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Tredici Pietro: "Un talent? Mai. I raccomandati non mi piacciono"

Il rapper classe '97 si racconta al vodcast dell'Adnkronos in occasione dell'uscita del suo nuovo album 'Non guardare giù', parlando anche di talent, Sanremo e delle difficoltà di essere figlio d'arte.

Tredici Pietro negli studi dell'Adnkronos
Tredici Pietro negli studi dell'Adnkronos
11 aprile 2025 | 17.27
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Ha provato a partecipare a Sanremo con il brano 'Verità', l'opzione del talent non l'ha mai presa in considerazione e il suo cognome gli sta un po' stretto anche perché, dice, "i raccomandati non mi piacciono". Tredici Pietro, all'anagrafe Pietro Morandi, è l'ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos. Classe '97, il rapper, figlio d'arte (il papà è Gianni Morandi) ha iniziato a scrivere rime fin dalle scuole medie e da poco ha pubblicato il suo nuovo album, 'Non guardare giù'. Il titolo del disco, racconta Tredici Pietro, "è aperto a diverse interpretazioni. Per me significa non soffermarsi troppo a cercare un senso nelle cose. 'Non guardare giù' può significare 'corri e viaggi', ma anche l'esatto contrario. Viviamo in un'epoca di nebbia, siamo annebbiati, offuscati, e forse ci sta bene così".

Da un lato, aggiunge, "'Non guardare giù' perché se lo facessimo vedremmo solo la bruttezza, dall'altro, proprio non guardando giù, non affrontiamo e non risolviamo i problemi. Il titolo rappresenta l'incoerenza e il dualismo della vita". Questo disco, spiega, "mi ha dato un motivo per dire: se hai dei dubbi, se hai delle zone grigie che non sai definire bianche o nere, non guardare giù e troverai il tuo colore, la tua verità".

L'album, a cui ha lavorato per due anni, è molto personale: "Il filo conduttore forse sono io. C'è tanto di me. E' molto personale. Ho buttato giù veramente tutto". Tredici Pietro ha poi parlato apertamente del periodo difficile che ha vissuto dopo il trasferimento da Bologna a Milano, definendolo un momento di down. "È successo durante il Covid. Mi sentivo perso, avevo abbandonato alcune realtà, tra cui una relazione di quasi sette anni. Tutto è finito insieme. Mi sentivo un po' solo. Ma la solitudine, chi se ne frega, si combatte e si supera. Credo che lo shock emotivo sia necessario e funzionale".

I genitori hanno scoperto di questo periodo difficile dalla stampa. "Cosa mi hanno detto? Niente di particolare. Mi hanno detto solo 'intervista sorprendente, inaspettata'. Non sono indagato da loro. Abbiamo un bellissimo rapporto, però io ho la mia vita". Un'indipendenza che Tredici Pietro ha sempre ricercato: "Non voglio essere sotto la cupola dei miei genitori, per me è come fallire. È una mentalità malata, lo so, però io cerco di viaggiare proprio sul mio". Un tema questo del suo rapporto con i genitori che, ammette, un po' lo imbarazza: "Non vorrei sembrare quello che non ha rapporto con la famiglia. Io ho la mia vita, basta. Voglio bene a mamma e papà ma io devo farmi gli affari miei. Come avviene in tutte le famiglie".

E poi, aggiunge, "faccio rap. Non potevo chiamarmi col nome e cognome, sarei sembrato un neomelodico". E sulla genesi del suo nome d'arte racconta: "Volevo chiamarmi Pietro perché mi piaceva che ci fosse il mio nome di battesimo e il 13 è il numero del mio gruppo di amici". L'opzione talent per Tredici Pietro non c'è mai stata: "Non penso che sia una via sana per raggiungere quello che voglio io. Avrei dovuto fare e interpretare parole di altri, cantare emozioni d'altri ma io principalmente scrivo. Quindi avrei fatto fatica". Sanremo, invece, resta una strada valida. "Ho presentato il brano 'Verità' ma è stato scartato. Adesso non ho un pezzo pronto" ma mai dire mai. Sul Festival 2025: "Il podio mi è piaciuto, mi sono commosso per Lucio Corsi. Avrei voluto anche Giorgia e Achille Lauro".

Tredici Pietro riflette anche sul rap di oggi: "Ciò che lo distingue dagli altri generi è che in 30 secondi puoi raccontare tutto quello che vuoi. E questo non è concesso agli altri generi. Il rap concede tutto". Tra gli artisti con i quali gli piacerebbe duettare cita Geolier, Lazza ma anche Lucio Corsi, Giorgia e Achille Lauro. E un duetto con papà Gianni? "Ho fatto una piccola parte in 'C'era un ragazzo', anche se io non l'avrei mai ponderata questa opzione. Perché io odio i raccomandati. Anche se io, agli occhi di qualcuno, lo sono. Ho sempre odiato i ricchi. Io però, sono figlio di una persona ricca. Mi confronto con questa cosa qui e non so come fare". Il sogno? "Fare un disco che lasci il segno nella storia della musica italiana". di Loredana Errico e Lucrezia Leombruni

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