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Scurati: "M. L'ora del destino' ricorda che democrazia non è data per sempre"

Lo scrittore ha presentato alla Buchmesse di Francoforte il suo ultimo romanzo.

Scurati:
18 ottobre 2024 | 11.10
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"Mai come in questo momento, mi pare opportuno che un romanzo popolare ricordi al più alto numero di lettori possibile ciò che i nostri padri e nonni, madri e nonne, impararono a loro spese: la democrazia non è data una volta e per tutte, la democrazia è sempre lotta per la democrazia". Così lo scrittore Antonio Scurati presentando, alla Buchmesse di Francoforte, il suo ultimo romanzo, 'M. L'ora del destino' (Bompiani), il quarto volume della saga che ha dedicato al Ventennio fascista in libreria da oggi. "Racconto - ha detto Scurati - le sciagurate decisioni di Benito Mussolini che trascinarono l’Italia, un nazione totalmente impreparata e un popolo riluttante, nel mattatoio della Seconda guerra mondiale dal lato sbagliato della storia".

"Mi è stato spesso chiesto - ha poi aggiunto lo scrittore - come mi sia venuto in mente di scrivere un romanzo di 3.000 pagine su Mussolini e sul fascismo. Una pacata fede laica nella letteratura. Penso che la risposta sia questa: io credo nella letteratura come forma di conoscenza. E credo nel romanzo come forma democratica di letteratura. Coerente con questa mia duplice fede letteraria, mi sforzai di trovare una formula romanzesca che non la tradisse. Ne venne fuori ciò che chiamo 'romanzo documentario': rigorosa aderenza ai fatti storici, nessuna libera invenzione finzionale eppure una messa in scena romanzesca che convochi, coinvolga, appassioni e dia accesso alla conoscenza a qualsiasi lettore, a prescindere da età, esperienze di vita o titolo di studio".

"E’ probabile - ha affermato Scurati - che questo sia anche il motivo dell’imprevedibile successo di M.: tutti i lettori si sono sentiti finalmente ammessi alla conoscenza di cosa sia stato il fascismo e ne hanno ricavato una mappa cognitiva per orientarsi in un incerto e minaccioso presente".

"Infine- ha concluso Scurati - io credo ancora nella storia, intesa come narrazione del passato basata su regole certe, sulla verità dei fatti accertata e documentata, sull’aspirazione scientifica a una oggettività imparziale, condivisibile da tutti e preziosa per la convivenza civile di tutti con tutti. Utile, e forse necessaria, anche alla emancipazione degli oppressi perché essere coscienti della storia dei padri significa lottare per la storia dei figli".

Lo scrittore torna inoltre sulle polemiche che lo hanno visto protagonista nei mesi scorsi: "Sempre più spesso mi viene chiesto come e perché mi sia trovato in conflitto con il potere politico del mio Paese, censurato, diffamato, attaccato sul piano personale dai massimi rappresentanti del mio Governo e delle istituzioni, bersagliato da violente e infamanti campagne di stampa condotte dai giornalisti di estrema destra su quotidiani e televisioni nazionali di larghissima diffusione. La risposta sta in ciò che ho detto, nella mia fede nella letteratura, nella conoscenza storica, nella democrazia del romanzo. Io non sono un esponente politico, non sono un attivista (qualunque cosa questa parola equivoca significhi), non uso nemmeno i social (mai). Sono uno scrittore, un romanziere. È la mia attività di intellettuale e romanziere che mi ha condotto a scontrarmi con il potere, non altro. E non è accaduto per caso. Accade perché l’estrema destra oggi al potere in Italia e, presto, temo, in Europa, non ha mai reciso i legami con i fascismi novecenteschi da cui proviene".

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