Lo stilista ha partecipato oggi a Roma al talk di Force of Fashion. "Amo il lavoro di squadra, giro con un gran clan, chi ci circonda rimane un bene da proteggere - afferma - La moda? Un territorio molto fragile, non siamo numeri, ma soprattutto persone'
"La maison Valentino? Quasi una 'codirezione'. E' come se il brand non si fosse mai fermato, che non avesse mai abbandonato il campo, così vitale, così pieno di vita, così pieno di storia". Si rivolge con queste parole ad una platea affollata di studenti, Alessandro Michele, direttore creativo di Valentino dallo scorso marzo, intervistato dalla responsabile dei contenuti editoriali di Vogue Italia Francesca Ragazzi, nell'ambito della seconda edizione di Forces of Fashion, la manifestazione che si sta svolgendo a Roma.
Ed aggiunge: "Scegliere Valentino mi sembrava una scommessa molto diversa dal mio precedente lavoro. Un posto unico, molto intimo, molto eccentrico, in cui si tramandono storie e racconti, quasi una 'mitologia'. Era quello che accadeva del resto anche da Gucci, quando ero direttore creativo". E sulla sua creatività confessa: "è una vera e propria malattia, mi piace lavorare, imparare, sentirmi ancora adolescente nel lavoro. E come smettere di vivere se non si è ancora adolescenti, se non si è sempre in una fase di apprendimento, io che sono nato a cavallo di due ere gigantesche con straordinari cambiamenti tecnologici".
"Amo il lavoro di squadra - confessa Michele- Giro con un gran clan e molti miei colleghi fanno lo stesso e le persone, confesso, rimangono una grande risorsa, un tesoro, un bene da proteggere. I mie collaboratori più stretti- aggiunge - sono per me una famiglia, penna, carta, allegria, bellezza quando si sta insieme. Una casa Valentino e non un'azienda".
"Un territorio molto fragile quello della moda - confessa- Tutti vogliano agganciarlo, toccarlo, scommetterci sopra, produrre soldi. E' diverso da altri business. Il petrolio per esempio lo estrai, lo metti in un serbatoio, la moda dove la metti, come la estrai, chi l'ha mai toccata? Chi la vuole intrappolare, metterla in un serbatoio come il petrolio la distrugge. In fondo prima dei numeri ci sono le persone, il lavoro che noi facciamo. Preoccupiamoci soprattutto di chi siamo, dove vogliamo andare, quanto crediamo in quello che facciamo". E a conclusione lascia un messaggio ai giovani presenti al Mattatoio: "Donatevi alla vita, siate giocatori d'azzardo, non lasciamo che i falsi miti ci confondano e ci offuschino l'anima".