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Unicredit, l'offerta su Bpm e l'eterna battaglia tra politica e mercato

L'operazione firmata dal Ceo Andrea Orcel rischia di compromettere i piani rispetto alla creazione di un terzo polo bancario. Evocato l'esercizio del Golden power

Andrea Orcel, Ceo Unicredit
Andrea Orcel, Ceo Unicredit
25 novembre 2024 | 16.01
LETTURA: 3 minuti

E' già successo in passato e lo schema si ripete anche oggi. L'offerta di Unicredit su Bpm, ovvero un'operazione di mercato, trova sulla sua strada la reazione ostile del Governo, ovvero un'interpretazione della politica. A decidere se si tratta di una buona o di una cattiva operazione, valutandone le conseguenze industriali, dovrebbero essere prima di chiunque altro gli azionisti delle due banche e poi tutti gli stakeholder che devono pesare rischi e benefici, fino agli analisti e agli operatori di Borsa. Invece, a poche ore dall'annuncio della mossa firmata dal Ceo Andrea Orcel, mercato e politica finiscono subito su sponde opposte.

Perché si ripete lo schema che a partire dalle acquisizioni di metà anni 2000 ha quasi sempre accompagnato le grandi operazioni finanziarie? Perché gli interessi in gioco riguardano non solo gli aspetti finanziari ma anche le ricadute per i territori e i relativi bacini elettorali.

Nel caso specifico, la decisione di Unicredit rischia di compromettere il progetto del 'terzo polo' bancario che, proprio con Bpm come capofila, potrebbe risolvere anche l'annosa questione Mps. Orcel ora si trova a giocare su due tavoli, quello internazionale con l'operazione Commerzbank e l'ostilità della politica tedesca, e quello nazionale, con la politica italiana che prende le distanze.

Le due principali voci contrarie, quella del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e quella del leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, sono diverse per tono e contenuti. Giorgetti puntualizza che si tratta di un'operazione "comunicata ma non concordata col governo". E aggiunge: "Vedremo, come è noto esiste la golden power. Il governo farà le sue valutazioni, valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso". Il ministro fa anche indirettamente riferimento alla doppia mossa di Orcel: "Citando von Clausewitz il modo più sicuro per perdere la guerra è impegnarsi su due fronti, poi chissà che magari questa volta questa regola non sarà vera".

Più netta la versione di Salvini. "A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea. Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà".

Facendo una sintesi estrema, il titolare dell'Economia già pensa al 'golden power', la facoltà che ha il Governo di "dettare specifiche condizioni all'acquisito di partecipazioni, di porre il veto all'adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all'acquisto di partecipazioni" in difesa di interessi strategici nazionali. E uno dei leader della maggioranza di governo parla apertamente di Unicredit come di "una banca straniera" che vuole ostacolare la creazione di "un terzo polo italiano".

Si torna alla 'difesa dell'italianità', che in Germania diventa 'difesa di una banca tedesca', e che finisce in contrasto con un'operazione che viene costruita nella convinzione di creare un 'campione europeo'. "L’Europa ha bisogno di banche più forti e più grandi che la aiutino a sviluppare la propria economia e a competere contro gli altri principali blocchi economici", le parole di Orcel, che continua a guardare al mercato: "L'offerta che abbiamo fatto non è vincolante. La responsabilità di valutare la nostra offerta spetta al Consiglio di Amministrazione di Bpm e ai suoi stakeholder. Saremo lieti di confrontarci con loro per ulteriori dettagli". (Di Fabio Insenga)

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