L'accusa della presidente del Consiglio: "Alcuni Stati lavorano in direzione opposta alla nostra, così è tutto più difficile"
Ancora tensione sui migranti in Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni "basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro e scagliandosi contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto". A dirlo è la stessa premier oggi in un lungo post su Facebook dove accusa un "pezzo di Italia" di fare "tutto il possibile per favorire l'immigrazione illegale".
"Siamo di fronte - scrive Meloni - a una pressione migratoria senza precedenti, dovuta all’instabilità di vaste aree dell’Africa e del Medio Oriente. Il Governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l’immigrazione illegale di massa. Lo facciamo con serietà ad ogni livello: coinvolgendo gli altri Stati europei e stringendo accordi con i Paesi africani per fermare le partenze dei barconi e distruggere la rete dei trafficanti di esseri umani. E con norme di buon senso per facilitare le espulsioni di chi non ha diritto ad essere accolto. Un lavoro difficile, certo, ma che può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione. Certo, tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta, e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale", accusa la premier.
"E non parlo - aggiunge Meloni - solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza. Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili ('le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d'oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività') rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto".
Sono quattro i casi di migranti, tutti tunisini, sui quali il Tribunale di Catania si è espresso negando la convalida del trattenimento. Si tratta di uomini tra i 23 e i 38 anni. Sentito venerdì all'udienza di convalida uno dei richiedenti asilo, arrivato a Lampedusa il 20 settembre e poi trasferito a Pozzallo, ha spiegato di aver chiesto protezione internazionale "perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d'oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli nello svolgimento della loro attività (particolari linee della mano, ecc.) e di essere privo di documenti perché, nella fuga, non aveva potuto prelevarli dall'abitazione".
In un altro caso il motivo dell'allontanamento dal Paese di origine, ha spiegato un ventitreenne, era legato a dissidi con i familiari della sua ragazza, i quali, come ha dichiarato davanti al giudice, volevano ucciderlo ritenendolo responsabile della sua morte, annegata in un precedente tentativo di raggiungere le coste italiane.
Un terzo richiedente asilo ha, invece, motivato la sua partenza "perché ho avuto problemi con mia moglie in ospedale, mia moglie più volte è rimasta incinta, per tre volte ha partorito ma per mancanza di adeguate cure ospedaliere i neonati non sono sopravvissuti. Mia moglie è rimasta in Tunisia con uno dei miei figli. Nel mio Paese le cure sono a pagamento e per questo ho deciso di partire".
E per il quarto richiedente asilo il motivo dell'allontanamento della Tunisia era dovuto a "questioni essenzialmente economiche e per minacce che aveva ricevuto da alcuni suoi creditori".
In tutti e quattro i casi il giudice della sezione immigrazione di Catania non ha convalidato i provvedimento di trattenimento emessi dal questore di Ragusa. "Deve escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto di fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale", scrive il giudice ritenendo che non sussistano dunque i presupposti per il trattenimento dei richiedenti asilo.
A quanto si apprende, il ministero dell'Interno impugnerà il provvedimento del Tribunale di Catania che ha negato la convalida del trattenimento di un migrante irregolare: la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento sarà quindi sottoposta al vaglio di altro giudice.