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Dazi e triangolazioni commerciali: ecco come aggirarli

Jean Paule Castagno (Orrick): "Ma le conseguenze possono essere gravi"

Dazi e triangolazioni commerciali: ecco come aggirarli
09 aprile 2025 | 16.33
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Il ritorno dei dazi Usa annunciati da Donald Trump rischia di innescare una reazione a catena tra le imprese esportatrici, soprattutto europee, che si trovano ora a dover fronteggiare barriere commerciali più rigide. Una delle principali strategie a cui potrebbero ricorrere è quella delle triangolazioni commerciali: esportare i beni verso Paesi terzi non soggetti direttamente ai dazi – come il Vietnam – per poi riesportarli verso gli Stati Uniti. A sottolineare questa pratica all'Adnkronos è Jean Paule Castagno, partner responsabile del dipartimento penale di Orrick, che spiega come l’operazione, se non accompagnata da una reale trasformazione sostanziale del prodotto nel Paese intermedio, possa configurarsi come “circumvention” agli occhi delle autorità statunitensi.

"Le conseguenze possono essere gravi - sottolinea - oltre alle sanzioni amministrative, si rischiano procedimenti penali per violazioni delle normative doganali, frode doganale e falsificazione di documenti commerciali, come dichiarazioni false sull’origine o sulla natura dei beni. In casi estremi, le sanzioni possono estendersi alle persone fisiche coinvolte, con multe salate e perfino pene detentive". Alla luce di questo scenario, sottolinea Castagno, "diventa essenziale rafforzare i presìdi interni di trade compliance. Le aziende non devono solo proteggersi da possibili danni reputazionali, ma anche prevenire l’esposizione a indagini federali negli Stati Uniti".

I dazi del 20% sulle importazioni europee rappresentano un potenziale spartiacque per l’export italiano: i settori più vulnerabili – farmaceutico, industria pesante, automotive e food & beverage – coprono una parte significativa dei circa 65 miliardi di euro di esportazioni verso gli Usa.

Parlando all'Adnkronos Francesco Fiorese (Partner) e Francesco Gangemi (Senior Director) di Simon Kucher mettono in guardia le imprese: "Devono reagire in maniera strutturata e tempestiva. A breve termine, è fondamentale attivare contromisure rapide: partire da un’analisi della domanda per comprendere dove il mercato può assorbire parte dei costi, e dove invece è necessario agire con azioni mirate", sottolineano. "Una strategia internazionale di pricing, differenziata per Paese, dovrà essere accompagnata da una ristrutturazione dell’offerta, con un focus su prodotti premium meno sensibili al prezzo e maggiormente difendibili in termini di valore percepito", spiegano.

Nel medio periodo, proseguono, "sarà necessario ripensare a fondo la catena del valore: diversificare i mercati di destinazione, rivedere le politiche di approvvigionamento e selezionare partner locali in grado di offrire maggiore flessibilità e affidabilità in contesti complessi. Anche le aziende meno esposte direttamente ai dazi saranno chiamate a un ripensamento strategico", spiegano. "Rivedere pricing, promozioni e architettura dell’offerta - concludono - sarà determinante per tutelare la redditività e mantenere la competitività in un contesto globale sempre più incerto e selettivo". (di Andrea Persili)

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