L'intervista al presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, in occasione dell’assemblea nazionale.
"La nostra battaglia è la valorizzazione del ceto medio del Paese. Non solo una battaglia della Cida, ma lo è sicuramente per il Paese intero. Una battaglia importante perché il ceto medio è rappresentato da tutte le persone che producono in questo Paese. Lo vediamo nelle categorie che rappresentiamo: dirigenti industriali, dirigenti del commercio, i presidi, i medici, tutti i dirigenti pubblici. Servono dei provvedimenti seri e su questo abbiamo preparato una serie di emendamenti. Vediamo che fine faranno in questa finanziaria, ma chiaramente non ci fermeremo di fronte a questo perché vogliamo essere premianti per chi lavora: la logica del merito, la logica di chi crede in questo Paese". Così, con Adnkronos/Labitalia, Stefano Cuzzilla, presidente della Cida, la Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, in occasione dell’assemblea nazionale. (Video)
Ceto medio che, ricorda Cuzzilla, "secondo dati inconfutabili, fa parte di quel 5% della popolazione che sta sopra i 55 mila euro di reddito, perciò non parliamo di ricchi, ma paga quasi il 50% dell'Irpef e su questo non c'è nessun ritorno; anzi, tutte le manovre economiche, sia quelle precedenti che questa, non vedono la valorizzazione di queste persone", sottolinea Cuzzilla. Una condizione che, secondo il presidente di Cida, richiede "una riflessione importante, su questo sicuramente siamo contenti per quello che abbiamo sentito sull'Ires premiale in manovra, però non basta". "Serve un grande lavoro sul capitale umano, sulle persone, far capire la valenza e la necessità del reskilling", aggiunge ancora.
Secondo Cuzzilla, infatti, è necessario essere pronti a 'cavalcare' le innovazioni e in particolare l'intelligenza artificiale, senza lasciare nessuno indietro. "Secondo diversi studi, mancano un milione e ottocentomila profili lavorativi nel digitale e su altre competenze come l'intelligenza artificiale. Dall'altra parte, si parla di due milioni di persone che potrebbero cambiare lavoro o perderlo per l'avvento dell'intelligenza artificiale. A noi preoccupano i due milioni di persone produttive in questo momento ma che, se non riconvertite, sono a rischio della perdita del posto di lavoro e il milione e ottocentomila profili sui quali non abbiamo le competenze specifiche. E quindi va fatto un lavoro importante di formazione sul capitale umano", sottolinea Cuzzilla.
Ma non basta. "Va fatto un intervento importante sull'introduzione delle donne al lavoro, con la spinta decisiva sul welfare. Ma per adesso ci sono solo annunci da tutte le parti ma non vediamo fatti sostanziali", ripete Cuzzilla. Serve sostenere la crescita delle competenze, ribadisce Cuzzilla. "Poi ci lamentiamo, come dico sempre io, dei giovani che vanno all'estero, dopo che vi abbiamo investito come sistema Paese e come famiglie. Ecco, noi non abbiamo più un problema di rischio di fuga di cervelli ma abbiamo anche una fuga delle persone normali. Questo non ce lo possiamo permettere in un Paese in cui abbiamo bisogno di giovani e di competenze", avverte.
E gli obiettivi di Cida per il 2025 sono chiari. "Innanzitutto, stare vicino a tutte le nostre federazioni associate nel rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, far capire il valore di essi. Sicuramente un'attenzione forte sarà data a un potenziamento del welfare. E nello stesso tempo cercheremo di far capire al legislatore sempre l'importanza del ceto medio di questo Paese. E lo faremo con le nostre persone, con le nostre commissioni, con i nostri gruppi di lavoro, cercando di portare le competenze giuste laddove il legislatore deve prendere provvedimenti nelle varie situazioni", sottolinea. "Faremo capire -insiste Cuzzilla- l'importanza dei nostri medici, dei nostri presidi, ma faremo capire anche l'importanza della sanità integrativa, della previdenza integrativa, cercando di aprire dei tavoli per aiutare questo paese anche nell'equity, nel capitale. Se riusciamo a sostenere queste cose e a valorizzare una sinergia forte tra pubblico e privato, potremmo uscire da questo impasse", sottolinea Cuzzilla.
Tutto questo, spiega Cuzzilla, in un momento in cui "il nostro governo è un governo, a differenza dell'Europa, più stabile ma deve dare delle risposte, al ceto medio, alla classe produttiva". "E su questo noi saremo pronti a dare sostegno con informazioni e aiuto, anche nei gruppi di lavoro che possono dare competenze e far capire qual è la direzione giusta per una politica industriale che manca in questo Paese e una valorizzazione delle risorse", conclude.