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La violenza su donne in 'Portami a casa' di Fitzek: "Ascoltate la loro voce"

Il nuovo thriller psicologico dello scrittore tedesco in arrivo in Italia, l'autore: "Spesso si tende a sdrammatizzare le loro sofferenze creando frustrazione nelle vittime"

La violenza su donne in 'Portami a casa' di Fitzek:
21 ottobre 2024 | 16.59
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Berlino, un sabato sera come tanti. Klara, una giovane donna, deve tornare a casa. E' sola, spaventata, si incammina. Si sente seguita da un uomo che l'ha già aggredita e che ha stabilito la data della sua morte. Ha bisogno di compagnia e la trova in un numero verde i cui operatori - rispondendo alle chiamate - accompagnano le donne che percorrono strade buie o luoghi poco frequentati. Un servizio gratuito, fondato sul volontariato, per il quale lavora anche Jules Tannberg, la voce amica che risponde alla richiesta d'aiuto formulata da Klara per errore. E' forse la sua unica ancora di salvezza. Jules, con un tono calmo ma fermo, cerca di sostenerla indagando i motivi della sua sofferenza e della sua paura. Inizia così 'Portami a casa', il nuovo thriller psicologico dello scrittore tedesco Sebastian Fitzek pubblicato in Italia da Fazi Editore in uscita il 22 ottobre.

"È una storia scura, tetra. Il problema di Klara - afferma Fitzek intervistato dall'AdnKronos - è che non ha paura del cammino che deve percorrere, della strada che deve fare per andare a casa, ma ha paura di arrivare a casa". Il romanzo è dominato da un filo conduttore tragicamente attuale, quello della violenza sulle donne. Un fenomeno che investe l'Italia - dove si registra un numero di vittime sempre più alto - ma anche la Germania, Paese in cui si contano "cifre sicuramente drammatiche", sostiene lo scrittore che lancia subito due appelli. Il primo, scandisce, è quello "di credere alle donne". Una richiesta che nasce dal fatto che "purtroppo, soprattutto gli uomini, ma anche le donne che non sono direttamente colpite dalla violenza, spesso e volentieri tendono a sdrammatizzarla, creando un senso di profonda frustrazione nei confronti di coloro che invece l'hanno subita".

"Il secondo appello - prosegue - è di non commettere il gravissimo errore di invertire la posizione del criminale rispetto a quello della sua vittima". Un'inversione che attribuisce la colpa "alla donna perché non ha abbandonato il suo 'carnefice'. Questo sottace l'enorme difficoltà che spesso le donne hanno nel lasciare una persona che hanno profondamente amato e con la quale, nell'arco di una vita, si vivono anche delle fasi che potremmo definire di 'luna di miele'. Periodi in cui improvvisamente si riaffaccia un riavvicinamento che ti lascia ben sperare nel cambiamento del comportamento di questi soggetti".

Lo scrittore, poi, non nasconde quello che potrebbe ben essere l'obiettivo più alto della sua ultima opera. "Il compito della cosiddetta letteratura di intrattenimento, come i romanzi che scrivo, è quello di sollevare delle domande non di trovare necessariamente delle risposte. Spero che questo romanzo spinga a chiedersi perché la violenza contro le donne sia diventato ormai un fenomeno di massa e soprattutto perché così poche persone ne parlino", sottolinea.

"Anche in Germania tutti i giorni c'è il tentativo da parte di un uomo di esercitare violenza o di uccidere la sua donna. Tentativo che, il secondo giorno, viene portato a termine con successo", nota Fitzek che argomenta: "Considero la violenza sulle donne un cosiddetto delitto di massa. E' una tematica che mi sta particolarmente a cuore e che ritengo rilevante. Purtroppo, negli ultimi anni, questo tema è stato considerato un grandissimo tabu. Le case editrici hanno ritenuto a lungo che il pubblico quasi prettamente femminile che legge romanzi gialli o thriller non amasse questi argomenti. E' un pregiudizio sbagliato. Io - dice il romanziere - posso solo scrivere di tematiche che ritengo rilevanti come quello della violenza sulle donne". Tornando al libro, Fitzek racconta: "In 'Portami a casa' non voglio semplicemente tematizzare la violenza sulle donne. Ma voglio cercare di capirne il perché. Ovvero che cosa porta un uomo a esercitarla, soprattutto contro le donne e che cosa lo induce a fare del male alla persona che maggiormente ama. Da uomo sono fermamente convinto - osserva - che un essere umano di sesso maschile non nasca programmato per compiere violenza sulle donne. Probabilmente nella propria infanzia ci deve essere stato un trauma che l'ha portato a quell'evoluzione. Un episodio che, abbinato a una carente autostima, ha condotto un personaggio a fare del male. La cosa che a me interessa indagare sono le origini che hanno portato a questi delitti efferati".

Un dato, per Fitzek, è però certo: "Sono fortemente convinto che i giovani uomini siano più suscettibili a forme di violenza da cui si lasciano più facilmente conquistare. Ecco perché bisogna portare avanti un'azione di rieducazione dei giovani uomini". Il libro sarà presentato il 21 ottobre alle 19 a Roma, nella libreria 'Spazio Sette', l'autore dialogherà con la criminologa Roberta Bruzzone; il 22 ottobre alle 18.30 a Milano alla libreria Feltrinelli Piemonte di piazza Piemonte. Lo scrittore si confronterà con Stefano Nazzi. Entrambi gli appuntamenti sono in collaborazione con il Goethe-Institut.

(di Carlo Roma)

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