Per il leader di Kiev, Trump "può offrire all'Ucraina alcune misure di vasta portata, il suo obiettivo è la fine della guerra sin dall'inizio"
La consegna dei missili da crociera Tomahawk all'Ucraina, da tempo richiesti, potrebbe costringere la Russia a prendere atto della reale situazione e a sedersi al tavolo delle trattative. E' quanto ha affermato il presidente Volodymyr Zelensky durante un incontro con i giornalisti, spiegando che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump "può offrire all'Ucraina alcune misure di vasta portata" che rafforzeranno significativamente la posizione di Kiev in eventuali colloqui futuri.
"In questo momento, è importante inviare un segnale che l'Ucraina sarà rafforzata con tutti i mezzi possibili. E questo è uno di quei mezzi che è importante per me: i Tomahawk", ha affermato il leader ucraino citato dal Kyiv Independent. "Tutte queste cose possono rafforzare l'Ucraina e costringere i russi a calmarsi un po' e a sedersi al tavolo delle trattative".
Zelensky ha infine quindi la Russia di voler seminare il "caos" in Ucraina lanciando attacchi alla rete energetica e alle infrastrutture ferroviarie del suo Paese. "Il compito della Russia è creare caos e esercitare pressione psicologica sulla popolazione attraverso attacchi contro gli impianti energetici e le ferrovie".
Zelensky ha poi anticipato che "un team guidato dalla premier Yulia Svyrydenko, insieme al Capo dell'Ufficio presidenziale Andriy Yermak e al mio Commissario per la politica sanzionatoria Vladyslav Vlasiuk sarà negli Stati Uniti all'inizio della prossima settimana". "La cooperazione fra Kiev e Washington prosegue - ha riferito su X - I temi in discussione saranno la difesa aerea, l'energia e passi per le sanzioni, oltre che i negoziati. Sarà anche discussa la questione degli asset congelati".
"Il presidente Trump ci vuole al tavolo dei negoziati e noi sosteniamo questo percorso. Vuole davvero un cessate il fuoco e la fine della guerra. Credo che questo fosse il suo obiettivo sin dall'inizio. Gli siamo grati. Il nostro incontro, insieme ai fatti, gli hanno dato una comprensione più ampia del gatto che i russi volevano venderli qualcosa che non sono in grado di offrire. La cosa più importante è che dopo il nostro incontro il dialogo prosegue a vari livelli e malgrado il tempo freddo che fa fuori le nostre relazioni rimangono calorose a diversi livelli".
Intanto sono entrate in vigore oggi le sanzioni americane contro l'azienda petrolifera Nis, basata nella città serba di Novi Sad e controllata dalla Russia. L'Amministrazione Trump non ha imposto ulteriori slittamenti alle misure restrittive varate dal suo precedessore alla Casa Bianca lo scorso gennaio. Le sanzioni rischiano di avere un impatto negativo sulla Serbia che si affida all'oleodotto croato di Janaf, che dall'Adriatico distribuisce greggio nell'Europa centrale, per tutte le sue importazioni di petrolio. La società che lo opera non può più ora lavorare con la Nis.
"Al momento, l'azienda ha riserve di petrolio sufficienti da raffinare e per rifornire in modo regolare di tutti i diversi prodotti petroliferi i suoi benzinai", ha scritto in un comunicato. La sussidiaria di Gazprom, Gazprom Neft, e Jsc Intelligence controllano il 56 per cento delle azioni della Nis. Lo stato serbo il 30 per cento e il 14 per cento rimanente è distribuito fra i risparmiatori.