Il 'miracolo' del rione Sanità su Rai1. "Ecco la nostra rivoluzione dal basso"

La storia vera di Don Loffredo raccontata da chi ha sempre creduto in questo sogno

Il 'miracolo' del rione Sanità su Rai1.
24 ottobre 2025 | 17.27
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C'è una storia che a Napoli, più di altre, profuma di rinascita, riscatto e amore per il territorio. È quella di don Antonio Loffredo e dei giovani della cooperativa sociale ‘La Paranza’ e del loro ‘miracolo’ nel cuore del Rione Sanità. Un viaggio tra i vicoli di questo quartiere, un tempo sinonimo di degrado e criminalità, oggi rivela una bellezza che va oltre l'innegabile patrimonio artistico. È una bellezza che brilla negli occhi di chi racconta, nella passione di chi ha trasformato le pietre scartate in pietre angolari di un nuovo futuro. Un esempio virtuoso che ha ispirato anche la fiction ‘Noi del Rione Sanità’, che ha debuttato con successo ieri su Rai 1, totalizzando 3.123.000 spettatori e il 19.1% di share.

Nella serie, Carmine Recano (noto per ‘Mare Fuori’) veste i panni di Don Giuseppe Santoro, un personaggio ricalcato sulla figura di Don Antonio Loffredo, vero parroco del rione e autore del libro da cui la fiction prende il nome. Arrivato nel quartiere nel 2001, in anni bui e difficili, Don Antonio ha saputo innescare una rivoluzione gentile. A guidarci in questo racconto di rinascita è Antonio Iaccarino, uno dei primi ragazzi a credere in questo sogno. Mentre ci guida tra i luoghi recuperati, facendoci respirare l'anima del quartiere, spiega: “Don Antonio Loffredo ha creato un profondo senso di appartenenza. Qui per noi è casa". E racconta: “Ci ha fatto viaggiare, ci ha fatto vedere il bello fuori, così da poter riconoscere il tesoro che avevamo in casa nostra".

Tutto inizia tra il 2004 e il 2005 con l’apertura delle Catacombe di San Gaudioso e la casa canonica trasformata in b&b. "Ci siamo divertiti, abbiamo fatto i muratori per il b&b, abbiamo 'raccattato' i pochissimi turisti che si avventuravano qui. Organizzavamo visite guidate in costume con cena, pur di tenere acceso l'interesse", racconta Antonio. Da quel manipolo di sognatori, il 28 giugno 2006, nasce ufficialmente la cooperativa sociale La Paranza onlus.

La vera svolta arriva nel 2008 con la gestione e l'apertura delle maestose Catacombe di San Gennaro. I numeri raccontano la portata della trasformazione: dai 6.000 visitatori di allora ai quasi 230.000 di oggi. Ma il vero successo, per Antonio e gli altri, non è nei biglietti staccati, bensì nell'impatto che quella parola, ‘sociale’, ha avuto sulla comunità. “La cosa più bella è vedere la signora Titina, dal suo balcone, che consiglia ai turisti di andare a vedere le catacombe. È questa la rivoluzione: collegare i residenti con il loro patrimonio", dice Antonio.

Già, perché il Rione Sanità era un quartiere da cui fuggire, segnato da un tasso di disoccupazione giovanile che vedeva due giovani su tre senza lavoro e da una dispersione scolastica altissima. "La criminalità c'è ancora - ammette Iaccarino con onestà - ma adesso c'è molta più attenzione ad aiutare la gente. Ci sono gli educatori di prossimità che intercettano le famiglie e i ragazzi in difficoltà. Lo scippo? Può capitare, ma ora si denuncia".

Il ‘modello Sanità’ è un ecosistema che si autoalimenta. La ricchezza generata dal patrimonio culturale non finisce nei profitti, ma viene reinvestita per creare lavoro e benessere per la comunità. Oggi la cooperativa dà lavoro a 70 persone e ha restaurato 13.000 metri quadrati di tesori nascosti. Dalla Paranza sono nate cooperative spin-off come La Sorte, B&B, laboratori artigianali. Chiese abbandonate sono state trasformate in laboratori di teatri, come quella dell'Immacolata e San Vincenzo, o ‘case’ accoglienti per le opere dello scultore contemporaneo Jago e in una sala di registrazione per l'orchestra giovanile Sanitansamble. "Non basta ospitare opere d'arte. Senza il territorio, l'opera muore", sintetizza Iaccarino.

Questo modello "dal basso", che mette le persone al centro secondo i principi della Convenzione di Faro, ha attirato l'attenzione di tutta Europa. Nel 2022 La Paranza ha vinto il prestigioso ‘European Heritage Award/Europa Nostra Award’, il più importante premio europeo per il patrimonio culturale. Il caso è stato inserito tra le 60 migliori pratiche del catalogo ‘Cultural Heritage in Action’ dell'Unione Europea, con un titolo emblematico: "Prendersi cura del patrimonio culturale significa prendersi cura delle persone". Un'esperienza che la Commissione Europea ha definito "un esempio per altre istituzioni in tutta Europa".

Mentre si lavora al prossimo grande obiettivo, la riapertura del Cimitero delle Fontanelle entro dicembre, la storia de La Paranza continua a essere un faro. Un racconto che dimostra come la cultura non sia un lusso, ma il motore più potente per la rigenerazione sociale, l'inclusione e la creazione di un futuro sostenibile. di Loredana Errico

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