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Festival di Sanremo, Tar Liguria: illegittimo affidamento diretto a Rai, serve gara

L'edizione del 2025 non verrà toccata ma dal 2026 il Comune di Sanremo dovrà indire una gara pubblica. Rai: "Organizzazione del Festival resta nella titolarità dell'azienda"

Il teatro Ariston (Fotogramma)
Il teatro Ariston (Fotogramma)
05 dicembre 2024 | 17.47
LETTURA: 3 minuti

Il Tribunale amministrativo regionale della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai dell’organizzazione del Festival della Canzone Italiana, disponendo che dal 2026 il Comune di Sanremo dovrà indire una gara pubblica. L’edizione del 2025, affidata a Carlo Conti, non verrà toccata, per ragioni legate all'avanzato stato organizzativo e per evitare effetti sproporzionati.

Il ricorso e la sentenza

La sentenza arriva in seguito al ricorso presentato dalla società Je, guidata da Sergio Cerruti, presidente dell’Associazione Fonografici Italiani (Afi). La contestazione verteva sull’associazione tra il marchio "Festival di Sanremo", di proprietà del Comune, e il format gestito dalla Rai. Secondo i giudici, il marchio non è inscindibile dal format, e l’organizzazione dell’evento potrebbe essere messa a gara per garantire maggiore qualità e trasparenza.

Nel dettaglio, il Tar ha respinto alcune argomentazioni avanzate dalla Rai. In particolare, ha escluso che il rapporto tra il Comune e la Rai possa configurare una comunione di diritti reali sul format, sottolineando come il marchio e il format siano distinti e autonomi. Il corrispettivo che la Rai versa al Comune, infatti, è legato al diritto di utilizzo del marchio e non allo sfruttamento economico del format, di esclusiva titolarità della Rai.

Cosa succede ora

Per Je, l'obiettivo non era appropriarsi del format Rai, ma ottenere l’uso in esclusiva del marchio "Festival di Sanremo" per associarlo a un proprio format indipendente. Questa prospettiva, secondo il Tar, apre la strada a un’eventuale gara che valorizzi al meglio il simbolo storico del Festival, garantendo pluralità di idee e maggiore competitività. La decisione potrebbe avere un impatto significativo sul futuro dell’evento, stimolando un confronto tra potenziali organizzatori e ridefinendo il legame tra Comune e Rai dopo decenni di gestione esclusiva.

Il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, parla di "sentenza inaspettata, articolata e complessa. Insieme ai dirigenti del Comune e ai nostri consulenti legali, l'approfondiremo con scrupolosa attenzione nei prossimi giorni, anche al fine di pianificare le migliori strategie per il futuro".

Rai: "Organizzazione del Festival resta nella titolarità dell'azienda"

La Rai interviene con una nota: "Giudici amministrativi hanno confermato l’efficacia della convenzione stipulata tra Rai e il Comune di Sanremo per l’edizione 2025, nonché la titolarità in capo a Rai del format televisivo da anni adottato per l’organizzazione del Festival. Il Tar Liguria ha giudicato irregolari soltanto le delibere con le quali il Comune di Sanremo ha concesso in uso esclusivo a Rai il marchio 'Festival della Canzone Italiana', nonché alcuni servizi ancillari erogati in occasione dell’organizzazione del Festival stesso. Dunque, nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi".

Pd Vigilanza: "Ad Rossi in commissione, servono risposte dopo Tar"

Ma per i componenti democratici della vigilanza Rai "la sentenza del Tar Liguria, che annulla l’affidamento diretto alla Rai dell’organizzazione del Festival di Sanremo a partire dal 2026, getta una forte ombra di incertezza su quello che rappresenta il più grande evento mediatico del servizio pubblico e la principale fonte di incasso pubblicitario della Rai".

"Anche se l’edizione del 2025 è salva, questa decisione rischia di avere un impatto devastante sui conti dell’azienda e sull’identità culturale dell’evento stesso. È fondamentale che l’Ad Rossi venga immediatamente a riferire in Commissione di Vigilanza per chiarire come intende affrontare questa situazione e garantire che il Festival di Sanremo rimanga un pilastro del servizio pubblico. Perdere il Festival sarebbe un colpo durissimo non solo per l’equilibrio economico della Rai, ma anche per la promozione della musica italiana e la tradizione culturale che questo evento rappresenta”.

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