L'esercito di Tel Aviv lancia massicci attacchi contro gli Hezbollah in risposta all'invio di razzi dal Paese dei Cedri. Ben Gvir: "Questa è guerra". Morti e feriti tra i civili. Israele non invia delegazione al Cairo per colloqui su ostaggi
Sale la tensione tra Israele e Libano. L'esercito di Tel Aviv ha ha intesificato i bombardamenti contro gli Hezbollah in risposta al lancio di razzi dal Paese dei Cedri che hanno colpito la città israeliana di Safed, provocando la morte di una donna e il ferimento di altre sette persone. "Questi non sono attacchi intermittenti, è guerra", ha dichiarato sul social X il ministro israeliano della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir.
L'Idf ha annunciato di aver completato una vasta ondata di attacchi sul territorio libanese, compresi obiettivi militari associati alla forza Radwan, unità delle forze speciali di Hezbollah. "Non è il momento di fermarci. Stiamo intensificando gli attacchi e stanno pagando un prezzo sempre più alto. La prossima battaglia sarà offensiva e utilizzeremo tutti i nostri strumenti e le nostre capacità. C'è ancora molta strada da fare e ci arriveremo insieme", ha detto il capo di stato maggiore dell'Idf Herzl Halevi incontrando i capi delle municipalità del nord di Israele.
Secondo quanto riferito dall'esercito israeliano, sono stati colpiti edifici militari, depositi di armi, infrastrutture terroristiche e altro ancora. Gli attacchi sono stati compiuti nelle zone di Souaneh e Kfar Dounine nel sud del Libano.
Già questa mattina fonti della sicurezza libanese, citate dall'agenzia Dpa, hanno parlato di almeno dieci raid aerei israeliani che hanno colpito le zone di Iqlim al Tuffah, Shehabiyeh e Sawwaneh (nel distretto di Marjayoun), tutte considerate roccaforti di Hezbollah. Negli attacchi, ha reso noto la protezione civile libanese, almeno quattro persone sono state uccise e 11 ferite: le vittime sono una donna e i suoi due figli uccisi a Souaneh, mentre una persona è stata uccisa ad Adshit.
Un soldato israeliano è stato ucciso e diversi altri militari sono stati ricoverati in ospedale a causa del lancio di razzi di Hezbollah nel nord di Israele, ha reso noto l'Idf, precisando che "sono stati identificati numerosi lanci che attraversavano il Libano verso le aree di Netu'a, Manara e verso una base dell'Idf nel nord di Israele" In risposta, l'artiglieria dell'Idf ha colpito le città di Marwahin e Tayr Harfa.
"Coloro che stanno dietro i lanci di missili e razzi dal Libano non sono solo Hezbollah o fazioni terroristiche. La responsabilità ricade anche sul governo e sullo Stato libanesi, che consentono tali azioni dal loro territorio", ha dichiarato il ministro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz, a proposito degli attacchi di stamane contro il nord di Israele.
Israele-Hamas e la tregua, il punto
Israele non invierà domani una delegazione al Cairo per ulteriori colloqui su un accordo sugli ostaggi con Hamas. Lo riferisce il giornale israeliano Walla, secondo cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non vede il motivo di inviare di nuovo una delegazione finché Hamas non cambierà le sue richieste riguardo al rilascio dei prigionieri.
Egitto e Qatar stanno cercando di dare slancio ai colloqui e di tenere incontri domani che evitino il principale punto critico: il numero di prigionieri palestinesi che Israele dovrebbe rilasciare. Secondo il rapporto, i colloqui di domani si concentreranno sugli aspetti umanitari dell'accordo.
Dal canto suo il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas ha rivolto un appello a Hamas, chiedendo al rivale politico di accettare un accordo con Israele per fermare la guerra nella Striscia di Gaza. ''Chiediamo al movimento di Hamas di accettare velocemente l'accordo sui prigionieri per risparmiare il nostro popolo palestinese dalla calamità di un altro evento catastrofico con conseguenze terribili, non meno pericolose della Nakba del 1948'', ha detto Abbas citato dall'agenzia di stampa palestinese Wafa. Il presidente dell'Anp ha poi ''invitato l'Amministrazione americana e i fratelli arabi'', ovvero i mediatori di Egitto e Qatar, ''a lavorare diligentemente per raggiungere un accordo sui prigionieri il più rapidamente possibile, al fine di risparmiare al popolo palestinese il flagello di questa guerra devastante''.
Decine di palestinesi che si erano rifugiati nell'ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, hanno iniziato a lasciare la struttura assediata dall'esercito israeliano a seguito dell'ordine di evacuazione. Le Idf hanno annunciato di aver aperto "un percorso sicuro" per consentire ai civili di lasciare l'ospedale, mentre medici e pazienti possono rimanere all'interno.
Le immagini pubblicate da Al-Jazeera mostrano gruppi di sfollati che lasciano il luogo, mentre cresce l'allarme della comunità internazionale sul deterioramento della situazione dopo i vari raid effettuati dall'esercito israeliano contro i centri sanitari di Gaza.
Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, è "allarmato" per quanto accade nell'ospedale e ha ricordato che il centro "è sotto assedio da circa una settimana".
Il Comando centrale americano ha reso noto un altro raid contro un lanciamissili nello Yemen che stava per essere usato contro navi nel Mar Rosso. Il lanciamissili si trovava in una zona dello Yemen controllata dagli Houthi. ''L'aggressore Usa-Gb ha lanciato un attacco su Ras Isa, nel distretto di Al Salif'' nella regione di Hodeida, ha scritto in un tweet il portavoce degli Houthi Abdulsalam Jahaf, membro del Consiglio di Difesa e Sicurezza. Al momento non si registrano danni e né gli Stati Uniti, né la Gran Bretagna hanno confermato i raid.
Intanto inizia oggi il processo di revisione dell'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistere i rifugiati palestinesi e che è finita nel mirino dopo che una decina di suoi dipendenti sono stati accusati di aver partecipato all'assalto di Hamas del 7 ottobre contro Israele. A guidare la revisione sarà un gruppo indipendente nominato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres in coordinamento con il Commissario generale di Unrwa Philippe Lazzarini. A capo della squadra c'è l'ex ministra degli francese Catherine Colonna, 67 anni, che lavorerà insieme a esperti del Raoul Wallenberg Institute svedese, il Michelsen Institute norvegese e il danese Institute for Human Rights. Entro la fine di marzo è previsto un primo rapporto provvisorio.
Molti Paesi occidentali, compresi i principali donatori Stati Uniti e Germania, hanno sospeso temporaneamente i propri finanziamenti all'Unrwa dopo le accuse in relazione al massacro del 7 ottobre. Guterres ha promesso che verrà fatta chiarezza e ha messo fine immediatamente alla collaborazione con i dipendenti sospettati. Il gruppo di revisori valuterà se l'Unrwa ha mantenuto il suo ruolo neutrale e suggerirà eventuali modifiche. Gli Stati Uniti, tra gli altri, hanno chiesto riforme di base. Israele, invece, chiede lo scioglimento dlel'Unrwa accusandola di essere completamente infiltrata da Hamas.