
Media: "Il giovane ha subito gravi torture". Israele ha chiesto alla Corte dell'Aja di ritirare i mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant
Edan Alexander è libero. A Khan Younis, senza alcuna cerimonia, Hamas ha consegnato alla Croce Rossa l'ostaggio israelo-americano trattenuto per 580 giorni nella Striscia di Gaza che a sua volta lo ha trasferito nelle mani delle Idf. Le stesse Forze di difesa israeliane hanno confermato di aver preso in consegna il 21enne, prigioniero dal 7 ottobre del 2023.
Edan Alexander è stato trasferito in un ospedale di Tel Aviv dalla base militare situata nel sud di Israele dove è stato portato subito dopo il rilascio e l'ingresso in territorio israeliano, per un primo controllo medico e l'abbraccio con la famiglia. Un'immagine diffusa dai media israeliani lo ritrae a bordo di un elicottero militare, assieme ai suoi familiari, mentre scrive alcuni messaggi su una piccola lavagna, che poi fa vedere a chi lo riprende: "Grazie Presidente Trump!!!", vi si legge.
Stando a quanto emerge dalla prima testimonianza del giovane, secondo quanto riporta l'emittente pubblica Kan, Edan Alexander ha subito gravi torture ed è stato tenuto ammanettato in una gabbia per un lungo periodo di tempo.
Per il rilascio di Alexander, detenuto a Gaza dall'ottobre 2023, Hamas aveva chiesto agli inviati americani di garantire "la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane per creare un corridoio sicuro" per il suo trasferimento alla Croce Rossa.
"Edan Alexander, l'ultimo ostaggio americano in vita, è stato liberato. Congratulazioni ai suoi meravigliosi genitori, alla famiglia e agli amici!", ha scritto il presidente americano Donald Trump in un post su Truth Social.
L'ambasciatore americano in Israele, Mike Huckabee, ha invece scritto su X che il rilascio di Edan Alexander "segna l'inizio della fine di questa terribile guerra", aggiungendo che "Hamas è unicamente responsabile per le uccisioni e la sofferenza continue". Le parole di Huckabee, fa notare il Times of Israel, rappresentano la prima dichiarazione in diversi mesi di un esponente dell'amministrazione Trump che parla di fine della guerra a Gaza, in apparente contrasto con il governo di Benjamin Netanyahu che ha votato per espandere in modo massiccio la campagna militare nella Striscia.
I funzionari americani stanno valutando la possibilità di portare Alexander e la sua famiglia in Qatar per incontrare Trump, che visiterà la regione questa settimana. Lo riporta Ynet, senza citare fonti, secondo cui Alexander volerebbe in Qatar con l'inviato statunitense in Medio Oriente Witkoff, anche se qualsiasi piano dipenderebbe dalle condizioni di salute dell'ostaggio liberato.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di un colloquio telefonico ha ringraziato Trump per l'aiuto fornito nelle trattative per il rilascio di Edan Alexander. Lo ha riferito l'ufficio di Netanyahu in una nota, precisando che Trump, dal canto suo, ha ribadito il suo impegno nei confronti di Israele e la sua volontà di continuare a collaborare a stretto contatto con il primo ministro.
Israele non ha concordato con Hamas alcun cessate il fuoco o rilascio di prigionieri palestinesi, ma solo un corridoio sicuro per consentire il rilascio dell'ostaggio israelo-americano Edan Alexander, ha chiarito Netanyahu sottolineando che le forze israeliane continueranno i preparativi annunciati di recente per intensificare le operazioni in loco. "I negoziati continueranno sotto il fuoco, durante i preparativi per un'intensificazione dei combattimenti", ha dichiarato il suo ufficio in un comunicato.
Israele è stato informato un giorno prima della decisione di Hamas di rilasciare Alexander, l'ultimo ostaggio statunitense sopravvissuto, come "gesto di buona volontà" nei confronti del presidente Usa in vista del suo viaggio nella regione, sperando che a sua volta convinca Israele a firmare un accordo per liberare gli ostaggi rimasti in cambio della fine della guerra, hanno detto al Times of Israel un funzionario statunitense, un funzionario palestinese e una terza fonte a conoscenza della questione.
Israele ha intanto chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) di ritirare i mandati di arresto emessi nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu e del suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, in attesa che la Corte concluda l'esame di complesse questioni giurisdizionali.
In un documento datato 9 maggio, ma diffuso dalla Corte oggi, Israele dichiara nulli e non validi i mandati di arresto emessi a novembre. Il tribunale, che ha sede all'Aia, ha emesso mandati di arresto per Netanyahu e Gallant per crimini contro l'umanità e presunti crimini di guerra a Gaza. È stato emesso un mandato di arresto anche per il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, ritirato dopo la sua morte a febbraio.
Israele, che non è uno dei 125 membri Paesi membri della CPI, ha contestato la giurisdizione della corte, ma i giudici della Camera preliminare hanno respinto la richiesta ed emesso i mandati. Ad aprile, la Camera d'appello della CPI ha stabilito che la Camera preliminare aveva commesso un errore nel respingere il ricorso e le ha ordinato di riconsiderare le argomentazioni di Israele. Israele sostiene ora che i mandati di arresto non dovrebbero essere confermati finché è in corso questo processo lungo e complesso.