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Portavoce Netanyahu: "Due Stati? Non è tempo di regali". No Hamas a proposta Israele su ostaggi

Il premier israeliano incontra il capo della Cia. Lo Stato Ebraico intanto assedia Khan Younis: blitz nell'ospedale Nasser. Ministero sanità: "Preso d'assalto il reparto di maternità". Secondo l'esercito "nella struttura ci sono corpi di ostaggi"

Manifesto per gli ostaggi israeliani rapiti da Hamas - Afp
Manifesto per gli ostaggi israeliani rapiti da Hamas - Afp
15 febbraio 2024 | 12.55
LETTURA: 7 minuti

''Non è il momento di pensare di fare regali ai palestinesi''. Così il portavoce dell'ufficio del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu, Avi Hyman, ha commentato un rapporto del Washington Post secondo cui gli Stati Uniti starebbero elaborando un piano per il dopo Hamas che preveda la nascita di uno Stato palestinese.

"Qui in Israele siamo ancora all'indomani del massacro del 7 ottobre", ha affermato in un briefing, aggiungendo che ''ora non è il momento di parlare di regali per il popolo palestinese, in un momento in cui la stessa Autorità Palestinese deve ancora condannare il massacro del 7 ottobre''. Hyman ha sottolineato che ''ora è il momento della vittoria, della vittoria totale su Hamas'' e ''tutte le considerazioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas''.

Ostaggi, media: "Hamas respinge proposta di Israele"

Intanto Hamas ha respinto la proposta di accordi di Israele per il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti a Gaza in cambio della scarcerazione di 1.500 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane, ha reso noto al Arabiya.

L'accordo tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi in cambio di detenuti palestinesi è ''ancora possibile'', ma restano questioni ''molto difficili'' da risolvere, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken nel corso di una conferenza stampa a Tirana con il primo ministro albanese Edi Rama.

"Siamo molto concentrati su questo'' accordo e ''credo che sia possibile", ha detto Blinken mentre continuano i negoziati tra i mediatori al Cairo.

Netanyahu vede capo Cia, focus su ostaggi

Il primo ministro israeliano Netanyahu ha intanto incontrato il direttore della Cia William Burns nella base militare di Kirya a Tel Aviv. Come spiega il Times of Israel, all'incontro erano presenti anche il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar, il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il segretario militare Avi Gil.

Secondo un funzionario israeliano citato dal Times of Israel, Netanyahu ''ha chiesto di sapere se gli ostaggi hanno ricevuto le medicine'' consegnate a Gaza il mese scorso in un accordo che ha coinvolto Francia, Qatar e Stati Uniti. Solo ''una forte pressione militare e una ferma pressione nei negoziati'' costringeranno Hamas a modificare le sue richieste per l'accordo sugli ostaggi, ha aggiunto il funzionario.

Assediata Khan Younis

Intanto continua l'assedio di Israele a Khan Younis, nel sud di Gaza. le forze speciali dell'esercito israeliano sono entrate nell'ospedale Nasser, sostenendo di avere informazioni credibili che corpi degli ostaggi catturati il 7 ottobre da Hamas si trovino nella struttura. "Portiamo a termine operazioni di recupero mirate, come abbiamo fatto nel passato, dove la nostra intelligence ci indica che vi possano essere corpi degli ostaggi", recita un comunicato dell'Idf. Secondo quanto sostiene il portavoce del ministero della Sanità di Gaza City, Ashraf al-Qudra, l'esercito di Tel Aviv ha ''preso d'assalto il reparto di maternità'' e lo stanno perquisendo.

Le forze speciali israeliane hanno quindi reso noto di aver catturato diversi sospetti all'interno dell'ospedale. Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, ha poi precisato che ci sono "prove credibili da diverse fonti, incluse dagli ostaggi rilasciati" che Hamas avesse in precedenza tenuto ostaggi all'interno della struttura. Il portavoce del ministero della sanità di Gaza, Ashraf Al-Qidra, ha respinto le accuse, denunciando che i bulldozer israeliani hanno smosso terra da tombe all'interno delle mura dell'ospedale.

Al Jazeera aveva riportato la notizia del raid delle forze israeliane nell'ospedale, spiegando che queste avevano dato fino alle sette del mattino per evacuare l'edificio. Il corrispondente dell'emittente ha parlato di "presenza di militari" e con "tank pesanti ed artiglieria che hanno aperto il fuoco" in diversi reparti. "Decine di persone sono rimaste ferite negli attacchi - riferisce ancora al Jazeera - questa è la più grande struttura sanitaria del sud di Gaza che ora è completamente fuori servizio, l'intero staff medico è stato circondato, con le mani legate dietro la schiena".

Msf: "Costretti a lasciare ospedale Nasser, ci sono morti e feriti"

Medici senza frontiere in una nota spiega che, in seguito ai bombardamenti di questa mattina, il team di Msf in azione all’ospedale Nasser riporta una situazione caotica, con un numero imprecisato di morti e feriti. Dopo l'attacco, un membro dello staff di Msf risulta ancora irreperibile. Il personale medico di Msf è stato costretto ad abbandonare l'ospedale e soprattutto i pazienti al suo interno. Le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco per controllare l'uscita dal complesso ospedaliero. Un membro dello staff di Msf è stato trattenuto. Msf chiede che sia garantita la sua sicurezza e chiede alle forze israeliane di interrompere immediatamente questo attacco, poiché mette in pericolo il personale medico e i pazienti che sono ancora bloccati all'interno della struttura.

Idf: "Reporter al Jazeera ferito a Rafah è un vice comandante di Hamas"

L'esercito sostiene anche che un corrispondente di al Jazeera, ferito ieri durante un attacco dell'esercito israeliano nel sud della Striscia di Gaza, ricoprirebbe la posizione di vice comandante di compagnia all'interno del battaglione orientale di Khan Yunis di Hamas. Il reporter, identificato come Ismail Abu Omar, insieme ad un altro fotografo di nome Ahmad Matar, stava facendo un reportage per al-Jazeera a nord di Rafah quando i due reporter sono stati colpiti da un drone israeliano.

Haniyeh: "Accordo deve prevedere cessate il fuoco e ritiro Israele da Gaza"

Qualsiasi accordo tra Israele e Hamas deve garantire un cessate il fuoco ed il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia di Gaza in aggiunta a uno scambio di prigionieri "serio". Lo ha indicato il capo dell'Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, citato da al-Arabiya.

Abbas: "Eravamo e saremo responsabili di Gaza dopo fine guerra"

“Eravamo e siamo tuttora responsabili della Striscia di Gaza e resteremo tali non appena cesserà l’aggressione contro il nostro popolo”. Lo afferma il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas in un’intervista ad Asharq Al-Awsat in cui ammette che l’attacco del 7 ottobre perpetrato da Hamas contro lo Stato ebraico “è stato una sorpresa per tutti, nessuno se lo aspettava”. Abbas ritiene che l’amministrazione del presidente Joe Biden non abbia esercitato “una pressione reale e seria” sul governo israeliano affinché consolidi il percorso di una soluzione politica che porti alla creazione di uno Stato palestinese indipendente, definendo il premier Benjamin Netanyahu come un “ostacolo” al processo di pace.

Il fronte libanese

Droni israeliani hanno lanciato tre missili sulla città di Blida, nel sud del Libano. Lo ha riferito il canale libanese affiliato a di Hezbollah Al Manar. In precedenza, tre missili anticarro erano stati lanciati dal territorio libanese nella zona di Shtula e un razzo sul monte Dov senza causare vittime.

Un comandante di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano la scorsa settimana, ha intanto confermato l'organizzazione paramilitare sciita, precisando che si tratta del responsabile degli affari palestinesi Ali Muhammad al-Dabs, morto in un attacco israeliano 6 giorni fa. Hezbollah ha anche annunciato la morte di altri due agenti delle sue fila in combattimento. 

Le Forze di Difesa israeliane hanno intensificato i raid aerei contro Hezbollah dopo ''un'intensa giornata nel nord di Israele'', ovvero dopo la raffica di razzi lanciati dai miliziani libanesi contro il Comando settentrionale dell'Idf. Lo ha spiegato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant affermando che ora ''possiamo attaccare non solo a 20 chilometri dal confine, ma anche a 50 chilometri, a Beirut e ovunque''. Gallant ha quindi spiegato che ''gli aerei dell'aeronautica militare che volano attualmente nei cieli del Libano hanno bombe più pesanti per obiettivi più distanti''. Il ministro israeliano ha aggiunto di non volere una escalation. "Non vogliamo arrivare a questa situazione, non vogliamo entrare in una guerra, ma siamo piuttosto interessati a raggiungere un accordo che consenta il ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case", ha affermato riferendosi agli 80mila israeliani sfollati a causa degli attacchi quotidiani di Hezbollah.

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