggire dagli agenti con taser, possono riportare conseguenze, ma la casistica ci dice che si tratta di numeri esegui e che il taser è uno strumento sicuro". Unica "precauzione - raccomanda la specialista - è usare il taser solo su muscolatura periferica, ovvero gli arti superiori o inferiori, quindi gambe o braccia, escludendo il torace".

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