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Gaza, Hamas: 43 morti in raid Israele in primo giorno Festa Sacrificio

Netanyahu: "La pressione militare funziona" e mercoledì vola da Orban in Ungheria. Mezzaluna Rossa: "14 soccorritori uccisi da raid Idf contro ambulanze"

Macerie a Gaza - (Afp)
Macerie a Gaza - (Afp)
30 marzo 2025 | 10.52
LETTURA: 6 minuti

Continuano gli attacchi di Israele nella Striscia di Gaza. Sono almeno 43 i morti nei raid aerei condotti dalle Idf nel primo giorno della Festa del Sacrificio, l'Eid al Fitr che mette fine al mese sacro all'Islam del Ramadan. Lo riferiscono fonti sanitarie dell'enclave palestinese spiegando che il bilancio di vittime più alto è stato registrato nel campo profughi di Mawasi, alla periferia di Khan Yunis, dove hanno perso la vita sei civili tra cui tre bambini che stavano giocando. Altri cinque bambini sono morti nella notte in un raid che ha colpito una casa e una tenda, sempre nella regione di Khan Yunis.

Tre palestinesi sono morti nel pomeriggio di oggi dopo che è stata colpita la loro tenda nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Altre otto persone sono morte sempre nella loro tenda colpita vicino all'ospedale dei martiri di al-Aqsa.

Intanto sia Hamas che Israele hanno confermato di aver ricevuto una nuova proposta di tregua dai mediatori, volta a fermare le ostilità durante la festività. "Ci sono otto martiri, tra cui cinque bambini, a seguito di un attacco aereo israeliano all'alba su una casa e una tenda che ospitava sfollati a Khan Yunis", ha dichiarato all'Afp Mahmud Bassal, portavoce dell'agenzia di difesa civile.

Mezzaluna Rossa, 14 soccorritori uccisi da raid Idf contro ambulanze a Gaza

La Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito di aver trovato i corpi senza vita di 14 soccorritori uccisi negli attacchi delle Idf contro le ambulanze nella Striscia di Gaza. "Il numero dei corpi recuperati è salito finora a 14, tra cui otto tecnici di medicina d'urgenza delle squadre della Mezzaluna Rossa Palestinese, cinque membri della protezione civile e un dipendente dell'agenzia delle Nazioni Unite", ha affermato la Mezzaluna Rossa palestinese in una nota riferendosi alle persone uccise quando le forze israeliane avevano aperto il fuoco contro le ambulanze il 23 marzo.

Netanyahu: "Pressione militare funziona"

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che la "pressione militare sta funzionando" in relazione alla situazione di Gaza. Secondo quanto riportato da Haaretz, Netanyahu ha spiegato che la pressione simultanea da parte di Israele sta colpendo sia le capacità militari e governative di Hamas, sia creando le condizioni per la liberazione degli ostaggi israeliani. Il governo di sicurezza ha votato recentemente per aumentare la pressione su Hamas, con l'obiettivo di ottenere un accordo sul rilascio degli ostaggi, anche se Hamas non ha ancora accettato le richieste israeliane.

Riguardo alle accuse di Hamas, Netanyahu ha affermato che Israele continua a negoziare, ma lo fa "sotto il fuoco", il che rende i negoziati più efficaci. Ha ribadito che Israele è pronto a discutere "la fase finale" di un accordo sul rilascio degli ostaggi, incluso un possibile cessate il fuoco, sottolineando che Hamas dovrà deporre le armi e che i suoi leader potranno lasciare Gaza. Netanyahu ha respinto le accuse di Hamas secondo cui non gli importerebbe dei prigionieri, affermando che Israele è impegnato a riportarli a casa.

Nel frattempo, Netanyahu ha fatto riferimento agli attacchi in Libano, ribadendo che Israele "rispetta" il Libano e le sue forze armate, e che il Paese è responsabile per eventuali attacchi lanciati dal suo territorio verso Israele. Ha anche espresso gratitudine verso gli Stati Uniti per gli attacchi contro i ribelli Houthi in Yemen, definendolo "un grande cambiamento" e ribadendo l'importanza delle alleanze con le potenze globali, come quella con gli Stati Uniti.

Il premier israeliano volerà mercoledì in Ungheria per incontrare in serata l'omologo ungherese Viktor Orbán. Nell'incontro Netanyahu discuterà del possibile sostegno dell'Ungheria al piano di Donald Trump per Gaza, ha riferito una fonte israeliana al Times of Israel. "Netanyahu sta cercando di costruire una coalizione di quanti più Paesi possibile a sostegno del piano di Trump per Gaza", ha affermato la fonte. A febbraio, Trump ha annunciato la sua visione per Gaza, che prevede il trasferimento della popolazione all'estero e la guida degli Stati Uniti nella ricostruzione della Striscia per trasformarla in una località turistica mediterranea.

Nonostante la guerra in corso e i negoziati per il rilascio degli ostaggi, Netanyahu dovrebbe fare ritorno in Israele solo domenica, rende noto Haaretz. L'Ungheria sarà la prima nazione europea visita da Netanyahu dopo che, lo scorso novembre, la Corte Penale Internazionale dell'Aia ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti. L'Ungheria aveva annunciato sin da subito che non avrebbe eseguito il mandato di arresto.

Tregua ancora lontana

Nella giornata di ieri, una fonte israeliana ha riferito a Haaretz che i mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti sono attesi per esercitare forti pressioni su entrambe le parti nel tentativo di raggiungere una svolta, ma ha avvertito che "è troppo presto per sapere quali siano le reali possibilità di successo".

Hamas avrebbe accettato una proposta egiziana per la liberazione di cinque ostaggi vivi in cambio di un cessate il fuoco di 50 giorni a Gaza. Tuttavia, secondo diversi media, l'offerta non soddisfa le richieste israeliane, che insistono sul rilascio di almeno 10 o 11 ostaggi vivi per riprendere la tregua.

Tutte le versioni della tregua finora riportate prevedrebbero il rilascio del cittadino israelo-americano Edan Alexander. Secondo Haaretz, un alto funzionario israeliano ha recentemente dichiarato che garantire la liberazione di Alexander "toglierà la pressione americana dalle spalle di Netanyahu su tutto ciò che riguarda la questione degli ostaggi o il futuro del conflitto a Gaza", aggiungendo che questo porterebbe anche il presidente statunitense Donald Trump a perdere interesse nella vicenda.

Idf: "Intercettato missile Houthi"

Intanto oggi le sirene di allarme hanno risuonato in diverse località del centro di Israele, tra cui alcune vicine a Gerusalemme e in insediamenti della Cisgiordania. Un missile balistico lanciato dalle forze Houthi dello Yemen, sostenute dall'Iran, è stato intercettato con successo dalle difese aeree israeliane. Lo ha reso noto l'Idf, citato dal Times of Israel. Il missile è stato abbattuto prima di attraversare i confini del Paese e non sono stati registrati danni o feriti nell'attacco. L'attacco segna almeno l'ottavo lancio Houthi verso Israele dal 18 marzo, giorno in cui l'esercito israeliano ha ripreso l'offensiva contro Hamas nella Striscia di Gaza.

Le milizie Houthi dello Yemen hanno annunciato di aver effettuato anche tre attacchi nelle ultime 24 ore contro la portaerei statunitense Harry S. Truman, la principale piattaforma di lancio dell’operazione di bombardamenti ordinata due settimane fa dal presidente Donald Trump contro l'insurrezione yemenita. In un comunicato diffuso nelle prime ore del mattino, il portavoce militare delle forze Houthi, il colonnello Yahya Sarea, ha dichiarato che "l'operazione è stata condotta con diversi missili da crociera e droni", senza fornire informazioni sui risultati dell'attacco. Anche il Comando Centrale dell’Esercito degli Stati Uniti (Centcom), che coordina l'operazione contro i ribelli, non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito.

Il colonnello Sarea ha ribadito che la campagna Houthi contro la navigazione nel Mar Rosso è un gesto di sostegno alle milizie palestinesi che combattono a Gaza contro Israele. "Non smetteremo di sostenere il popolo palestinese oppresso finché l'aggressione contro Gaza non cesserà e l'assedio non sarà revocato", ha affermato il portavoce militare.

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