
Protocollo “Movida”: basta forzature, la tutela della persona non è competenza della vigilanza privata.
Roma, 03 giugno 2025. Federpol e l’Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria intendono esprimere la massima preoccupazione per i reiterati tentativi, da parte di alcune rappresentanze della vigilanza privata, di estendere il proprio ambito operativo ben oltre quanto previsto dalla normativa vigente, avanzando pretese sulla tutela dell’incolumità delle persone nel contesto delle manifestazioni serali e della cosiddetta “movida”.
Ricordiamo che la vigilanza privata, ai sensi delle leggi in vigore, è autorizzata esclusivamente alla tutela dei beni e del patrimonio, non delle persone. Tentativi di travalicare questo confine normativo, cercando di inserirsi impropriamente in ambiti che riguardano la sicurezza fisica dei cittadini, rappresentano una grave distorsione del quadro normativo e rischiano di generare confusione operativa, oltre che danni reputazionali per l’intero comparto sicurezza.
È in atto a Milano un protocollo “Movida”, tuttora in fase di sperimentazione e sotto la regia della Prefettura, che individua con chiarezza ruoli, funzioni e responsabilità. In questo ambito, gli operatori legittimati anche alla tutela dell’incolumità delle persone sono esclusivamente gli addetti ai servizi di controllo (ASC), regolarmente formati e autorizzati ai sensi della Legge 94/2009.
A differenza di quanto fanno oggi certi dirigenti della vigilanza privata, le nostre organizzazioni – Federpol e AISS – hanno sempre operato con spirito di collaborazione istituzionale, coinvolgendo anche la vigilanza privata nei tavoli di lavoro e nei protocolli, assegnando loro un ruolo chiaro e utile: la tutela dei beni e del patrimonio degli enti locali.
Assistiamo oggi a un preoccupante tentativo di cannibalismo interno al settore della sicurezza, dove alcune rappresentanze della vigilanza privata, invece di investire nell'espansione verso nuovi mercati e nell'innovazione dei propri servizi legittimi (protezione avanzata di infrastrutture critiche, sicurezza tecnologica integrata, cyber-physical security per sedi pubbliche e aree logistiche), preferiscono tentare di sottrarre competenze ad altri operatori già autorizzati. Questa strategia miope non solo danneggia l'intero comparto sicurezza, creando conflitti interni e confusione normativa, ma impedisce quella crescita sostenibile che deriverebbe dall'esplorazione di nuove frontiere operative nel rispetto delle competenze di ciascuno.
La legge è chiara. Solo gli addetti ai servizi di controllo possono, nei limiti stabiliti, contribuire alla tutela della persona in contesti pubblici e a rischio. È quindi inaccettabile ogni tentativo di “riscrivere le regole” a proprio vantaggio, generando sovrapposizioni pericolose e illegittime.
La professionalità fa la differenza. Le agenzie investigative e gli operatori della sicurezza sussidiaria continueranno a distinguersi per competenza e specializzazione, lavorando nel rispetto delle norme e in sinergia con le istituzioni. Il nostro impegno è rivolto all'eccellenza nel nostro campo specifico, contribuendo così in modo concreto e legittimo alla sicurezza pubblica attraverso l'innovazione e lo sviluppo di nuove competenze, non attraverso l'invasione di ambiti altrui.
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