Acquisiti documenti su richiesta procura. Si indaga per inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose
Le emissioni dello stabilimento dell'ex Ilva di Taranto nel mirino della procura. Ieri, all'indomani "della nuova rottura tra Governo e Arcelor Mittal" sulla gestione dell'azienda, carabinieri del Nucleo Operativo ecologico di Lecce sono infatti tornati negli uffici e nelle sedi dell'impianto siderurgico "per dare seguito a un ordine di acquisizione di documenti relativi alle emissioni, in particolare in zona cokeria e rispetto al benzene, ma non solo, firmato dai pubblici ministero Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo". Lo scrive oggi la Gazzetta del Mezzogiorno, in un articolo firmato dal direttore Mimmo Mazza.
I due magistrati sono titolari di una inchiesta "a carico di persone note - continua l'articolo - aperta nei confronti dei gestori dello stabilimento siderurgico di Taranto, per inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose. Sotto i riflettori sono finite le emissioni dal 2018 ad oggi, in pratica nel periodo di gestione di Arcelor Mittal. Da mesi le emissioni di benzene nell'atmosfera sono sotto osservazione: sia le autorità sanitarie, sia l'Arpa Puglia hanno evidenziato un aumento delle concentrazioni di questo gas inquinante. Nonostante non si sia finora superato - prosegue la Gazzetta - il valore soglia fissato dalla norma, 5 microgrammi per metro cubo d'aria come media annuale, sono tuttavia i picchi periodici di benzene e la particolarità della situazione ambientale di Taranto a richiedere, per le autorità sanitarie e gli organi di vigilanza, un supplemento di attenzione".