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Roma, con 'Aventino for Future' torna Openbox

Progetto espositivo dell’Associazione Amici dell’Aventino Ets, promosso con il Municipio I Roma Centro, che persegue le finalità statutarie di AdA, di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle

Roma, con 'Aventino for Future' torna Openbox
02 dicembre 2024 | 17.19
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Con 'Aventino for Future' si giunge alla quinta edizione di Openbox, progetto espositivo dell’Associazione Amici dell’Aventino Ets, promosso con il Municipio I Roma Centro, che persegue le finalità statutarie di AdA, di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle. Un progetto pilota incentrato sul dialogo tra la scultura contemporanea e i giardini dell’Aventino, che vuole dare la possibilità agli artisti di esporre le proprie opere in un contesto paesaggistico e storico unico. La mostra di arte contemporanea aprirà domenica 8 dicembre alle 10.30 presso i giardini di piazza Albina e a seguire in via di Sant’Alessio e sarà visibile fino al 7 febbraio 2025, con ingresso gratuito dalle 9.30 al tramonto.

L’evento di quest’anno porta l’attenzione sul tema della sostenibilità, delle trasformazioni ambientali e climatiche, la transizione ecologica con i relativi risvolti economici, politici e sociali, perché davanti alla catastrofe climatica, l’ecologia si interroga sulla possibilità della conservazione degli ecosistemi al collasso e sulla necessità di sopravvivere, accanto ad altri umani e non-umani, nelle rovine di un mondo che, forse, abbiamo già modificato in modo irreversibile. Con queste premesse l’edizione di OpenBox5 di quest’anno 2024 intende contribuire, attraverso le opere collocate in piazza Albina e nel giardino di Sant’Alessio, alla consapevolezza della responsabilità individuale guardando agli esempi virtuosi del passato.

Sara visibile il pannello con l’Anfora di terracotta di Elisa Majnoni nel Giardino di Sant’Alessio può essere assunto come modello positivo ispirato al Monte dei Cocci; le installazioni 'Molti molta molte – Il luogo del delitto' di Paola Romoli Venturi che si articola nella piazza, dove un nastro segnaletico delimita l’impronta di una grande balena, che si intuisce morta e rimossa, e L’Isola dell’Aventino – l’arma del delitto', nel giardino, dove giace lo stomaco del cetaceo, pieno di bottiglie di plastica la cui consistenza lattiginosa inganna e condanna gli animali del mare che la confondono con quella delle meduse. La scultura sarà realizzata con plastica endogena raccolta sul territorio dell’Aventino in collaborazione con gli allievi della scuola Giacomo Badini attraverso il laboratorio 'Salva la tua balena'. L’arma di difesa contro il pervasivo dominio dell’innaturale è il ritorno alla natura, alle forme e ai materiali primigeni suggerito da Pino Genovese con la sua 'Costellazione' di pietre levigate scure e chiare racchiuse a una a una entro nodi di corda e appese contro il muro della chiesa di Sant’Alessio.

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