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Riarmo Unione europea, Eurocamera approva risoluzione

Il testo è passato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti, su 669 votanti

Ursula von der Leyen al Parlamento europeo - Afp
Ursula von der Leyen al Parlamento europeo - Afp
12 marzo 2025 | 13.53
LETTURA: 7 minuti

Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza, a Strasburgo, la risoluzione sul Libro bianco Ue sulla difesa, che contiene alcuni passaggi sul piano ReArmEu presentato da Ursula von der Leyen, basato sull'articolo 122 del Tfue che esclude l'Aula dall'iter, come era successo per Next Generation Eu.

"È ora di costruire un'Unione europea della difesa che garantisca la pace nel nostro continente attraverso l'unità e la forza", aveva detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, parlando alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, per perorare davanti agli eurodeputati la causa del riarmo dell'Europa, di fronte al rinato imperialismo russo. "Alcide de Gasperi disse 'Non abbiamo bisogno solo della pace tra noi, ma di costruire una difesa comune. Non si tratta di minacciare o conquistare, ma di scoraggiare qualsiasi attacco dall'esterno, mosso dall'odio contro un'Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione'".

Come hanno votato gli italiani

Il testo è passato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti, su 669 votanti. Gli eurodeputati di Fratelli d'Italia, di Forza Italia e metà di quelli del Pd hanno votato a favore della risoluzione; contro il testo, secondo il roll call, i parlamentari di Lega, Avs (sia Verdi che Sinistra Italiana, che siedono in due gruppi diversi) e Movimento 5 Stelle. Astenuta metà della delegazione del Pd. A favore Sandro Gozi, di Renew Europe, che però è stato eletto in Francia.

Eurodeputati verdi: "No a piano riarmo"

Gli eurodeputati italiani dei Verdi/Ale hanno votato "no, nel merito e nel metodo, al piano di riarmo da 800 miliardi voluto dalla presidente Ursula von der Leyen e dalla Commissione Europea ". Gli europarlamentari Cristina Guarda, Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi avevano spiegato prima del voto: "Diciamo 'no' perché la difesa comune non passa dai singoli Stati attraverso il rafforzamento degli eserciti nazionali. Al contrario, servirebbe un processo d’integrazione delle politiche di difesa che, razionalizzando le risorse, consentirebbe di ridurre la spesa militare già stanziata a livello nazionale".

Quanto al metodo, i parlamentari avevano sottolineato che il piano ReArm Europe, "attraverso il ricorso all’articolo 122 del Trattato, nega il coinvolgimento del Parlamento Europeo, impedendo così il legittimo confronto democratico e il voto dell’assemblea. Tutto questo è inaccettabile".

La delegazione Pd divisa sul voto

La delegazione Pd all'Europarlamento si è divisa, con 10 favorevoli e 11 astenuti. Hanno votato a favore, secondo il roll call, Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo. Si sono astenuti Lucia Annunziata (inizialmente data tra i favorevoli, ma l'errore è stato subito corretto), Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan e il capodelegazione Nicola Zingaretti.

Il Parlamento invita l'Ue ad agire "con urgenza"

L'Ue, notano gli eurodeputati, si trova in un momento di svolta in cui il mantenimento dello status quo non è più un'opzione, di fronte alle minacce e agli attacchi alla sicurezza europea. Nella risoluzione non vincolante il Parlamento invita l'Ue ad agire "con urgenza" per garantire la propria sicurezza, il che significa, secondo i deputati, rafforzare le relazioni con i Paesi che condividono gli stessi principi. Nel testo, che rappresenta il contributo dei deputati al cosiddetto Libro Bianco sul futuro della difesa europea, che la Commissione e l'Alto Rappresentante dovrebbero presentare la prossima settimana, il Parlamento chiede misure concrete per avviare "sforzi realmente innovativi" e azioni "simili a quelle utilizzate in tempo di guerra".

Il Parlamento sostiene il piano ReArm Europe proposto dalla Commissione, e chiede di verificare la possibilità di introdurre un sistema di obbligazioni europee per finanziare investimenti militari su larga scala e di fare ricorso ai bond di Next Generation Eu inutilizzati, a integrazione del ReArmEu. Inoltre, nel testo adottato si invita la Banca europea per gli investimenti (Bei) a investire più attivamente nell'industria europea della difesa grazie a l’abolizione delle restrizioni al finanziamento della difesa, nonché alla possibilità di emettere debito a destinazione vincolata.

Per raggiungere pace e stabilità in Europa, secondo gli eurodeputati, l'Ue deve sostenere l'Ucraina e diventare più resiliente. Nella risoluzione si afferma che l'Europa sta affrontando "la più profonda minaccia militare alla sua integrità territoriale dalla fine della guerra fredda" e si invitano i Paesi Ue, i partner internazionali e gli alleati della Nato a rimuovere tutte le restrizioni sull'uso dei sistemi d'arma occidentali forniti all'Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo. La Russia, sostenuta da Bielorussia, Cina, Corea del Nord e Iran, rappresenta "la minaccia diretta e indiretta più significativa per l'Ue e la sua sicurezza", si afferma nel testo. I deputati sottolineano come le recenti dichiarazioni e azioni dell'amministrazione di Donald Trump abbiano aumentato le preoccupazioni sul futuro atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Russia, della Nato e della sicurezza europea.

Inoltre, il Pe condanna fermamente le minacce degli Stati Uniti nei confronti della Groenlandia. Alla luce di questo scenario, il Parlamento sottolinea che gli sforzi di difesa dell'Ue "non possono rimanere di dimensioni limitate, frammentati in termini di portata e lenti quanto ai risultati". I deputati chiedono quindi maggiore impegno non solo nel settore militare, ma anche in quello industriale, tecnologico e dell'intelligence.

Nel testo si sottolinea che l'Unione deve essere in grado di muoversi e prendere decisioni molto più rapidamente in caso di guerra o altre crisi di sicurezza su larga scala. Pur evidenziando l'importanza della cooperazione tra Ue e Nato, i deputati chiedono lo sviluppo di un pilastro europeo pienamente operativo all'interno dell'Alleanza, capace di agire autonomamente quando necessario.

I deputati ritengono che l'Ue debba definire una visione unitaria e chiara per l'industria della difesa europea, basata nel lungo termine sulla cosiddetta “preferenza europea”, senza tuttavia che questa preferenza pregiudichi la prontezza alla difesa dell'Unione. Insistono anche sulla necessità di semplificare il processo decisionale, chiedendo la creazione di un Consiglio dei ministri della difesa e il passaggio dall'unanimità alla maggioranza qualificata per le decisioni dell'Ue in questo settore, ad eccezione delle operazioni militari con mandato esecutivo. Il Parlamento avverte infine che, senza un aumento sostanziale degli investimenti, gli obiettivi di sicurezza e difesa dell'Unione non potranno essere raggiunti, sia per quanto riguarda il supporto militare all'Ucraina sia per il miglioramento della sicurezza comune europea.

Giorgetti: "Queste spese non dovranno alzare il debito pubblico"

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti al Qt alla Camera ha risposto a una domanda sulla proposta Ue Rearm Europe, spiegando che le spese Ue per la difesa non dovranno mettere a rischio la sostenibilità delle finanze pubbliche né comportare "un aumento significativo del debito pubblico". "L'attuale panorama geopolitico è caratterizzato da forte incertezza e complessità che non possono che essere fronteggiate articolando una risposta coerente da parte degli Stati membri dell'Unione europea", ha sottolineato il ministro. "L'Italia ha salutato positivamente la proposta della Commissione di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità e Crescita (Psc), per le spese legate alla difesa. E’ stata - ha aggiunto Giorgetti - una delle richieste che l’Italia ha sostenuto durante le discussioni senza ricevere soddisfazione".

Il Governo, tuttavia, "ha ben presente la necessità che la flessibilità concessa dall’attivazione della clausola nazionale di salvaguardia non comprometta la sostenibilità delle finanze pubbliche e non comporti un aumento significativo del debito pubblico. Questo, infatti, lascerebbe i Paesi ad alto debito in una posizione di debolezza, aumenterebbe la frammentazione e rischierebbe di compromettere la stabilità finanziaria dell’area euro. Inoltre, come ho avuto già modo di chiarire, per il Governo italiano il finanziamento della difesa non potrà avvenire a scapito di settori fondamentali per i cittadini, quali ad esempio la sanità e i servizi pubblici".

"L’Italia ha pertanto elaborato una proposta, presentata all’ultima riunione del Consiglio Ecofin con l’obiettivo di colmare il divario di investimenti dell’Europa nel settore della difesa e della sicurezza e migliorare significativamente le sinergie tra risorse nazionali e a livello Ue, ma cercando per quanto possibile di minimizzare l’impatto sul debito pubblico. La proposta si basa sul rafforzamento di InvestEU per la difesa per accrescere la sua capacità di attrazione di investitori privati e il suo appetito per il rischio", dice Giorgetti. In estrema sintesi, ha aggiunto il ministro, "si tratta di un fondo di garanzia in più tranche, che ottimizza l’utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l’obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali privati. Con una spesa pubblica contenuta, un fondo di garanzia di circa 16,7 miliardi di euro potrà mobilitare fino a 200 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi. L’iniziativa, punta in modo mirato al sostegno alla base tecnologica e al tessuto industriale europeo nei settori strategici della difesa, delle tecnologie dual-use, della protezione delle filiere critiche, dei dati e delle infrastrutture essenziali". "È auspicabile - ha concluso - anche un ruolo maggiore per il bilancio dell’Ue e una cooperazione con la Banca europea per gli investimenti, preservando al contempo le operazioni e la capacità finanziaria del Gruppo Bei".

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