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Terrorismo, fermata a Bergamo ragazza di 19 anni: voleva combattere per l'Isis

Hafsa M., nata in Kenya e residente a Carugate (Milano), era all'aeroporto di Orio al Serio con un biglietto di sola andata per la Turchia

Auto della polizia - Fotogramma
Auto della polizia - Fotogramma
05 dicembre 2024 | 12.15
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Una diciannovenne è stata fermata a Milano con l'accusa di arruolamento con finalità di terrorismo e ora si trova in carcere. Hafsa M., nata in Kenya e residente a Carugate (Milano), era in procinto di partire per raggiungere la Siria e combattere per l'Isis: i poliziotti della Digos di Milano l'hanno fermata all'aeroporto di Bergamo-Orio al Serio. Per il giudice, "appare chiaro" come l'indagata abbia deciso, "dopo un processo di radicalizzazione" accelerato "di partire per i territori di guerra per partecipare alla jihad islamica".

L'indagine

L’indagine, condotta dagli agenti – Sezione Antiterrorismo internazionale e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione - Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno, è nata a ottobre scorso dal costante monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online, che ha consentito di individuare un profilo social aperto di video sharing nel quale venivano pubblicati, con crescente intensità, video di propaganda dal contenuto radicale in cui era ritratta una donna con indosso il niqab, successivamente identificata nella keniota fermata.

Ulteriori approfondimenti svolti dalla Digos sulla 19enne, hanno evidenziato come la stessa, già ospite in una Comunità di accoglienza e proveniente da un difficile contesto familiare, stesse maturando un rapido percorso di radicalizzazione ideologico-religiosa sfociato, nell’ultimo periodo, nell’intenzione di raggiungere la Turchia per poi stanziarsi in zone occupate da formazioni jihadiste. Le attività tecniche hanno restituito riscontri di diversi contatti della giovane con utenze telefoniche attestate in Medio Oriente, verosimilmente riconducibili a soggetti che ne avrebbero favorito l’arrivo. La progettualità della ragazza, che già aveva ripetutamente tentato di contattare le rappresentanze diplomatiche turche in Italia, ha avuto un’ulteriore accelerazione nei giorni scorsi quando, dopo aver consultato più volte siti di voli per la Turchia, si è recata per due volte a Malpensa per comprare un biglietto di sola andata per Istanbul, riuscendoci nel tardo pomeriggio del 29 novembre quando ha acquistato un volo in partenza da Orio al Serio.

Alla luce di questo, l’autorità giudiziaria ha emesso il provvedimento di fermo nei confronti della giovane, eseguito subito dopo che la stessa era stata bloccata dai poliziotti milanesi nello scalo aereo appena effettuato il check-in e praticamente al momento dell’imbarco del bagaglio. I primi speditivi riscontri svolti dalla Digos sul dispositivo in uso alla ragazza hanno confermato che la stessa, dichiaratasi muhajirat, 'la migrante', oltre ad aver maturato interesse per l’utilizzo di armi da fuoco, era effettivamente in contatto con un uomo in Turchia che la attendeva all’arrivo.

Il fermo e le dichiarazioni della 19enne

Sui social Hafsa M. sosteneva come il jihad nelle guerre è anche per le donne citando l'esempio di 'Aisha', seconda sposa di Maometto, e sempre nelle chat risultano rapporti con alcune persone turche a cui "faceva presente di essere una supporter dell'Isis" si legge nell'ordinanza del gip meneghino Luca Milani che ha convalidato il fermo e disposto il carcere.

All'udienza di convalida, la diciannovenne ha dichiarato di essere stata intenzionata a raggiungere al Turchia per sposarsi con un ragazzo conosciuto sui social e di avere idee "conservatrici circa la religione islamica e, in particolare, sul ruolo della donna e ha affermato di essere rimasta scossa nel vedere le immagini di uomini e donne di fede musulmana torturati e bruciati nei Paesi in cui vi sono guerre e persecuzioni".

Rispetto alla condivisione delle lotte riconducibili all'Isis, "ha mostrato di condividere l'idea di una reazione armata volta a opporsi alle aggressioni violente perpetrate da coloro che intendono reprimere la fede musulmana" e ha ammesso "di essere la persona raffigurata con indosso il nigab, di essersi fatta ritrarre mentre imbraccia un fucile, ancorché si trattasse di un'arma a salve, e di tenere il dito indice alzato per indicare che Allah è l'unico Dio" scrive il gip Milani.

Nell'ordinanza si specifica come i contatti telefonici con persone localizzate in Turchia "dimostrano come la scelta di partire per i teatri di guerra ed arruolarsi non sia stata una casuale e sconsiderata, ma il frutto di accordi con referenti dello Stato Islamico o altre associazioni terroristiche che operano in quell'area ad esso legate, le quali di fatto l'avrebbero inserita e arruolata nella rete dell'organizzazione criminale al fine di farla partecipare alla commissione di atti di violenza e guerra o comunque per sostenere la causa jihadista".

L'idea di partire per la Turchia, per poi raggiungere la Siria, rappresenta, in tal senso, "una nitida manifestazione di totale disponibilità" alla causa, peraltro "accompagnata da messaggi pubblicati sui social network o rivolti ad amiche e conoscenti nei quali faceva riferimento alla muhajir /muhajirat, ovvero al sacrificio per la causa islamista". Gli sforzi fatti dalla diciannovenne per allontanarsi dall'Italia, andando per tre giorni di fila in aeroporto a Orio al Serio (Bergamo) per volare in Turchia, rendono "palese il suo intento" e rendono concreto il pericolo di fuga.

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