Così il ceo di Engineering, nel corso del convegno 'Trasformazione digitale, dentro l'Ai' organizzato da Adnkronos.
Con l'utilizzo sempre più elevato dell'intelligenza artificiale "una delle industrie in assoluto che avrà il tasso di disruption più forte sarà quella della formazione" dove si dovrà capire "che tipo di riformazione dovranno avere le persone che hanno fatto un mestiere per tanti anni e che dovranno reinventarsi". Lo ha sottolineato Maximo Ibarra, ceo di Engineering, nel corso del convegno 'Trasformazione digitale, dentro l'Ai' organizzato da Adnkronos.
"La formazione non potrà essere quella fatta finora" ma se "aspettiamo che il mondo accademico formi tutte le persone con competenze digitali o Stem non ce la faremo mai o non ce la faremo nei tempi previsti. Quindi avremo un andamento ancora più preoccupante di calo dell'occupazione e poi rioccupazione successiva. Noi - ha proseguito - abbiamo da moltissimi anni una 'academy'" che "è un valore fondante dell'attività di Engineering. Ci sono circa 30mila giornate di formazione all'anno" con "500 docenti di cui la metà sono colleghi di Engineering e l'altra metà sono docenti di Università e di altre istituzioni in giro per Italia e Europa. Questo ci dice che la formazione continua e non è legata a chi ha una base scientifica importante: la facciamo anche nei confronti di chi non ha avuto una formazione digitale, perché non ci sono tutte le persone di cui abbiamo bisogno". Abbiamo, ha detto ancora Ibarra, "la consapevolezza che questi ragazzi sono sempre più interessati alla tecnologia come strumento ma come output di quei casi che possono migliorare la vita di tutti i giorni".
"Non è possibile immaginare quale sarà l'evoluzione dell'intelligenza artificiale da qui ai prossimi due anni" e per "intercettarla ed essere competitivi in questo contesto bisogna essere estremamente agile. Quando un sistema Paese decide di investire in ricerca e innovazione, lo deve fare velocemente con volumi e dimensioni ragguardevoli, altrimenti parliamo di gocce che cadono in uno stagno e non succede nulla".
E' necessario, ha quindi aggiunto, "investire massicciamente in ricerca e innovazione" con "risorse non clamorose per un bilancio dello Stato ma abbastanza normali ma concentrate" così da "non tanto riuscire a superare chi sta avanti ma almeno rimanere attaccati alla ruota e non perdere terreno".
"Sono più ottimista rispetto a chi invece sostiene che ci siano dei dubbi o sicuramente dei problemi" con l'intelligenza artificiale e "le opportunità sono gigantesche".
"Finalmente - ha proseguito - c'è la possibilità di poter lavorare, implementare e sicuramente lanciare sul mercato degli use case, quindi delle soluzioni che ci permetteranno di affrontare quelli che sono dei challenge, delle sfide mondiali, sia dal punto di vista del cambiamento climatico che dal punto di vista della fragilità delle infrastrutture e perché no, per quanto riguarda l'Italia, anche la fragilità del territorio, nonché la gestione della transizione energetica", ha detto Ibarra aggiungendo come poi ci siano "tutta una serie di implementazioni che ci permetteranno di aumentare la produttività e ovviamente anche di lavorare in analisi predittive che chiaramente ci daranno una serie di indicazioni per poter migliorare i prodotti e i servizi che si lanciano sul mercato".