Francia, Lecornu si dimette. Macron gli affida negoziati fino a mercoledì. Media: "Se fallisce pronto a risponderne"

Il premier dimissionario spiega i motivi del suo passo indietro: "Ogni partito pensa di avere la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale"

Lecornu e Macron - Fotogramma /Ipa
Lecornu e Macron - Fotogramma /Ipa
06 ottobre 2025 | 10.18
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Il primo ministro francese Sébastien Lecornu si è dimesso e il presidente Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni, anche se ha chiesto e ottenuto che sia sempre lui, recita una nota dell'Eliseo, a condurre "le ultime trattative fino a mercoledì sera per definire una piattaforma d'azione e stabilità per il Paese".

Il capo del governo uscente di Parigi, Sébastien Lecornu, ha reso noto con un post su X di aver "accettato, su richiesta del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, di condurre le ultime discussioni con le forze politiche per la stabilità del Paese". "Mercoledì sera - ha aggiunto - comunicherò al Capo dello Stato se ciò sarà possibile o meno, affinché possa trarne tutte le conclusioni del caso".

Macron aveva nominato Lecornu premier il mese scorso, ma la formazione del governo, sostanzialmente invariata, da lui presentata ieri sera, è stata accolta con aspre critiche da tutto lo spettro politico.

La dichiarazione di Lecornu

"Non ci sono le condizioni" per governare, ha detto il premier dimissionario dopo aver rimesso il suo mandato nelle mani del presidente. "I partiti politici continuano ad adottare una posizione come se avessero tutti la maggioranza assoluta nell'Assemblea nazionale. Ogni partito politico vuole che l'altro adotti il suo programma", ha affermato Lecornu in un punto stampa a Matignon spiegando i motivi del suo passo indietro e sottolineando di aver "cercato di costruire un percorso con le parti sociali".

Lecornu ha inoltre evidenziato come fosse "pronto al compromesso", criticando allo stesso tempo i partiti che "hanno fatto finta di non vedere i progressi", e si è rammaricato dell'interesse "partigiano" di alcuni partiti in vista di possibili elezioni.

Nel suo intervento, il premier dimissionario ha puntato espressamente il dito contro "il risveglio di alcuni appetiti di parte" durante il processo di formazione del governo, sottolineando come questo sia stato uno dei motivi che lo hanno spinto a dimettersi.

"Bisogna sempre preferire il proprio Paese al proprio partito", ha aggiunto, riferendosi - secondo quanto evidenziato dal sito di Bfmtv - al leader dei Républicains, Bruno Retailleau, che ieri sera ha accelerato la caduta del governo, mettendo in discussione la partecipazione del suo partito all'esecutivo appena formato.

Ma Retailleau ha accusato Lecornu di aver ''tradito la sua fiducia'' dato che ieri, dopo che era stato ricevuto "per un'ora e mezza", l'ex premier francese "non ha mai menzionato la presenza di Bruno Le Maire" nel governo. "Non posso impegnarmi per un governo in cui non ci viene detto tutto", ha affermato Retailleau a France 2 sottolineando che "c'è un problema di fiducia". Retailleau ha aggiunto di ''non sentirsi per nulla responsabile'' della caduta del governo.

Nel pomeriggio il primo ministro francese dimissionario è tornato all'Eliseo, ricevuto da Macron. Lo ha reso noto l'Afp spiegando che la sua auto è entrata dall'ingresso di Faubourg Saint-Honoré. Secondo quanto hanno riferito fonti citate da Bfmtv, Macron non ha intenzione di parlare "in questa fase". Anche Le Figaro ha reso noto che il presidente non intende al momento intervenire pubblicamente.

Media: "Macron pronto a prendersi le sue responsabilità in caso di fallimento di Lecornu"

Emmanuel Macron sarebbe pronto ad assumersi le sue responsabilità in caso di fallimento degli ultimi negoziati affidati a Sébastien Lecornu. A darne notizia sono i media francesi, secondo cui in molti prevedono un fallimento del capo del governo uscente, incaricato dal presidente di tentare di negoziare fino a mercoledì. Sebbene si rifiuti ufficialmente di ipotizzare questo scenario, si legge su Bfmtv, Macron ha tuttavia indicato al suo entourage che "si assumerebbe le proprie responsabilità" in caso di fallimento delle trattative finali. Avendo il capo dello Stato più volte escluso l'ipotesi di dimissioni, affermando che porterà a termine il mandato affidatogli dai francesi, lo stesso Macron, ricordano i media, ha però lasciato intendere che non esclude alcuna arma costituzionale, compresa quella dello scioglimento.

Le reazioni

Il presidente di Rn Jordan Bardella ha chiesto a Macron di sciogliere l'Assemblea nazionale dopo le dimissioni di Lecornu. "Non ci può essere stabilità ritrovata senza un ritorno alle urne e senza lo scioglimento dell'Assemblea nazionale", ha dichiarato Bardella.

"Emmanuel Macron non può continuare a resistere allo scioglimento dell'Assemblea nazionale. Siamo arrivati a fine percorso. Non ci sono altre soluzioni. La sola decisione saggia è quella di tornare alle urne e consentire che i francesi diano una direzione al Paese", ha affermato Marine Le Pen, capogruppo del Rassemblement National. Le Pen ha definito "una farsa" la possibilità della nomina di un nuovo premier da parte del presidente che, a suo dire, "sta resistendo in modo irrazionale e sta mettendo il Paese in una situazione terribilmente complicata".

Il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon ha sollecitato "l'esame immediato" della mozione per la destituzione del presidente Macron presentata da 104 deputati.

Il vice presidente dei Républicains (LR), il sindaco di Cannes David Lisnard, ha sottolineato che ora, dopo le dimissioni di Lecornu, "l'interesse della Francia" vuole che "Macron programmi le sue dimissioni per preservare le istituzioni e sbloccare una situazione che rimane irrisolvibile". Il presidente francese è "il primo responsabile di questa situazione", ha aggiunto Lisnard, riferendosi allo scioglimento dell'Assemblea nazionale deciso da Macron lo scorso anno. "Nuove legislative dovranno fare seguito all'elezione di un nuovo presidente dopo una campagna elettorale che confronterà democraticamente dei progetti forti. Sono in gioco la Quinta Repubblica e l'avvenire del nostro Paese".

Per il segretario generale del Partito socialista francese Pierre Jouvet la priorità deve "essere data alla sinistra e agli Ecologisti per governare questo Paese e proporre un'alternativa forte. Chiediamo al presidente della Repubblica la nomina di un primo ministro proveniente dalla sinistra o dagli Ecologisti, aperto al compromesso", ha dichiarato al termine di una riunione di partito.

E' intervenuto anche l'ex premier Michel Barnier, ha riferito Bfmtv, che ha lanciato "un appello alla calma" e ha invitato a "pensare ai francesi".

Mentre l'ex premier francese Gabriel Attal ha riproposto l'idea della designazione da parte del presidente della Repubblica di un "negoziatore" che trovi un "compromesso" prima della nomina di un premier. L'idea era stata formulata dall'ex capo del governo già dopo la caduta del governo di François Bayrou. Ora il segretario generale del partito Renaissance è tornato sulla sua proposta durante un incontro con il comitato esecutivo del partito, ha appreso Bfmtv da una fonte presente all'incontro.

Lecornu, il premier con il soggiorno più breve a Matignon

Lecornu è stato il premier della Quinta Repubblica in Francia con meno giorni trascorsi a Matignon. Nominato da Macron il 9 settembre scorso, non ha retto neanche un mese alla crisi politica in cui è precipitata la Francia dalle elezioni europee del giugno del 2024. Si tratta del governo più breve dal 1958. Per trovare il secondo esecutivo meno 'duraturo' bisogna risalire al 1981 con il primo governo Mauroy (il sedicesimo governo francese durante la Quinta Repubblica e primo della presidenza Mitterrand) in carica 32 giorni. Stessa durata per il primo governo di François Fillon, nominato primo ministro il 17 maggio 2007 da un Nicolas Sarkozy appena insediato e dimissionario il 18 giugno successivo.

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