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Cura covid, super-anticorpo made in Italy: produzione 2021 tutta per Italia

Aleotti (Menarini) e Landi (Tls): "Obiettivo prime 100mila dosi tra aprile e maggio"

(Afp)
(Afp)
12 novembre 2020 | 13.24
LETTURA: 4 minuti

Sarà tutta per l'Italia la produzione del super-anticorpo monoclonale 'made in Italy' contro Covid-19 nel 2021. "Puntiamo a iniziare la sperimentazione di fase 1 per dicembre, e di arrivare alla fine della fase 2 rinforzata in primavera, per presentare a marzo il dossier per l'autorizzazione. L'obiettivo è di arrivare con le prime 100.000 dosi tra aprile e maggio. E possiamo dire che tutto quello che lo stabilimento Menarini di Pomezia potrà produrre nel 2021 sarà destinato all'Italia". Parola di Fabrizio Landi, presidente di Fondazione Toscana Life Sciences (Tls) che, in un'intervista a due voci insieme a Lucia Aleotti, azionista e componente del Board di Menarini, fa il punto con l'Adnkronos Salute sulla ricerca italiana che ha portato a selezionare un potentissimo anticorpo monoclonale specifico contro Covid-19.

Una ricerca guidata dal celebre scienziato Rino Rappuoli, 'padre' di tanti vaccini, chief scientist di Gsk Vaccines a Siena e coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery (Mad) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences. "Il professor Rappuoli ci ha contagiato con il suo ottimismo - scherza Landi - ma davvero si tratta del frutto del lavoro di un gruppo di giovani cervelli eccezionali. Ci sarà la luce in fondo al tunnel: nei prossimi mesi arriveranno cure specifiche e vaccini".

Si sta creando un arsenale contro il virus, mentre oggi abbiamo solo il distanziamento e le mascherine. "Misure che però - riflette Landi - sono efficaci: basta controllare le vendite degli sciroppi per la tosse e degli antibiotici in farmacia, che sono crollate. Le persone non sviluppano i soliti malanni respiratori per via del distanziamento sociale".

Nel frattempo "sta andando avanti la ricerca sul vaccino, anche se ho trovato molto irrituale - confida Landi - l'annuncio di Pfizer prima di consegnare il dossier. Detto questo, il vaccino ha un grosso problema di logistica: deve essere conservato nell'azoto liquido ed è per questo che è stato coinvolto il Pentagono. Ma certo i dati sono interessanti, e ne arriveranno altri. Inoltre siamo in 5 a lavorare sugli anticorpi monoclonali: 4 grandi farmaceutiche e noi con Menarini".

Se Lilly ha appena avuto il disco verde per l'uso in emergenza negli Stati Uniti del suo anticorpo, "forse noi siamo un po' indietro perché il professor Rappuoli ha cercato la soluzione ideale: ovvero una somministrazione intramuscolo, possibile perché il nostro anticorpo è potentissimo e non richiede un'infusione endovena. Dobbiamo tenere duro in questi mesi, e poi - assicura Landi - arriveranno anche gli antivirali e avremo ricostruito l'armamentario con cui l'umanità ha affrontato" e sconfitto "le malattie del passato. Ma se i vaccini sono importanti, è fondamentale avere strumenti anche per terapia e profilassi", sottolinea.

E questo non solo per fare da 'ponte' in attesa del vaccino. "Se infatti l'immunizzazione non funziona al 100% su tutti o lo fa per un tempo limitato, ecco che si comprende l'utilità degli anticorpi monoclonali. Quanto a noi, l'obiettivo è che Menarini Biotech a Pomezia riesca ad avere le dosi per le prove cliniche per dicembre: così partiremo con una rapida fase 1 per dimostrare la sicurezza in due centri, fra cui lo Spallanzani", aggiunge. "Ci aspettiamo che vada tutto bene, anche perché l'anticorpo è la copia industrializzata di un anticorpo umano" prelevato da un paziente guarito da Covid-19.

"Poi partirà la fase 2 rafforzata - continua Landi - che puntiamo a concludere tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, per un'approvazione solo per l'Italia sotto l'egida di Istituto superiore di sanità e Aifa (Agenzia italiana del farmaco). L'obiettivo è presentare il dossier a marzo e avere le prime 100.000 dosi tra aprile e maggio", ribadisce Landi. "Pomezia ce la farà - assicura dal canto suo Lucia Aleotti - ci sono le competenze e le strutture, gli investimenti sono stati fatti e il motore è al massimo per superare questa sfida. Abbiamo 87 dipendenti dedicati e devo dire che, dopo aver incontrato i ricercatori del Mad (Monoclonal Antibody Discovery) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences sono rimasta davvero impressionata: è un gioiello".

Al Mad Lab "lavorano 16 giovani cervelli italiani ma anche stranieri più Rappuoli, con le competenze giuste. Non servono gruppi enormi - assicura Landi - ma di alto livello, un po' come nell'Italia del Rinascimento". "Un ecosistema, quello toscano, fertile e produttivo", rivendica Aleotti. Che punta a lasciare il segno nella scienza e nella lotta alla pandemia.

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