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Meloni 'stringe bulloni' centrodestra: "Posta è alta, no egoismi"

Per il premier "il 2025 sarà un anno di riforme". Tajani: "Obiettivo 51%". Salvini: "Avanti fino a 2027, prenotiamo fino a 2032"

Meloni 'stringe bulloni' centrodestra:
15 dicembre 2024 | 23.02
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"La nostra è una missione e quando la posta è alta non c'è spazio per l'egoismo dei singoli". Giorgia Meloni, chiude Atreju, al Circo Massimo, con queste parole, che dirette ai suoi, in realtà sono un invito a tutta l'alleanza, ai vari Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, che prendono la parola dal palco romano della kermesse di Fdi. "Stiamo compiendo un cammino splendido insieme in questi anni -sottolinea la premier, diretta ai partner di governo- e sono certa che lo faremo insieme per molti anni a venire" perché "la stabilità di questo esecutivo è data dalla compattezza della sua maggioranza". Una promozione a pieni voti della coalizione con i leader di Fi, Lega e Noi moderati che non si tirano indietro, garantendo lealtà all'alleanza e alla premier.

Meloni, parlando nel suo fortino, tasta il polso dei partiti di governo e detta l'agenda, dando pari dignità a tutte le riforme, su cui non sono mancati gli sgambetti tra alleati: "L'anno che verrà sarà quello delle riforme che spaventano molti, andremo avanti sul premierato, così temuto dai campioni olimpici dei giochi di Palazzo, sull'autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e sulla riforma della giustizia". Un programma che accontenta tutti, a patto che si resti uniti.

Antonio Tajani risponde presente, toccando il tasto dell'amicizia tra i leader: "Quello che conta è la solidità di una coalizione, quello che conta è l'amicizia e la lealtà". Il leader azzurro, come fatto poco prima da Lupi, non nasconde le diversità di posizioni: "Lealtà significa anche poter non andare d'accordo su alcune questioni -spiega il titolare degli Esteri- ma dirselo sempre in faccia, senza pugnalare mai nessuno alle spalle, e soprattutto dirlo senza fare danni generali alla coalizione".

Anche il leader di Noi moderati insiste: "L'amicizia non è sentimentalismo ma la ragione per cui puoi affrontare insieme, cosciente del progetto e della responsabilità, le sfide che hai davanti, altrimenti ogni giorno è un Vietnam". L'amicizia diventa affetto nelle parole di Matteo Salvini, unico a intervenire in collegamento. La maggioranza va a gonfie vele, tutti ad Atreju riconoscono la leadership della Meloni, sorridente sotto lo sguardo compiaciuto del presidente del Senato, Ignazio La Russa e della sorella Arianna.

Il leader della Lega la spiega così: "Quando al lavoro si aggiunge la vicinanza politica, l'affetto e mi permetto di dire, l'amicizia, non ce n'è per nessuno, noi andiamo avanti fino al 2027 prenotandoci, salute permettendo, fino al 2032, con la formula del 5+5 col passaggio mediano degli elettori". Poi Salvini ricorda pure il suo processo, il caso Open Arms: "Giorgia non mi ha mai fatto mancare la solidarietà per la vicenda che si conclude a Palermo il 20 dicembre...", dice applaudito. Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, incassa l'omaggio di Berlusconi fatto dalla premier ("sarebbe orgoglioso di quello che stiamo facendo") e alza l'asticella per le prossime politiche. L'azzurro oggi però non parla di Fi al 20%, ma guarda al risultato complessivo: "Sono convinto che alle prossime elezioni politiche dobbiamo darci l'obiettivo di arrivare al 51% dei consensi". "Lo possiamo fare insieme perché dobbiamo far capire agli italiani che c’è una visione comune dell’Italia e dell’Europa", dice rivolto alla premier che lo ascolta in platea.

Lontano da Roma la politica torna sui normali binari della competizione. A Milano, ad esempio, dove si celebra il congresso regionale che incorona Massimiliano Romeo, Salvini, poco dopo aver chiuso il collegamento con Roma, torna a spronare la Lega: "Non siamo il primo partito in questo momento e abbiamo l'ambizione di tornare a esserlo, farò di tutto per tornare a esserlo, con tutto il rispetto per Meloni con cui sto lavorando bene...".

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