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Turetta, procuratore Menditto: "Femminicidio cela stalking o maltrattamenti"

All'Adnkronos parla il massimo esperto del 'Codice rosso'

Filippo Turetta
Filippo Turetta
05 dicembre 2024 | 20.47
LETTURA: 3 minuti

"Il femminicidio è di frequente il punto d'arrivo di condotte di stalking o maltrattamenti. A monte c'è spesso una delle due condotte perché la violenza di genere è l'espressione della volontà di uccidere l'identità di una donna, i suoi diritti e la sua capacità di autodeterminazione". Francesco Menditto, procuratore di Tivoli (Roma) e massimo esperto del 'Codice rosso', tiene alta la guardia su un reato spia e ricorda che lo stalking è un "reato grave che prelude, in tanti casi a un’escalation nei confronti della vittima".

Intervistato dall'Adnkronos a due giorni dalla sentenza di Filippo Turetta condannato all'ergastolo per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin - per lui la corte d’Assise di Venezia non ha riconosciuto l'aggravante della crudeltà e dello stalking - Menditto non entra nel merito della sentenza che ha sollevato critiche da parte dei familiari, in particolare della sorella Elena Cecchettin, proprio per il mancato riconoscimento degli atti persecutori.

Non sono bastate le centinaia di messaggi, né la presenza di un'app nel cellulare della vittima per controllarla, a far scattare l’aggravante. "Non commento la sentenza, ma ricordo che ci troviamo di fronte a un verdetto di primo grado, bisognerà attendere le motivazioni, quindi l’appello e la Cassazione, non sono rari i casi di modifiche nelle fasi successive, soprattutto in materia di aggravanti. Ciò che mi preme sottolineare è che ci troviamo di fronte a un femminicidio, non abbiamo la parola della vittima che pesa tantissimo nel delitto di stalking. L'ascolto della persona offesa è la prima attività approfondita di indagine, in questi casi ed è fondamentale".

Tre gli elementi da valutare per riconoscere lo stalking: il perdurante stato di ansia e paura "che si desuma dall'ascolto della persona"; se la vittima cambia le proprie abitudini di vita; quando sono poste in essere molestie o minacce ripetute. "La giurisprudenza ritiene pacificamente dimostrate le molestie reiterate quando c’è l'inoltro di decine e decine di messaggi, perfino se si tratta di messaggi di cosiddetto amore". Elemento che nell'omicidio della ventiduenne di Vigonovo (Padova) sembrerebbe pacifico.

Più subdolo riconoscere lo stato di ansia e paura. "Nei procedimenti che tratto, parlo in generale, andare agli ultimi appuntamenti, andare dallo stalker anche per tranquillizzarlo è un comportamento assolutamente costante. Le donne tendono a non denunciare, a risolvere da sole, a fare da 'crocerossine' e il fatto che si vada a cena con lo stalker accade e accade spesso. La donna vuole solo 'liberarsi' dell'ex partner e fa di tutto per convincerlo a interrompere ogni rapporto" spiega il procuratore Menditto.

Altro elemento invasivo, e tra i fattori maggiori di rischio, è il controllo esercitato dallo stalker. "Abbiamo tanti esempi di uomini che hanno inserito di nascosto app di controllo nel cellulare, sistemi di gps in auto per seguire ogni spostamento, perfino telecamere in casa. Comportamenti molto gravi che per noi sono chiari fattori di rischio e interveniamo subito con misure cautelari a tutela della donna. L’esperienza con centinaia di casi dimostra che si inizia con la violenza domestica, stalking o maltrattamenti, e il punto d'arrivo può essere il femminicidio. Ormai è necessario introdurre il delitto di 'femminicidio' così finalmente saremmo tuti costretti ad approfondire le vere ragioni di questo fenomeno criminale" conclude Francesco Menditto, procuratore di Tivoli.

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