
"In Italia le diagnosi per Hiv arrivano in ritardo in 6 casi su 10: si tratta di persone con un quadro clinico avanzato e un'immunità fortemente ridotta per colpa dell'infezione. Il dato più allarmante è che 6 persone su 10 ben 12 mesi prima della diagnosi avevano avuto un contatto con un medico di medicina generale e con uno specialista che, però, non avevano colto i segnali di un quadro clinico già evidente di infezione di Hiv e quindi non è stato loro proposto di fare il test. Serve più cultura dello screening. L’Hiv è ancora presente e va riportato al centro delle priorità sanitarie”. Lo ha detto Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), intervenuto all''Hiv Summit: Ending the Hiv Epidemic in Italy', appuntamento che a Roma ha coinvolto istituzioni, decisori politici, esperti del mondo medico-scientifico e rappresentanti delle associazioni.