La replica all’ipotesi di modifiche normative avanzate del presidente dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini
Roma, 16 gennaio 2023–«In Italia esistono già tutte le norme necessarie a promuovere la prescrizione dei farmaci generici-equivalenti: sono state introdotte nel 2012 e nessuno le ha mai cambiate. Ipotizzare una nuova norma di legge che imponga l’obbligo di prescrivere il generico è inutile e dannoso. Sarebbe lesiva della libertà prescrittiva del medico - che autonomamente e sotto la propria responsabilità e con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali - e contrario a qualsiasi criterio di mercato basato sulla libera concorrenza, dunque inaccettabile per qualsiasi impresa famaceutica”.
Il presidente di Egualia, Enrique Häusermann, commenta così l’ipotesi avanzata in una intervista a “La Stampa” dal presidente dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, sull’introduzione di nuovi obblighi in materia.
«La materia- prosegue -è stata puntualmente regolata dalla legge 135 e dalla legge 221 del 2012: quando il medico cura per la prima volta un paziente per una patologia cronica o per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti è obbligato a indicare nella ricetta il principio attivo del medicinale e ha facoltà di facoltà di indicare nella ricetta anche la denominazione (di marca o generica) di uno specifico medicinale a base dello stesso principio attivo. L’indicazione è vincolate per il farmacista solo se il medico inserisce in ricetta la clausola di non sostituibilità o se il farmaco indicato abbia un prezzo pari a quello di rimborso, fatta comunque salva la diversa richiesta del cliente. Le norme sono chiarissime. Forse – conclude Häusermann - ne andrebbe monitorata meglio l’attuazione da parte dei prescrittori. E andrebbe fatta una campagna di informazione e sensibilizzazione indirizzata anche ai medici oltre che ai pazienti. Perché il problema dello scarso utilizzo dei generici-equivalenti in Italia ha radici esclusivamente culturali».
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