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Israele-Hamas, ambasciatore Iran a Roma: "Non vogliamo un'escalation della guerra"

"Sbaglia chi pensa che il problema si risolverà con Gaza senza Hamas"

Mohammad Reza Sabouri
Mohammad Reza Sabouri
02 dicembre 2023 | 12.15
LETTURA: 3 minuti

L'Iran "non dà ordini a Hezbollah" e non vuole un'escalation della guerra in Medio Oriente, lavora "fin dall'inizio" per ridurre le tensioni e ritiene fondamentale per la soluzione di questa crisi "fermare la macchina da guerra" israeliana. Sempre con l'obiettivo di "affermare i diritti della nazione palestinese oppressa" ed "istituire uno Stato palestinese indipendente". E' quanto dichiara in un'intervista all'Adnkronos l'ambasciatore della Repubblica islamica dell'Iran a Roma, Mohammad Reza Sabouri, che spiega la posizione di Teheran sul conflitto, all'indomani della fine della tregua e della ripresa dei combattimenti che, parola di Hamas, hanno già provocato 240 morti tra i palestinesi della Striscia.

"Dal nostro punto di vista Hamas è un'organizzazione di liberazione nazionale legittima secondo il diritto internazionale. Nessuno può ignorare la realtà di Hamas, che è anche un pensiero e un'idea contro il compromesso e contro la violazione dei diritti del popolo palestinese. L'idea e la fede di Hamas scorrono nel sangue della Nazione palestinese. Si sbaglia di grosso chi pensa che il problema si risolverà con Gaza senza Hamas", indica l'ambasciatore, che evidenzia le "iniziative serie" e le "misure immediate" adottate dall'Iran per "prevenire l'escalation" del conflitto, citando "negoziati approfonditi a

livello di ministro degli Esteri e presidente della Repubblica sotto forma di viaggi, contatti telefonici e messaggi a vari interlocutori, regionali e internazionali e soprattutto l'allineamento con i Paesi amici". Secondo il diplomatico, "c'è la convinzione che l'unica soluzione a questa crisi sia affermare i diritti della Nazione palestinese oppressa e fermare la macchina da guerra del regime sionista".

Sabouri respinge l'accusa, mossa dai governi di Tel Aviv e Washington, secondo cui la Repubblica islamica è dietro gli attacchi delle milizie Houthi contro lo Stato ebraico e dei gruppi armati sciiti in Iraq e Siria contro obiettivi statunitensi. "Netanyahu utilizza il vecchio espediente della proiezione per nascondere il suo fallimento contro gli attacchi della resistenza palestinese, per distrarre le menti degli israeliani da questo vergognoso fallimento e poter beneficiare maggiormente dell'aiuto militare dei suoi alleati, adducendo come pretesto l'Iran e gli amici dell'Iran", spiega l'ambasciatore, secondo cui "il comportamento dei gruppi di resistenza è la reazione naturale all'occupazione, ai crimini di guerra e al genocidio che Netanyahu perpetra nei territori palestinesi occupati e a Gaza".

Il diplomatico chiarisce che Teheran non dà ordini a questi gruppi armati, che "non ci interpellano" e "adottano in autonomia le proprie decisioni". Anche Hezbollah, prosegue Sabouri, che è "amico" dell'Iran e con cui "abbiamo rapporti molto stretti", "non prende ordini" da Teheran, che "non conosce le valutazioni dietro le sue politiche. Ma la nostra forte convinzione è che Hezbollah sia un'organizzazione politica e militare nazionale in Libano, creata per difendere la terra del Libano dall'invasione del regime sionista e che adotta ed implementa le soluzioni che ritiene necessarie sulla base delle istanze fondamentali delle loro politiche".

Sull'eventuale ruolo avuto dall'Iran nei negoziati sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, l'ambasciatore sottolinea che la Repubblica Islamica, pur accogliendo "favorevolmente" l'istituzione di una tregua umanitaria a Gaza come primo passo per "fermare i crimini di guerra del regime sionista", considera questa evoluzione il risultato di decine di giorni di "ininterrotta resistenza del popolo e dei combattenti palestinesi. Come ha sottolineato il nostro ministro degli Esteri, sono in corso negoziati per stabilire un cessate il fuoco permanente con il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi e fin dall'inizio, l'Iran ha perseguito il rilascio degli ostaggi, in particolare degli ostaggi palestinesi detenuti dal regime israeliano".

"Purtroppo il regime sionista ha trovato il coraggio di commettere qualsiasi tipo di crimine con il sostegno globale dei Paesi occidentali e continua a farlo", aggiunge Sabouri, rimarcando che l'Iran ritiene che l'unico modo per avere stabilità e pace nella regione alla luce della crisi palestinese sia indire un referendum tra tutti i palestinesi che vivono dentro e fuori la Palestina e istituire "uno Stato palestinese indipendente in quelle terre". Soluzioni diverse da questa "non possono funzionare poiché ignorerebbero i diritti del popolo palestinese la cui terra è stata invasa e occupata", conclude.

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