Un guardaroba impeccabile per la prima tappa milanese del suo N.L.D.A. tour, con rosso e nero come tinte dominanti. Ma non solo. Curata nei dettagli anche la scenografia, che vede una scala di metallo, uno stand per tastiera e un'asta microfono realizzata ad hoc
Un guardaroba impeccabile. Come lo è, del resto, la sua musica. Per la prima tappa milanese del suo N.L.D.A. tour, Mahmood ha scelto diversi cambi d’abito, ben otto sul palco dell’Unipol Forum, tutti rigorosamente custom made. A partire dal primo, firmato Prada (che rimarrà sempre in apertura per tutta la tournée), con cappotto, camicia total black e cravatta rossa. Del resto, il forte legame dell'artista con il fashion non è nuovo ed è proprio la sua passione per la moda a fargli sperimentare outfit inaspettati, che è impossibile non adorare.
Per questo tour sono diverse le collaborazioni che Mahmood ha avuto con i direttori creativi (fra cui Prada, Louboutin, Willy Chavarria, Luis de Javier, Palomo Spain, T.C., Isabel Marant) e insieme alla stylist Ramona Tabita oltre a accessori Swarovski, Cartier per i gioielli, sul placo porta un abito d’archivio Jean Paul Gaultier couture, parte dell’ultima collezione disegnata da Monsieur Gaultier, un vero pezzo di storia della moda. Mahmood ha pensato anche a un’asta microfono originale, customizzata da Lichene x Angostura, e abbinata ad un gioiello per microfono di Angostura, oltre allo stand per tastiera, disegnato da Type-Ten, creative director dello show.
Per il gran finale un abito rimarrà anch’esso fisso per tutte le prossime date, un custom made di Willy Chavarria, un look sognante con un durag rosso talmente lungo che quasi si perde fra le nuvole sullo schermo, e che nasconde una reference del passato: un capo simile indossato nel videoclip di ‘Rapide’.
Look ma anche design. Dalla scala di metallo a forma di piramide alle luci composte da 300 fari o le citazioni al manga ‘Ghost in the Shell’, il tour nei palasport di Mahmood ha una scenografia davvero suggestiva dove i colori predominanti sono il nero e il rosso, oltre al metallo, materiale usato per le colonne elettriche e il piano in movimento - che si presenta nel momento più intimo dello show -, a richiamare l’atmosfera presa in prestito dall’opera giapponese ‘Ghost in the Shell’.
A questo vanno ad aggiungersi i richiami alla piramide, simbologia legata alle sue origini: la scala al centro della scena è piramidale, così come le luci, composte da 300 fari, e laser, con light design a cura di Douglas Green. Lo spettacolo alterna momenti intimi e delicati a blocchi adrenalinici, ed è accompagnato da un corpo di ballo, con le coreografie a cura di Carlos Diaz Gandia.