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"Attendere o agire: il bivio della premier Meloni"

Antonio Polito: "Finora, e con suo merito, ha scelto la prudenza e il senso di responsabilità"

Giorgia Meloni - (Fotogramma)
Giorgia Meloni - (Fotogramma)
17 dicembre 2024 | 11.13
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"Finora, e con suo merito, Giorgia Meloni ha scelto la prudenza e il senso di responsabilità. Le sue due vere, grandi opzioni sono state in continuità con il predecessore Draghi", scrive Antonio Polito sul Corriere della sera. "La prima: sostenere l’Ucraina senza se e senza ma, mettendosi al centro dell’Europa che respinge i piani neo-imperiali di Putin. La seconda: tagliare le tasse sul lavoro, ampliando e rendendo permanente la riduzione del cuneo fiscale. Il corollario di queste due scelte, non scontato per chi veniva da un passato populista e ha un alleato come Salvini, è stata la decisione di non sfasciare i conti pubblici, rilanciando così la credibilità del nostro Paese", aggiunge.

"Nel limbo, come si sa, non si scontano pene, e questo spiega la finora inscalfibile popolarità di Giorgia Meloni: sono rari i governi che a due anni dall’inizio del mandato abbiano più o meno lo stesso consenso con cui erano partiti. Ma adesso? Dove porta la strada che, con uno slogan di involontaria reminiscenza togliattiana, è stata definita ad Atreju 'la via italiana'? Quale può o deve essere l’ambizione di una leader che ha superato la prova di maturità, e ora gode delle migliori circostanze storiche?", scrive ancora Polito nel suo editoriale.

"Ci sono due strategie possibili: attendere o agire. Attendere sulla riva del fiume le elezioni tedesche, la fine della lunga crisi del modello francese, le scelte che farà Trump su dazi e guerre. Oppure intraprendere adesso un’iniziativa che ci renda davvero leader di una nuova Europa. Per esempio: provare a costruire una coalizione di Stati per la difesa europea e il debito comune nelle spese militari, che sono oggi il tema esistenziale per la Ue. E ancora: attendere che si avviti la nostra crisi industriale, un declino strutturale che sta cambiando la faccia dell’economia nazionale, sempre più retta da turismo, servizi ed edilizia, e sempre meno da produttività, ricerca e innovazione?", sottolinea il giornalista.

"Draghi calcola che se continua così, con il tasso attuale di crescita della produttività, in 25 anni l’economia continentale avrà le stesse dimensioni di oggi, ma dovrà affrontare una spesa per le pensioni, l’energia e la digitalizzazione enormemente accresciutasi. Vale a maggior ragione per noi. C’è da agire. E sarebbe davvero un peccato sprecare in scaramucce retoriche o battaglie di propaganda, come troppo spesso accade, quel capitale di credibilità internazionale e di consenso interno che regalano oggi a Giorgia Meloni l’opportunità unica di metter mano all’Italia", conclude.

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