
Per lo storico francese la leader del Rassemblement National, dichiarata ineleggibile, è vittima dei suoi stessi errori: nel 2016 il suo partito ha voluto l'inasprimento della legge che l'ha portata alla condanna. Inoltre Marine, che pure è avvocato, ha sbagliato strategia di difesa
Marine Le Pen si è 'sparata sui piedi', perché è stata condannata e dichiarata ineleggibile in base ad una legge che il suo partito insistette per rendere più dura nel 2016, per colpire le malversazioni di politici e funzionari. E il giovane Jordan Bardella, il suo 'delfino', potrebbe finire per mandarla "in pensione", rendendo il Rassemblement National un partito normale, e meno "clanico", affrancandolo finalmente dal cognome Le Pen. A dirlo all'Adnkronos è Jean-Pierre Darnis, professore di Storia contemporanea alla Luiss di Roma e di Storia delle relazioni franco-italiane all'Università di Nizza-Antipolis.
Le Pen, che pure è "laureata in giurisprudenza" e "avvocato", secondo Darnis, ha sbagliato strategia di difesa, non ammettendo fatti che erano acclarati, e dunque "non ha certo dimostrato di aver capito come i giudici stavano applicando la legge da lei stessa voluta. Un paradosso assoluto". Il verdetto di colpevolezza, prosegue, "era molto atteso", perché "chi aveva seguito la fase istruttoria del processo sapeva che c'era una fortissima probabilità" che finisse con una "condanna di questo tipo". Anche l'ineleggibilità era prevedibile, continua, dato "l'indurimento di una legge sulla funzione politica" che tra l'altro è stato voluto proprio "dal Rassemblement National".
Si tratta di "un grande paradosso", perché questa legge del 2016, approvata "sotto la pressione dell'estrema destra", prevede l'ineleggibilità "automatica" del condannato, ma anche "la sospensione dell'appello, cioè il non appello", previsto dalla legge per chi "non riconosce la colpa", come Le Pen, che pure è avvocato, ha fatto. Le conseguenze politiche della condanna si prospettano importanti. Da mesi, osserva, sembrava "molto probabile" che Jordan Bardella "dovesse prendere la leadership" del partito e "diventare il potenziale candidato", ma lui ha sempre risposto che la candidata era Le Pen.
E' "abbastanza particolare", continua Darnis, che Marine Le Pen non abbia riconosciuto le proprie colpe durante il processo, perché se l'avesse fatto avrebbe ottenuto una "pena un po' diversa". E magari non sarebbe diventata ineleggibile. Marine Le Pen, avvocato, "si è trincerata dentro un apparato di difesa particolare", che è stato un "fallimento", per certi versi. Ha voluto "andare allo scontro con i giudici", mentre la "materialità dei fatti" sul sistema di "raggiro" delle somme che il Parlamento Europeo dedicava agli assistenti parlamentari, è stato "veramente dimostrato in fase di istruzione".
Il "piano B" dell'Rn, prosegue, "sta uscendo fuori oggi e mi aspetto che Bardella prenderà la sua successione già da stasera. Sarebbe un modo politico per proseguire e anche per capitalizzare gli elettori che dicono che è una vergogna". E magari verrebbero così in qualche modo "consolidati" nella loro idea che "bisogn a votare Rassemblement National".
Il fatto però è, continua Darnis, che se Le Pen avesse adottato "un'altra strategia", poteva almeno non avere l'ineleggibilità automatica. Queste, osserva, sono delle "raffinatezze", sulle quali "il grande pubblico magari non si sofferma", ma fanno la differenza. Potrebbe essere dunque venuta l'ora di Jordan Bardella. E' un politico "molto giovane, piace, è popolare e non si chiama Le Pen", anche se era fidanzato con "un'altra nipote" di Marine, però "allo stesso tempo non si chiama Le Pen, il che per un partito così clanico non è male", perché permette in qualche modo di dire che è non più "automatico" che il candidato o la candidata debba portare quel cognome.
Molti, continua Darnis, "anche nel partito vorrebbero qualcuno che non si chiamasse Le Pen". Bardella è stato "abbastanza bravo" in alcuni passi. La settimana scorsa è stato in Israele, cosa che "per un leader di estrema destra non è mai banale: ci ricordiamo il viaggio di Gianfranco Fini". Anche il fatto che doveva partecipare alla "convenzione dei conservatori americani, la stessa dove Giorgia Meloni è intervenuta via video: dopo che alcuni esponenti hanno fatto un saluto nazista, o qualcosa che gli assomigliava, ha ritirato l'intervento".
Bardella "sembra, non dico ineccepibile, però comunque sembra avere una posizione un po' più centrista". Certo, avverte Darnis, "non si sa se ha la stoffa per resistere a quella lotta molto aspra che è la conquista del potere francese. Perché è una lotta 'bella tosta'. Però una certa capacità di allargare il bacino del Rassemblement National ce l'avrebbe".
Secondo Darnis, Bardella comunque "una carta da giocare può averla. Essendo anche una creatura di Marine Le Pen, penso che lei lo nominerà come suo successore, perché penserà che lui in qualche modo le tiene la poltrona aspettando che lei torni". Il fatto è che Bardella in Francia "è un nome ormai, mentre gli altri non ce l'hanno. Non vedo nessuno".
La nipote Marion Maréchal, aggiunge lo studioso, Marine "non la candiderà mai, anche perché sono gelosissime, sono faide di famiglia. Eric Ciotti, che ha fatto il trasferimento dai Republicains, sembra piuttosto inaffidabile e non ha la stoffa. Possono sempre esserci delle sorprese, e magari tirano fuori del cilindro uno sconosciuto che gestisce il partito, ma non ci credo".
Dall'altra parte, chi correrà alle prossime presidenziali "è tutto da vedere", perché Emmanuel Macron, "tornato in auge grazie a Trump", non può ripresentarsi, perché "la Costituzione in Francia si rispetta". Quindi, "apriti cielo", il panorama nel centrodestra è "molto competitivo" e la sinistra "sembra in via di ricomposizione", perché i socialisti riformisti "si sono ripresi". Tuttavia, "siamo lontani ancora" dalla data del voto. Di tutti i candidati precedenti "magari ne rimarrà solo uno", Jean-Luc Mélenchon, che "sicuramente si presenterà di nuovo all'estrema sinistra". Ma tutti gli altri "potrebbero essere nuovi, cosa abbastanza interessante dal punto di vista storico".
Secondo Darnis, se Bardella "non crolla" nella dura lotta per la conquista del potere in Francia, "se tiene, potrebbe essere una vera opportunità, e potrebbe mandare in pensione la Le Pen per sempre. Chissà, chissà, vedremo", conclude.