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Dazi, la California fa causa a Trump. Cina sceglie nuovo negoziatore e ribadisce: "Non abbiamo paura"

Il governatore Gavin Newsom accusa il presidente americano di aver abusato della sua autorità

Donald Trump (Fotogramma/Ipa)
Donald Trump (Fotogramma/Ipa)
16 aprile 2025 | 14.24
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(Adnkronos)

La California fa causa a Trump per i dazi definiti "illegali". Il governatore Gavin Newsom accusa il presidente americano di aver abusato della sua autorità, "provocando caos per le famiglie, le società e l'economia locale". Non solo, aggiunge nel ricorso, "ha fatto salire i prezzi, ma anche minacciato i posti di lavoro" dello Stato più ricco d'America, che da solo costituisce la quinta economia mondiale.

"Ci schieriamo a difesa delle famiglie americane che non possono più permettersi questo caos", ha detto ancora il governatore, considerato al momento uno dei più probabili candidati dem alla Casa Bianca nel 2028, che contesta l'invocazione da parte di Trump di poteri di emergenza, sulla base dell'International Emergency Economic Power del 1977, per imporre unilateralmente, senza il consenso del Congresso, dazi che hanno provocato un terremoto nei mercati e prospettato timori di recessione.

Trump: "Dai dazi incassi record"

Da parte sua il presidente Trump plaude, invece, ai risultati economici dei dazi che registrano "incassi record". Negli Stati Uniti, sostiene sul social Truth, "l'inflazione è in calo". "Scende il prezzo di quasi tutti i prodotti in calo, inclusi benzina, generi alimentari e praticamente tutto il resto. Promesse fatte, promesse mantenute!" ribadisce Trump.

La scelta della Cina

La Cina, intanto, sceglie un nuovo negoziatore e parla di una crescita superiore alle attese nel mezzo della guerra di dazi e controdazi con gli Stati Uniti. I dati dell'Ufficio nazionale di statistica di Pechino, riportati dall'agenzia ufficiale cinese Xinhua, dicono che l'economia cinese è cresciuta 5,4% nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, di fronte a previsioni del 5,1-5,2%. Un "buon inizio", dicono dal Dragone. Pechino invita gli Usa a "smettere di lamentarsi" e ripete di "non avere paura", mentre Donald Trump dice che "la palla è nel campo della Cina".

Gli analisti sottolineano come il dato si riferisca a un periodo in cui non sono 'visibili' gli effetti dei dazi decisi da Donald Trump per la Cina. Intanto, mentre il leader cinese Xi Jinping prosegue il suo viaggio nel Sudest asiatico, il Consiglio di Stato ha annunciato una serie di nomine e, con una mossa inattesa e priva di motivazioni ufficiali, anche quella di Li Chenggang, con un passato di studi anche ad Amburgo, come nuovo rappresentante del ministero del Commercio per i negoziati internazionali. Li, che è anche vice ministro del Commercio, è stato nominato nel 2020 come rappresentante permanente della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio. Prende il posto del 'veterano' Wang Shouwen, che - rilevano dalla stessa Pechino - in qualche modo conosceva Trump per aver negoziato nel 2020 tra le due superpotenze.

I dazi di oggi, dicono da Pechino, "hanno ripercussioni gravi sull'ordine economico mondiale e rallentano la ripresa economica a livello globale". "Basta lamentarsi di essere vittime", gli Usa devono "porre fine al loro comportamento capriccioso e distruttivo" dopo "aver fatto un giro gratis sul treno della globalizzazione", ha scritto il China Daily. "Gli Stati Uniti non vengono derubati da nessuno - si legge -. Il problema è che vivono da decenni al di sopra delle possibilità. Consumano più di quanto producono".

E se per la Casa Bianca, "la palla è nel campo della Cina, per il ministero degli Esteri di Pechino "se gli Stati Uniti vogliono davvero risolvere il problema con il dialogo e i negoziati, devono smettere con la massima pressione, con le minacce e i ricatti e parlare con la Cina sulla base di uguaglianza, rispetto e vantaggio reciproco". Nel mezzo della guerra dei dazi, oltre alle "contromisure" Pechino ha anche annunciato restrizioni sulle esportazioni di minerali critici, cruciali anche per l'industria dei semiconduttori.

Oltre al Pil sopra le attese, secondo gli annunci del Dragone, ci sono anche le vendite al dettaglio, salite a marzo del 5,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in un gigante asiatico alle prese con la debolezza della domanda interna, e la produzione industriale, cresciuta del 7,7%.

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