Milano, 27 dicembre 2023. L’Advisory è un’arma potente per risolvere tutte le criticità che allontanano le aziende dai loro obiettivi, tuttavia le imprese italiane hanno grande diffidenza sul tema perché l’operato di molti Advisor è spesso associato alla consegna di una mole infinita di report e presentazioni powerpoint che si traducono in un nulla di fatto.
Per questo, Mudra ha deciso di risolvere il problema alla radice, ribaltando le logiche dell’Advisory standard, condividendo il rischio d’impresa insieme al cliente. Questo è possibile grazie a un modello di ricavi innovativo che permette al cliente di esporsi finanziariamente in modo ridotto all’inizio del mandato, in funzione di una “business outcome” che viene calcolata sui risultati ipotizzati e raggiunti. In questo modo, cliente e Advisor devono per forza impegnarsi per il successo dell’attività; al contrario, entrambe le parti vanificherebbero non solo la prospettiva futura, ma anche l'attività svolta fin lì.
Mudra stima la parte iniziale dell’intervento sulla base del costo azienda annuale di una risorsa che il cliente dovrebbe assumere per risolvere le criticità, ma con la stessa cifra mette a disposizione un team di Senior Advisor, analisti e project manager, che sin dall’inizio rilevano le aree di intervento e suggeriscono azioni risolutive. Per ogni azione risolutiva, vengono identificati dei KPI sulla base dei quali stimare una percentuale di ricavo a “business outcome”, diversa dal più conosciuto concetto di “performance fee”, perché l’outcome viene calcolata su indicatori chiave legati al business, in grado di portare valore anche nel medio-lungo periodo e non solo nell’anno fiscale di riferimento.
Peculiarità di Mudra è infatti il lavoro orientato al potenziamento del capitale intangibile, l’unico che permette di acquisire competitività e distintività non estrogenate da investimenti ingenti che si traducono in un picco iniziale di risultati che vanno a esaurirsi man mano che si esaurisce il budget allocato.
È un modello sfidante – dice Carlotta Silvestrini, cofondatrice e CEO – che soprattutto nei primi tempi ha richiesto un notevole sforzo sia perché fosse compreso dal mercato, sia perché tutto il set contrattuale fosse normato in modo da passare la severa analisi del nostro Collegio Sindacale. Essendo una Società per Azioni, siamo sottoposti a un regime di compliance che per una realtà così innovativa in un paese come l’Italia è difficile da assecondare. Tuttavia, siamo convinti che questa sia la risposta giusta per un tessuto imprenditoriale che ha bisogno di essere accompagnato nel cambiamento. Però sono ottimista: a distanza di poco più di un anno e mezzo siamo pronti a pubblicare una serie di casi studio di grande rilievo, soprattutto nel mondo manifatturiero dove abbiamo portato un’azienda a chiudere il primo esercizio fiscale dopo il nostro intervento con +1.2mln di ricavi (base di partenza 7mln) e un importante aumento della marginalità che confermeremo in via definitiva alla chiusura effettiva del bilancio.