Trapani, 17 luglio 2023. «Una sentenza choc e gravissima, che legittima la fluidità sessuale, l’identità di genere e apre le porte alla discriminazione delle donne e a rischi enormi per la salute fisica, sessuale e psicologica dei giovani, nonché è un abuso Costituzionale perché l’art. 101 stabilisce che i Giudici sono soggetti alla Legge. Permettere di cambiare identità senza intervento chirurgico né assunzione di ormoni e stabilire con una sentenza che “l’organo sessuale maschile non rappresenta un impedimento alla percezione di sé come donna” significa infatti andare contro la legge e legittimare l'autoidentificazione e il cosiddetto “Self-ID”. Un concetto anti-scientifico e pericolosissimo come dimostra la Carriera Alias nelle scuole ma anche decine di storie che arrivano dall’estero, dove i Paesi un tempo pionieri nella transizione di genere stanno ora facendo marcia indietro a causa dei gravi danni per i giovani transgender. Figuriamoci quello che potrà accadere anche senza intervento chirurgico. Se una donna non è donna per i genitali, non è donna per gli ormoni, non è donna per l'aspetto, perché è importante per il Tribunale riconoscere donna questa persona? A che pro? Forse per mera ideologia? Il Tribunale ha pensato che chi viene riconosciuto come donna potrà quindi entrare liberamente in spogliatoi, bagni e luoghi privati e “sicuri” per il genere femminile? Potrà gareggiare nelle categorie femminili degli sport? Potrà pretendere di rientrare nelle quote rosa o nei concorsi riservati alle donne? Il Parlamento deve urgentemente intervenire per porre fine a questi abusi giurisprudenziali». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia.
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