Cnn: "Presidente siriano potrebbe essere scappato". Via dal Paese il personale Onu
Le forze anti-Assad sono entrati nella città di Homs e cingono in assedio Damasco. Il leader del gruppo islamista siriano Hayat Tahrir al-Sham, Abu Mohammed al-Jawlani, noto anche come Ahmed al-Chareh, ha confermato che le fazioni armate da lui guidate controllano l'intera città. In un video, diffuso su Telegram, il leader dei ribelli, ha affermato: "Stiamo vivendo i momenti finali della liberazione di Homs. Questo è un momento storico".
L'esercito siriano avrebbe intanto lasciato alcune posizioni che teneva a una decina di chilometri dalla città, ha detto Rami Abdel Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui "le forze del regime si sono ritirate dalle città a sudovest di Damasco, una decina di chilometri dalla capitale, che sono state prese" dagli insorti. Secondo il comandante dei ribelli, Hassan Abdel Ghani, "l'avanzata verso Damasco continua".
Il presidente siriano, Bashar al-Assad, potrebbe aver lasciato Damasco. Lo ha indicato una fonte a conoscenza della situazione alla Cnn, precisando che Assad non si trova in alcuno dei luoghi della capitale siriana in cui ci si aspetterebbe di trovarlo. La guardia presidenziale di Assad non sarebbe schierata nella sua residenza ufficiale, ha aggiunto la fonte, alimentando le speculazioni che potrebbe essere fuggito da Damasco. Secondo la fonte, le forze ribelli non hanno informazioni su dove si trovi Assad e stanno continuando i loro sforzi per trovarlo.
"C'è un cordone di sicurezza molto forte intorno Damasco e nessuno può romperlo", dice nelle stesse ore il ministro dell'Interno siriano, il maggior generale Mohammad Khaled al-Rahmoun. "Non ascoltate le voci. Tutte le istituzioni stanno facendo bene il loro lavoro", prosegue in un video diffuso dall'agenzia di stampa Sana. Il ministro, che ha ispezionato le unità di polizia a Damasco, smentisce la presenza di miliziani nei pressi della capitale.
Davanti al "complotto ordito contro la nostra amata Patria", dice il comando generale dell'Esercito siriano, i cittadini siriani non devono "credere alle notizie false", ma "avere fiducia nel loro valoroso esercito" che lavora per "preservare la loro sicurezza e garantire il loro futuro". "Da diversi giorni il nostro popolo affronta una guerra sistematica, mediatica e terroristica, volta a destabilizzare la sicurezza della Patria e dei cittadini e a diffondere caos e panico nella popolazione", ha proseguito il Comando, denunciando come su "piattaforme mediatiche affiliate ai terroristi" vengano pubblicati "video fuorvianti e notizie false sugli eventi" in Siria.
"Il nostro valoroso esercito continua a svolgere ad alti ritmi le sue operazioni contro i raduni terroristici nelle direzioni di Hama, Homs e Daraa, causando ai terroristi centinaia di morti e feriti", prosegue la dichiarazione in cui si conferma che l'esercito sta "rafforzando" le sue linee intorno Damasco e nella regione meridionale "per evitare che si verifichino incidenti a causa del caos che i terroristi stanno cercando di creare".
"Damasco vi aspetta", il messaggio di Abu Mohammed al-Jawlani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che ha esortato i combattenti a prepararsi a prendere la capitale siriana in un messaggio su Telegram in cui ha usato il suo vero nome Ahmed al-Sharaa invece del suo nom de guerre.
Gli insorti hanno abbattuto la statua di Hafiz al-Assad, presidente della Siria fino al 2000 e padre dell'attuale presidente siriano Bashar, nel sobborgo di Jaramana, alle porte di Damasco. Jaramana è a maggioranza drusa. La statua abbattuta si trova a dieci chilometri dal palazzo presidenziale di Assad.
Il presidente siriano, Bashar al-Assad, è a Damasco e nella capitale "sta portando avanti il suo lavoro", ha riferito la presidenza siriana in una nota citata dall'agenzia di stampa Sana, nella quale si bollano come "false" le voci e le notizie pubblicate da "alcuni media stranieri" sulla "partenza" di Assad da Damasco o "su visite lampo" in altri Paesi.
La presidenza siriana sottolinea che si tratta di "tentativi di fuorviare e influenzare lo Stato e la società siriana" e precisa che Assad "sta portando avanti il suo lavoro e i suoi compiti costituzionali dalla capitale Damasco".
Si allarga quindi l'offensiva anti-governativa nel Paese ed il regime sembra essere sempre più vicino il collasso. Il centro della città di Suwayda, nel sud del Paese, è intanto caduto in mano ai jihadisti del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e delle fazioni alleate, riporta l'agenzia di stampa Anadolu citando proprie fonti sul campo. Suwayda dista cento chilometri da Damasco.
Mentre i ribelli jihadisti, affiancati da fazioni filo-turche, continuano ad avanzare, i riflettori sono accesi anche su Daraa, nel sud del Paese, culla della rivolta del 2011. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, il governo siriano ha perso il controllo della città e della maggior parte dell'omonima provincia. "Le fazioni locali hanno preso il controllo di altre aree nella provincia di Daraa, compresa la città di Daraa. Ora controllano più del 90% della provincia, mentre le forze del regime si sono progressivamente ritirate”, ha reso noto l'Osservatorio.
Il comandante militare degli insorti Hassan Abdel Ghani ha cercato intanto di rassicurare le comunità religiose e le minoranze siriane mentre avanzano in tutto il Paese. "La messa in sicurezza dei villaggi e delle città del nostro popolo nelle aree appena liberate, in particolare quelle in cui vivono diverse sette religiose e minoranze, è diventata una realtà. Chiediamo che tutte le sette siano rassicurate e sostengano i movimenti dei rivoluzionari, perché l'era del settarismo e della tirannia è finita per sempre”, ha dichiarato Abdel Ghani in una dichiarazione su Telegram.
La Russia, la Turchia e l'Iran hanno intanto rivolto un appello congiunto per la fine delle ostilità in Siria e hanno chiesto l'avvio di un dialogo tra il governo di Bashar al-Assad e l'opposizione. Lo ha annunciato il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov durante l'incontro a Doha tra i ministri degli Esteri del formato Astana. ''Insieme alla Turchia e all'Iran prenderemo misure per garantire che la richiesta di de-escalation in Siria venga ascoltata'', ha aggiunto Lavrov.
Israele ha rilevato "una diserzione di massa dei soldati siriani" e "si prepara al crollo completo del regime" del presidente siriano Bashar al-Assad. Lo ha riferito la tv pubblica israeliana Kan, citando alti funzionari israeliani, secondo i quali ciò che sta prendendo forma in Siria è "una svolta drammatica che potrebbe cambiare la realtà in Medio Oriente".
Israele, sottolinea il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar, "è preoccupata" dalle violazioni degli accordi di confine con la Siria firmati nel 1974. Le forze armate "sono entrate nella zona cuscinetto sul lato siriano del confine con Israele". "Sono stati effettuati attacchi anche contro le forze dell'Undof (la missione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace tra Israele e Siria, ndr.) nell'area", ha sottolineato Sa'ar, aggiungendo che le "violazioni" rappresentano una minaccia per la sicurezza di Israele e dei suoi residenti, "in particolare sulle alture del Golan". Sa'ar tuttavia ha sottolineato che Israele "non interviene nel conflitto interno della Siria".
L'ambasciata iraniana a Damasco opera normalmente, "non sono vere" le notizie di evacuazioni del personale diplomatico riferite dal "New York Times", secondo cui starebbero lasciando il Paese anche militari della Forza Quds dei Pasdaran. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, mentre continua l'avanzata degli insorti che puntano a Damasco. Parlando a Doha dopo colloqui con i colleghi di Russia e Turchia, il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi ha quindi sottolineato: "Deve iniziare un dialogo politico tra il governo siriano e i gruppi di opposizione legittimi".
Le Nazioni Unite hanno disposto intanto il ritiro del personale non essenziale dalla Siria mentre prosegue l'offensiva degli insorti, ha reso noto un portavoce del Palazzo di Vetro, secondo cui le Nazioni Unite continueranno a fornire i servizi per sostenere il popolo siriano.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ulteriormente rafforzato la loro presenza sulle Alture del Golan, al confine con la Siria, alla luce dell'avanzata dei jihadisti. "Il rafforzamento delle truppe consentirà di aumentare le difese nella zona e di preparare le truppe per vari scenari", ha spiegato l'esercito israeliano in una nota.
Gli insorti siriani hanno preso il controllo di gran parte della zona di Daraa, nella Siria meridionale, vicino al confine con Israele. Ieri le Idf avevano annunciato l'invio di forze terresti e aeree nell'aria dicendosi ''pronte a qualsiasi scenario''.