Roma, 20 settembre 2023. «La fecondazione artificiale, anche omologa, è una pratica disumana, che con l'illusione d’essere un aiuto per le coppie sterili, in realtà sfrutta i bambini e le madri a vantaggio del business milionario delle cliniche per la fertilità, senza dare un’informazione puntuale e corretta sulle conseguenze. Con la fecondazione artificiale, infatti, nasce un bambino vivo ogni 12,8 embrioni assemblati in vitro. E quelli che nascono presentano birth defects, tumori e malattie rare in percentuale molto più alta rispetto alla norma, ma questo non viene mai detto. Le stesse madri, inoltre, vengono illuse perché il tasso di successo della fecondazione artificiale è irrisorio, soprattutto rispetto ai sacrifici che si chiedono alle donne stesse. Nel solo 2020 (dati dell’ultima relazione ministeriale sulla legge 40) la fecondazione extracorporea omologa ebbe risultati più negativi rispetto agli anni precedenti, con la metà dei cicli iniziati poi sospesi o interrotti dopo il prelievo ovocitario e ben 148 donne ricoverate per complicanze gravi. La decisione di rendere gratuita in tutte le regioni la Pma omologa, presa dal ministro della Salute Orazio Schillaci, è da incoerenti: come si fa a parlare di “sostegno alla natalità” con una pratica che dal 2004 al 2020 ha ucciso il 92,75% degli embrioni prodotti? 1.852.492 bambini sono stati sacrificati per farne nascere solo 144.786, in 16 anni. La fecondazione artificiale non dovrebbe neanche essere inclusa nei LEA perché non è una “terapia” e produce più morti che vivi. Piuttosto, andrebbero inserite nei LEA le adozioni Internazionali e nazionali: sarebbe più conveniente dal punto di vista costi/benefici, e rispettoso della dignità di ogni essere umano». Così Francesca Romana Poleggi, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia onlus.
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