Il colosso svedese dell'arredamento Ikea contribuirà con 6 milioni di euro a un fondo per le vittime della dittatura nella Germania Est comunista, dopo aver ammesso che prigionieri politici hanno lavorato ai suoi prodotti. Oggi l'azienda ha presentato una dichiarazione d'intenti in tal senso al delegato parlamentare per le vittime del Partito Comunista della Germania Est Sed, secondo quanto riferito dall'ufficio del mediatore in questione, Evelyn Zupke. "E' il risultato di uno scambio ravvicinato durato diversi anni tra Ikea, l'Unione delle organizzazioni tedeschi delle vittime della tirannia comunista (Uokg) e l'ufficio della signora Zupke, istituito nel 2021, hanno dichiarato i tre organismi in un comunicato congiunto. La signora Zupke ha elogiato "l'approccio responsabile" di Ikea, "anche per quanto riguarda i capitoli oscuri della storia dell'azienda".
Nel 2012, l'azienda di arredamento numero uno al mondo ha ammesso che alcuni dei suoi fornitori avevano utilizzato prigionieri politici nella Ddr e ha espresso il proprio "rammarico". Lo studio condotto dalla società di consulenza Ernst & Young ha concluso che i prigionieri politici e detenuti avevano contribuito alla produzione di componenti o mobili a cavallo degli anni Ottanta. L'indagine ha anche dimostrato che i rappresentanti di Ikea erano consapevoli della possibilità di utilizzare i prigionieri. Dopo questo primo studio, un altro rapporto, redatto dal consulente scientifico dell'Uokg, ha approfondito l'argomento.
"Ci dispiace profondamente che i prodotti Ikea siano stati fabbricati anche da prigionieri politici nella Ddr", ha sottolinea Walter Kadnar, capo di Ikea in Germania, felice di "mantenere la nostra promessa di sostenere le vittime della dittatura". Nel 2022, Ikea aveva manifestato l'intenzione di sostenere finanziariamente questo fondo nazionale per aiutare le vittime della Ddr, che il Parlamento tedesco dovrà votare per la sua istituzione nelle prossime settimane. Nel comunicato stampa congiunto, Dieter Dombrowski, presidente dell'Uokg, ha espresso l'auspicio che "più aziende seguano l'esempio di Ikea". Nel 2014, anche il capo della Deutsche Bahn (Db) ha chiesto perdono per l'impiego forzato di prigionieri costretti a lavorare per la Reichsbahn, la compagnia ferroviaria della Ddr che nel frattempo è stata assorbita dalla Db.