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Associazione Beni italiani patrimonio mondiale: "Serve più attenzione ai nostri siti Unesco"

Pascucci: "Sostenere i Comuni che li ospitano sul loro territorio"

Associazione Beni italiani patrimonio mondiale:
07 dicembre 2024 | 15.39
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"Andrebbe ricordato che il nostro è il Paese con più siti Unesco al mondo. Ma per gli enti che ne sono insigniti, siano comuni, province, regioni, ci sono grandi fatiche e sarebbe necessaria un'attenzione diversa. Per anni ho chiesto all'Anci di istituire una delega ai siti Unesco. Noi siamo troppo abituati alla bellezza italiana, e rischiamo di avere delle 'difficoltà' a capire la differenza fra un sito protetto dal World Heritage e uno che non è invece patrimonio mondiale. Per i turisti stranieri invece la differenza è enorme: non voglio dire che il turista che viene in Italia non debba vedere Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Pisa e le altre nostre città famose in tutto il mondo, ma sono convinto che quel turista potrebbe decidere di passarci un giorno in meno, per dedicarne invece uno nei tanti siti Unesco che sono l'eccellenza italiana nel mondo della cultura, della storia e anche della nostra identità". Così all'Adnkronos il presidente dall'Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, Alessio Pascucci.

Una associazione che nasce, spiega Pascucci, "circa 30 anni fa, nel 1997, da alcuni amministratori locali in modo potessero essere difese le istanze dei siti che avevano avuto riconoscimento patrimonio mondiale dall'Unesco, che spesso prende non solo un singolo comune, ma addirittura nel caso di Roma è un sito transnazionale con il Vaticano. Il nostro lavoro ha portato ad esempio alla scrittura e all'approvazione della legge che finanzia questi siti culturali, la numero 77. Purtroppo l'unica e anche molto povera: lo stanziamento medio è inferiore ai 2 milioni di Euro l'anno, sensibilmente più basso rispetto ad altre nazioni o alle reali esigenze.

Onori ed oneri nell'ospitare sul proprio territorio un sito tutelato dal World Heritage, "ma i primi superano di gran lunga i secondi, che tuttavia sono molti e sono faticosi. A Cerveteri - ricorda Pascucci, che ha amministrato il comune a nord di Roma per 10 anni - il riconoscimento Unesco per la sua necropoli etrusca arrivò nel 2004: non era mai stata pensata una navetta di trasporto pubblico che collegasse la stazione ferroviaria alla necropoli, rendendo impossibile raggiungerla da Roma. Decidemmo di mettere una navetta ogni ora, in maniera che eventuali turisti ne avessero potuto usufruire. Ed è solo un caso fra tantissime città. Purtroppo non esistono dei sostegni sul trasporto dati ai comuni che hanno un sito sul loro territorio e quindi abbiamo dovuto sottrarre risorse al trasporto pubblico locale dei mezzi che magari servivano per collegare frazioni e centro cittadino. Ma questo è solo uno dei mille esempi".

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