Con questo obiettivo, si è svolto oggi nel Palazzo dell’Informazione di Roma l'evento Adnkronos Q&A 'Essere genitori oggi, tra scienza e welfare', dibattito che ha offerto continuità ad un percorso avviato un anno e mezzo fa con la nascita dell’iniziativa editoriale Demografica, un canale informativo e una serie di appuntamenti sui tanti temi della denatalità
Mantenere alta l’attenzione sulla denatalità, emergenza che va affrontata con l’aiuto di tutti e in particolar modo di istituzioni, aziende e ricerca. Con questo obiettivo, si è svolto oggi nel Palazzo dell’Informazione di Roma l'evento Adnkronos Q&A 'Essere genitori oggi, tra scienza e welfare', dibattito che ha offerto continuità ad un percorso avviato un anno e mezzo fa con la nascita dell’iniziativa editoriale Demografica, un canale informativo e una serie di appuntamenti sui tanti temi della denatalità.
In particolare, la discussione si è imperniata su tre punti in particolare: da una parte le politiche istituzionali e aziendali di welfare per agevolare con un supporto economico, fiscale, psicologico e legale – oltre ad una migliore organizzazione del lavoro che incida sul worklife balance – coloro che desiderano avere un figlio ma sono scoraggiati dall’attuale contesto socioeconomico. Dall’altra le strategie sia pubbliche che private per incrementare l’educazione e la prevenzione sull’infertilità.
Argomenti che sono ormai di stretta attualità: un’indagine non statistica sugli utenti del portale e dei canali social Adnkronos conferma che – almeno sulla popolazione web – il trend demografico sia ormai considerata un serio problema. Lo conferma il 77% del campione, che si divide sulle ricette da seguire: il 41% punta sul sostegno economico, il 33% su maggiori e migliori servizi e il 26% su una vita più certa. Poco meno di un terzo vorrebbe un figlio solo se ci fossero le condizioni giuste ma un rispondente su 4 non ne vorrebbe a prescindere dalle condizioni.
“Con sempre maggiore evidenza i dati ci dimostrano che la denatalità, a livello mondiale, è una specie di ‘malattia del benessere’", ha dichiarato Eugenia Roccella, ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, inviando un messaggio a margine dell’evento.
“Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, più aumenta il tasso di sviluppo, economico ma anche tecnologico e democratico, meno figli nascono. Ovviamente la soluzione non è la decrescita o il ritorno al passato. Al contrario, bisogna promuovere politiche che rendano la genitorialità attrattiva anche nelle società del benessere, e questo significa anche e soprattutto renderla conciliabile con la realizzazione professionale e personale. Guardando all’Italia, scontiamo un lungo periodo di politiche poco attente alla famiglia e una penalizzazione, specialmente per le madri, che appare evidente dal numero elevatissimo di dimissioni di lavoratrici dopo la nascita dei figli. Il nostro governo ha messo questo tema fra le sue priorità attraverso interventi di diversa natura: sostegni diretti alle famiglie, facilitazione dell’uso dei servizi ad esempio con gli asili nido gratuiti, promozione del lavoro femminile che ha portato a un record di donne occupate in termini sia assoluti che percentuali, e un’attività di coinvolgimento nei confronti del mondo del lavoro e dell’impresa, degli enti locali, dell’associazionismo”, ha sottolineato Roccella.
Tornando al sondaggio, solo un rispondente su 10 ritiene le politiche pubbliche e le iniziative aziendali sufficienti per sostenere i genitori, ma gli utenti che hanno figli si dividono tra chi vorrebbe uno stipendio più alto (55%) e chi gradirebbe maggior tempo libero (45%). Rispetto alla specifica questione della prevenzione dell’infertilità, il 27% dichiara che la cosa non lo riguarda, il 28% si considera informato ma il 45% si definisce “poco informato”. E su questo fronte, c’è sicuramente molto da fare ancora.
“Abbiamo puntato dalla prima legge di bilancio sull’incentivare il lavoro e sul rendere libere soprattutto le donne di poter partecipare alla crescita di questa nazione", ha detto Maria Teresa Bellucci, viceministro del lavoro e delle Politiche sociali, intervenuta al dibattito.
"L'Istat ci dice -ha continuato- che se le donne venissero naturalmente inserite nel mercato del lavoro, avremmo una crescita del 7%. E su questo quindi abbiamo dato tante risposte di decontribuzione, mettendo maggiori soldi nelle tasche delle donne occupate. Abbiamo visto che ci sono state risposte significative, raggiungendo un record per l'occupazione delle donne (53%). Io penso però ogni giorno al 47% di donne che ancora aspettano di poter scegliere di realizzare la loro vita permanendo nel lavoro. Questa sicuramente è una priorità di questo governo e una mia priorità: la libertà delle donne di poter scegliere di lavorare e di poter fare figli”.
Dopo gli interventi istituzionali, la discussione della mattinata si è sviluppata all’interno di due panel. Il primo, dedicato al “valore della fertilità e il contributo del lavoro”, ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Maria Rosaria Campitiello del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie Ministero della Salute, che ha osservato: “Le cause più comuni dell'infertilità sono le infezioni sessualmente trasmesse, il fumo, l'obesità, l'eccessiva magrezza, l'esposizione a sostanze nocive, la sedentarietà o, al contrario, l'attività fisica eccessiva. Si deve agire su due fronti: da un lato sviluppare politiche intersettoriali e interistituzionali, che sostengano la genitorialità, e dall'altro, promuovere politiche sanitarie ed educative finalizzate alla tutela della salute riproduttiva. È basilare sensibilizzare la popolazione sul valore della fertilità, incentivando comportamenti corretti per prevenire eventuali problematiche. La comunicazione resta quindi un mezzo utile per colmare le lacune nella propria consapevolezza”. Il secondo panel di discussione ha riguardato il 'Welfare aziendale, educazione e prevenzione: le persone'.