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Liste d'attesa, Schillaci: "Mai in guerra con le Regioni, io pacifista nato"

Il ministro della Salute oggi all'evento 'Salute e sanità, il doppio binario', al Palazzo dell'Informazione Adnkronos a Roma

Orazio Schillaci all'evento Adnkronos 'Salute e sanità, il doppio binario'
Orazio Schillaci all'evento Adnkronos 'Salute e sanità, il doppio binario'
10 aprile 2025 | 12.10
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"Ieri sera abbiamo avuto questa sorpresa dello stop temporaneo per almeno 90 giorni" dei dazi Usa, "che ha avuto delle ripercussioni importanti da subito sulla Borsa americana ieri sera e stamattina era anche sulle principali borse europee. E' un tema delicato e il Governo da subito si è attivato. Il primo ministro probabilmente il giorno 17 aprile sarà negli Stati Uniti. Io credo che sia un argomento nel quale ci vuole buonsenso, ci vuole negoziazione. Se guardiamo poi al mondo del farmaco, in particolare, si tratta di un argomento sensibile". Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenendo oggi all'evento 'Salute e sanità, il doppio binario', al Palazzo dell'Informazione Adnkronos a Roma. "Io colgo positivamente il fatto che la data sia stata posticipata di 3 mesi - ha sottolineato Schillaci - Questo dà tempo per trovare delle soluzioni".

"All'inizio - ha ricordato il ministro - i farmaci non erano stati messi tra gli oggetti di questi dazi. E su questo faccio una riflessione: come sapete gli Stati Uniti, ma come anche molti Paesi europei, dipendono per tanti principi attivi da altre nazioni, penso alla Cina, all'India. Quindi il fatto di applicare i dazi potrebbe avere poi delle ripercussioni anche sulla disponibilità dei farmaci per i cittadini americani. Quindi è un argomento sensibile, che credo vada inquadrato all'interno di tutto il problema dei dazi".

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"Medici famiglia dipendenti Ssn? Lasciare libertà di scelta"

"Viene molto esaltato il problema del tipo di rapporto" di lavoro che dovrebbero avere i medici di famiglia con il Servizio sanitario nazionale, dipendenza o convenzione. Ma questo "non è un argomento che mi esalta particolarmente, nel senso che io credo che sarebbe giusto lasciare ai medici la scelta", fa poi chiarezza su quella che è la sua visione sul futuro dei medici di medicina generale, intervenendo oggi all'evento,

Il dibattito su una riforma è acceso e si gioca su più livelli, con le Regioni e con i rappresentanti della categoria medica. "Nessuno fa una considerazione - riflette il ministro - Oggi 2 terzi delle persone che studiano Medicina sono donne, e le donne forse hanno anche delle esigenze diverse dagli uomini, forse preferiscono in qualche caso avere un tipo di rapporto" lavorativo "diverso. E allora io credo che sia giusto lasciare, soprattutto a chi entra in questo sistema, la libertà di scelta. E poi magari, dopo 2 o 3 anni, andare a vedere quanti hanno scelto la libera professione, il convenzionamento, e quanti hanno scelto invece di diventare dipendenti del sistema sanitario regionale. Ma questo - rimarca il ministro - è un argomento importante, ma non è il primo argomento. Il primo argomento è che i medici di medicina generale devono agire in team all'interno delle Case di comunità".

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"Liste di attesa? Mai guerra con Regioni, io pacifista nato"

Fare la pace con le Regioni? "Ma io non ho mai fatto la guerra a nessuno, sono un pacifista nato". Il ministro della Salute entra quindi con una battuta nel vivo di uno dei problemi più sentiti sul fronte della sanità: quello della lotta alle liste d'attesa, che - ha tenuto a ribadire - è un gioco di squadra. "E' con questo spirito che io mi sono interfacciato da sempre, da subito e anche di recente con le Regioni, per il tramite del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga. E' un problema complesso, che ha sicuramente come fattore importante anche" il nodo della "prescrizione inappropriata in una elevata percentuale dei casi, che comunque va combattuta".

"Io - ha assicurato il ministro - non voglio fare nessuna polemica con nessuno. E' un gioco di squadra. La sanità è regionalizzata dal 2001 e quindi è giusto che ognuno si prenda le proprie responsabilità, in maniera chiara e trasparente. Io credo che solo applicando la legge, senza fare tanti discorsi di altro tipo, vedrete come funziona. Dai dati che stanno mandando le Regioni ad Agenas", emerge che "funziona". Poi, riferendosi in particolare alla questione dei poteri sostitutivi dell'Organismo di verifica e controllo previsto dal decreto Liste d'attesa, che dovrebbero scattare per esempio nei casi di inadempienze ripetute rispetto agli obiettivi di contrasto al problema, Schillaci ha aggiunto: "Spero che finalmente con le Regioni si risolva anche il problema del controllore e dei poteri sostitutivi del controllato, ma davvero non voglio fare nessuna polemica con nessuno. Questo è un gioco di squadra e ognuno ha le sue responsabilità".

Le liste d'attesa "sono il problema maggiore, un argomento annoso. I titoli" dei giornali su questo tema "sono gli stessi di 20-25 anni fa. Questo Governo ha voluto mettere la faccia" sulla lotta alle liste d'attesa. "La faccia l'ho messa io personalmente, perché sono convinto che non sia solo un problema di fondi e di personale. Non solo ci vogliono più soldi, ma ci vuole una migliore e maggiore organizzazione. Mettere più soldi in un sistema che è 'bucato' vuol dire perderli, è come mettere acqua dentro una tubatura che perde", ha continuato Schillaci. "Lasciatemi dire con rammarico che, se uno guarda alle ultime osservazioni della Corte dei conti, dal 2020 al 2024 sono stati dati 2 miliardi per le liste di attesa alle Regioni - ha ricordato il ministro - Un terzo di ciò che è stato dato ancora non è speso, e spesso le Regioni hanno utilizzato i fondi del Fondo sanitario nazionale per coprire buchi di bilancio".

"Giochiamo dunque in trasparenza - ha rimarcato - diamo alla sanità ciò che serve e usiamo i soldi messi sulla sanità per fare sanità. Poi cercheremo, io per primo, di avere più fondi" per il settore, "di assumere più medici, di assumere più operatori sanitari". Quanto al decreto Liste d'attesa, Schillaci ha voluto sottolineare che "ci sono per fortuna degli esempi virtuosi di chi sta applicando la legge". Un'ultima considerazione, ha aggiunto, "la faccio da medico che per 30 anni ha lavorato nel Servizio sanitario nazionale: la lista d'attesa dipende pure da quante prestazioni vengono messe a disposizione dei cittadini. Quando noi avremo i dati in trasparenza, capiremo chi è che fa e chi non fa. E andiamo anche a ricordare ciò che si può fare in intramoenia e ciò che si può fare per il Ssn, ci deve essere un equilibrio" su questo.

In definitiva, ha concluso il ministro, "credo che utilizzando bene i fondi del Pnrr e lavorando sulle liste d'attesa riusciremo ad avere una sanità più moderna più vicina ai cittadini, però dobbiamo ancora superare le troppe diseguaglianze inaccettabili che ci sono nell'accesso alle cure. Cito come esempio poco edificante per esempio gli screening oncologici gratuiti", su cui "c'è troppa diversità di adesione da regione a regione". Il gioco di squadra che va messo in campo "chiama tutti, ognuno per quello che è il suo ruolo, alle proprie responsabilità: il Governo, il ministro, il presidente di Regione, gli assessori regionali, ma anche i direttori generali e sanitari e i cittadini che, se non possono andare per un qualunque motivo a fare l'esame per cui hanno un appuntamento, hanno il dovere di chiamare e dirlo, perché quel posto viene liberato per un'altra persona che sta in lista d'attesa".

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"Infermieri meritano più mansioni, medici siano aperti"

"La carenza degli infermieri è un tema mondiale. Gli infermieri mancano in tutta Europa e l'Italia brilla in senso negativo perché, quando guardiamo i dati Ocse, è il Paese che ha meno infermieri e quello che li paga di meno. E' assurdo, ed è chiaro che c'è un problema di scarsa attrattività. Oggi gli infermieri sono tutti laureati, sono persone che hanno studiato 5 anni, è impensabile che continuino ad avere le mansioni che avevano 25 anni fa". In passato "sono stato visiting professor a Sacramento in California e lì facevano quasi tutto gli infermieri, i medici coordinavano. Quindi anche da parte dei medici, che si lamentano di un'eccessiva burocratizzazione, ci vuole una mentalità forse un pochino più aperta, perché una persona che ha studiato 3 o 5 anni merita di avere delle mansioni diverse da quelle che hanno avuto finora gli infermieri",' la riflessione sul tema del ministro della Salute.

"Dopodiché - ha ribadito Schillaci - il problema è in tutta Europa, come negli Stati Uniti e in Giappone". Cosa può fare l'Italia: "Nell'immediato non si potrà che reclutare infermieri dall'estero. Dopodiché va resa attrattiva la professione. Perché, a differenza di quanto avviene in Medicina dove per 15mila posti ci sono 80mila domande, in Infermieristica l'ordine di grandezza è" in media circa 1 domanda per 1 posto.

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