Palazzo Chigi aveva proposto aumento capitale di 320 milioni con quota pubblica al 66% ma i privati non ci stanno
Salta il tavolo sull'ex Ilva di Taranto convocato oggi 8 gennaio a Palazzo Chigi. Nel corso dell’incontro con ArcelorMittal "la delegazione del governo - informa Palazzo Chigi - ha proposto ai vertici dell’azienda la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, pari a 320 milioni di euro, così da concorrere ad aumentare al 66% la partecipazione del socio pubblico Invitalia, unitamente a quanto necessario per garantire la continuità produttiva". Ma la trattativa subisce un brutto stop.
"Il governo - scrive infatti Palazzo Chigi nella nota che sancisce la rottura tra le parti - ha preso atto della indisponibilità di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento, anche come socio di minoranza, e ha incaricato Invitalia di assumere le decisioni conseguenti, attraverso il proprio team legale. Le organizzazioni sindacali saranno convocate dall’esecutivo per il pomeriggio di giovedì 11 gennaio".
Ma i sindacati non aspettano l'11 gennaio per far arrivare le loro prime reazioni. "L'indisponibilità di Mittal, manifestata oggi nell’incontro con il governo, è gravissima, soprattutto di fronte alla urgente situazione in cui versano oramai i lavoratori e gli stabilimenti, e conferma la volontà di chiudere la storia della siderurgia nel nostro Paese", affermano Fim Fiom e Uilm, in una nota unitaria. Un incontro, prosegue la nota, che "conferma quello che Fim Fiom Uilm hanno denunciato e per cui hanno mobilitato i lavoratori: la necessità di un controllo pubblico e la mancanza di volontà del socio privato di voler investire risorse sul futuro dell’ex Ilva".
E dall'incontro di giovedì i sindacati si attendono dal governo "una soluzione che metta in sicurezza tutti i lavoratori, compreso quelli dell’indotto, e garantisca il controllo pubblico, la salvaguardia occupazionale, la salute e la sicurezza, il risanamento ambientale e il rilancio industriale".