Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni: "Con Guillermo Mariotto un'eredità mai tradita, nel ricordo di un poeta che aveva trasformato la moda in opera d'arte"
Tributo allo stilista Raniero Gattinoni domani (ore 18.30) nella Chiesa di San Camillo de Lellis a Roma, a trent’anni dalla sua scomparsa con una serata evento dal titolo 'E sarà che il tempo cancella le immagini'. Sacralità, moda e poesia si incontrano per celebrare il genio creativo che ha scritto importanti pagine della moda italiana, presentando le collezioni come fossero pagine di un copione di un’attenta sceneggiatura. Saranno gli abiti i veri protagonisti di un'insolito défilé per non dimenticare questo couturier geniale e avanguardista, dall'estetica innovativa sempre legata all'arte contemporanea, che aveva saputo guardare oltre gli steccati della moda, infrangendo tradizioni e memorie.
Tra gli ospiti attesi, Luca Barbareschi, Paola Minaccioni, Enrica Bonaccorti, Elisabetta Pellini, Yvonne Sciò, Pino Strabioli, Simonetta Gianfelici, Gloria Guida, Milly Carlucci, Anna Lou Castoldi, accolti, rispettivamente, dal presidente e dal direttore creativo della maison Gattinoni, Stefano Dominella e Guillermo Mariotto. Nel corso della serata sarà celebrata la messa dal parroco Padre Sergio Palumbo. Sfileranno 20 mannequin che indosseranno creazioni 'tra il presente e il passato' tratte dall’Archivio storico della maison Gattinoni con il sapiente styling di Guillermo Mariotto devoto a San Camillo de Lellis e dei suoi assistenti Emiliano Marinelli e Gabriele Melodia.
Giacche in velluto con baschine dagli armonici volumi, maestose camicie in taffetà di seta plissé, simbolo del bello e ben fatto made in Italy, create per la famosa collezione 'Orlando'. Al termine della messa verranno letti alcuni brani tratti dal libro 'E sarà che il tempo cancella le immagini', a cura di Bonizza Giordani Aragno, una raccolta di poesie di Raniero Gattinoni, dal quale emerge la personalità dello stilista, scissa tra poesia e moda.
Un défilé, dunque, tra sacralità, moda e ars poetica in cui emerge la complessa personalità di Raniero Gattinoni. Era il 1982 l’anno in cui il designer lanciò, insieme a Stefano Dominella sulle passerelle milanesi, la linea pret-à-porter della storica casa di alta moda fondata dalla madre, madame Fernanda Gattinoni, celebre couturière nella Roma della Dolce Vita e non solo. Lo stilista-poeta non voleva essere definito figlio d’arte, anzi, era per tutti 'lo stilista del sogno' per la sua particolare haute couture e per l’inclinazione a sviluppare progetti concepiti nel suo vasto universo intellettuale.
"Non si tratta di creare abiti – amava ricordare Raniero Gattinoni – ma di intraprendere una ricerca, una interpretazione storico - culturale della realtà e renderla attuale". Da una parte il lavoro nella moda, in quel mondo che definiva un po’ frivolo ed esclusivo da cui fuggiva, dall’altra la sfera privata in cui coltivava la sua vita intellettuale, la sua casa, i suoi amici artisti e le sue poesie, che rappresentavano il rifugio lontano da quella mondanità ricca di forma, ma così povera di contenuto. Stefano Dominella compagno di indimenticabili avventure artistiche e professionali lo ricorda all'Adnkronos con queste parole: "Intanto sfatiamo una leggenda- dice- Raniero era un vero e proprio innovatore, adorava i giovani couturier giapponesi come Yohij Yamamoto, e decise all'inizio di non lavorare con la madre, signora della Dolce Vita romana, di cui non condivideva lo stile, troppo classico, troppo tradizionale ai suoi occhi. Prendemmo un piccolo atelier, nel cuore di Roma in via Sistina, dedicandoci al pret-à -porter, studiando materiali innovativi e utilizzando per l'epoca tessuti 'out' - continua Dominella - la lana cotta per esempio, la seta effetto bagnato, la pelle".
"Dopo qualche anno - ricorda ancora Stefano Dominella - Raniero Gattinoni ritornò nell'atelier madre per un restyling della griffe. Un male ineluttabile lo colpì. Furono anni dolorosi e difficili, volevamo chiudere l'atelier. La madre Fernanda, scomparsa a 96 anni, mi chiese di continuare a lavorare. Con Guillermo Mariotto, già assistente di Raniero - conclude Stefano Dominella- accettammo la sfida e il passaggio di testimone, quasi un'eredità, mai tradita. Insieme anche nel ricordo di un poeta che aveva trasformato la moda in opera d'arte".