"Ansia e depressione da sole hanno un impatto economico di mille miliardi di dollari"
“È raro che una farmaceutica sia concentrata solo sulla salute del cervello. Oltre 8 milioni di persone assumono quotidianamente i farmaci sviluppati da Lundbeck, un impatto notevole sulla salute delle persone. Investiamo oltre il 20% dei nostri proventi in ricerca, innovazione e sviluppo per riuscire a colmare i bisogni insoddisfatti di tante malattie neurologiche”. Così Tarek Samad, senior vice president and head of Research di Lundbeck, intervenendo all’evento ‘La salute parte dal cervello. Le neuroscienze in Italia: passato, presente e futuro’, con il quale la biofarmaceutica danese specializzata nelle neuroscienze celebra il 30° anniversario di attività e impegno nel nostro Paese.
“Siamo conosciuti per essere focalizzati in psichiatria e neurologia ma stiamo guardando anche ai disturbi rari neurologici - aggiunge Samad - patologie la cui biologia è ben compresa, ma che hanno un alto livello di bisogni insoddisfatti e necessità di nuovi farmaci. Stiamo infatti lavorando per rispondere a questi bisogni nel modo più rapido e migliore possibile”. Un altro aspetto da tenere in considerazione quando si parla di neuroscienze e di salute del cervello è che “la popolazione invecchia e le persone con problemi neurologici vivono da 10 a 20 anni in meno della popolazione sana - precisa Samad - Oltre 3 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale, è interessata da disturbi neurologici di qualche tipo. Questa situazione ha anche un costo sociale enorme. Ansia e depressione da sole hanno un impatto economico di mille miliardi di dollari, il 10% del prodotto interno lordo mondiale, è impattato dai disturbi neurologici: si può misurare l’economia di un Paese guardando alla salute del cervello perché essa ha un impatto sul benessere di tutta la società”.
Parlando poi delle sfide di essere una società improntata sulle neuroscienze e le patologie neurologiche, Samad sricorda che “il cervello è un organo molto complesso, capace di milioni di operazioni al secondo mantenendo un’alta efficienza energetica. Nonostante questa sua grande complessità, gli strumenti che abbiamo a disposizione per intervenire in alcuni dei disturbi sono ancora ‘primitivi’ e questa è una grande sfida da affrontare. Tuttavia, questo non deve essere visto per forza in modo negativo, non bisogna mai scommettere contro l’innovazione scientifica e tecnologica - puntualizza - La nostra conoscenza e comprensione dei meccanismi sottostanti alcune di queste patologie stanno crescendo e questo permette di sviluppare farmaci specifici. In questo sarà utile anche l’intelligenza artificiale. Un altro elemento positivo è poi il vasto numero di opzioni su cui si può lavorare, come i farmaci biologici. Questo è infatti un momento importante per le neuroscienze, ci sono tante opportunità per i pazienti e la neurologia è uno dei campi che ha più farmaci che vengono sottoposti alle autorità regolatorie per l’approvazione. Lasciamo parlare - conclude - la biologia, le molecole e i pazienti”.