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Gaza, palestinesi fanno irruzione in magazzino Wfp

Witkoff: "Verso cessate il fuoco temporaneo a Gaza". Netanyahu: "Ucciso in un raid aereo Mohammed Sinwar, leader di Hamas nella Striscia"

Palestinesi a Deir el-Balah (Afp)
Palestinesi a Deir el-Balah (Afp)
28 maggio 2025 | 08.25
LETTURA: 6 minuti

Un magazzino del Programma Alimentare Mondiale (Wfp) è stato saccheggiato da una folla di palestinesi disperati a Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. Secondo l'Afp, la folla ha portato via sacchi di cibo, pallet di legno e assi. "Orde di persone affamate hanno fatto irruzione nel magazzino in cerca di cibo che era pronto per la distribuzione", ha affermato il Wfp in una nota, chiedendo "un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli per consentire distribuzioni alimentari immediate e ordinate" nella Striscia di Gaza.

Negoziati sul cessate il fuoco

Sul fronte negoziati, "penso siamo sul punto di inviare" un nuovo documento "che speriamo venga consegnato nelle prossime ore" e "ho ottime sensazioni" sulla possibilità di "arrivare a una soluzione a lungo termine, un cessate il fuoco temporaneo e una soluzione a lungo termine, una soluzione pacifica del conflitto", ha detto l'inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, in dichiarazioni sulla Striscia di Gaza trasmesse da Fox News. Con Trump al suo fianco, Witkoff ha precisato che il presidente "sta rivedendo il documento".

In precedenza Hamas aveva riferito di aver raggiunto un accordo con l'inviato americano in Medio Oriente ''sulle linee generali'' per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. In una nota, Hamas ha spiegato che la bozza di accordo prevede che in cambio della tregua il gruppo rilascerà dieci ostaggi israeliani in vita in cambio di detenuti palestinesi e l'Idf si ritirerà completamente dalla Striscia di Gaza.

Nella bozza di accordo, spiega Hamas, è previsto l'ingresso di aiuti umanitari e il trasferimento del potere da Hamas a un "comitato professionale" che amministrerà l'enclave palestinese dopo la guerra.

Hamas precisa inoltre che, oltre agli ostaggi in vita, consegnerà alle autorità israeliane i corpi di alcuni deceduti, senza indicarne il numero. Il gruppo non indica nemmeno quanti detenuti palestinesi verranno rilasciati dalle carceri israeliane nello scambio.

Su Telegram, Hamas ha aggiunto di essere in attesa di una risposta definitiva all'accordo quadro. Ieri al-Jazeera aveva anticipato che Hamas e Witkoff avevano concordato una bozza di accordo nel loro incontro a Doha, in Qatar, che prevedeva un cessate il fuoco di 60 giorni e la liberazione di dieci ostaggi in due fasi.

Ma il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato che non permetterà che venga firmato un cessate il fuoco parziale con Hamas. "Hamas è sotto pressione e in una grave crisi in questi ultimi giorni a causa della modifica nella distribuzione degli aiuti", ha scritto Smotrich su X, riferendosi alla limitata distribuzione di aiuti da parte della Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti e iniziata ieri.

"Dobbiamo stringere il cappio al collo e costringere Hamas a firmare un accordo di resa totale, con la restituzione immediata di tutti gli ostaggi - ha aggiunto Smotrich - Sarebbe assolutamente insensato allentare la pressione ora e firmare un accordo parziale che gli dia un po' di respiro e l'opportunità di riprendersi. Non permetterò che ciò accada. Punto".

Netanyahu: "Ucciso in un raid aereo Mohammed Sinwar"

Oggi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato che il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Mohammed Sinwar, è stato ucciso in un raid aereo israeliano. Mohammed Sinwar era il fratello minore di Yahya Sinwar, numero uno di Hamas fino alla sua uccisione nell'ottobre del 2024. Era anche comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas.

Netanyahu ha spiegato che Mohammed Sinwar è stato ucciso in un attacco israeliano nei pressi dell'Ospedale europeo nel sud della Striscia di Gaza all'inizio di maggio.

Stop temporaneo a distribuzione aiuti dopo l'assalto

Nel 600° giorno di guerra tra Israele e Hamas, la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) - la fondazione creata per gestire il controverso piano sostenuto da Usa e Israele per la distribuzione degli aiuti nella Striscia - ha annunciato che oggi i centri non sarebbero stati aperti a causa di "riorganizzazioni" dopo che ieri il centro di Rafah è stato preso d'assalto da migliaia di palestinesi ridotti alla disperazione e alla fame da mesi di blocco degli aiuti alimentari imposto da Israele.

I fatti di ieri sono la triste conferma, scrive oggi Haaretz, di quello che da settimane stanno dicendo tutte le organizzazioni umanitarie, sia agenzie Onu che Ong, riguardo ai pericoli, alle violazioni umanitarie e anche l'impossibilità di riuscita del piano per distribuire gli aiuti tramite grandi centri di distribuzione. In un documento dell'Ufficio Onu per il coordinamento degli Affari Umanitari si avvisava che il piano avrebbe fatto ridurre significativamente il volume dell'attività umanitaria, notando che il piano di Israele e Usa riduce in modo drastico il numero dei centri di distribuzione, che il sistema Onu aveva fissato a 400.

L'Onu ha cercato di distribuire gli aiuti in zone vicine a chi ne ha bisogno, mentre il nuovo sistema costringerebbe i palestinesi sfollati a spostarsi, anche di molto, per raggiungere il centro di distribuzione, portando poi al ritorno il carico del pacco da 20 chili, un peso enorme, in particolare per donne, anziani, feriti, tutti in una situazione di malnutrizione. Senza contare che il piano viene denunciato come un tentativo non tanto coperto di spostare ulteriormente la popolazione di Gaza, dal momento che la maggioranza dei centri di distribuzione verranno aperti nel sud.

Il piano, sviluppato da Israele in coordinamento con Washington e società private, viola i principi base dell'aiuto umanitario per la popolazione bisognosa, ha concluso l'Onu. Una posizione condivisa anche da Jake Wood, l'ex marine messo alla guida della Ghf, che domenica si è clamorosamente dimesso, seguito poche ore dopo anche dal capo delle operazioni.

Anche Gisha, organizzazione israeliana che si batte per la libertà di movimento dei palestinesi, ha attaccato il piano come "un'altra mossa tesa a consolidare il controllo della Striscia e strangolare la sua popolazione. Il piano - conclude - è parte di una dichiarata politica di Israele, in cui l'aiuto umanitario è al servizio di obiettivi militari e politici"

Assalto ai centri di distribuzione degli aiuti, Idf nega di aver sparato

L'esercito israeliano ha intanto smentito di aver aperto il fuoco contro i numerosi palestinesi che ieri hanno preso d'assalto uno dei centri di distribuzione degli aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation. Sarebbe almeno di un palestinese ucciso e altri 48 feriti il bilancio degli spari per cercare di far allontanare la folla e far uscire gli americani, secondo quanto riferito oggi dalle autorità sanitarie di Gaza.

"Stiamo verificando le informazioni delle Nazioni Unite. Al momento, non abbiamo alcuna informazione al riguardo", ha affermato all'Afp un portavoce dell'esercito israeliano, il colonnello Olivier Rafowicz, rispondendo alle accuse mosse da un funzionario delle Nazioni Unite, che ha segnalato numerosi palestinesi feriti da arma da fuoco.

I soldati israeliani "hanno sparato colpi di avvertimento in aria, nell'area esterna" al centro gestito dalla Ghf, "in nessun modo diretti contro le persone", ha precisato il portavoce.

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