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Turetta, il memoriale su Giulia: "Meravigliosa, inimmaginabile dolore sua famiglia"

In ottanta pagine annotate a mano la verità dell'imputato

Filippo Turetta in aula
Filippo Turetta in aula
25 ottobre 2024 | 16.59
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"Lei era (scrivere con verbi al passato è tanto triste e angosciante) meravigliosa, speciale veramente e mille altre cose belle con un futuro tutto da vivere e questo non è più possibile per colpa mia ormai". È uno dei passaggi del 'memoriale' che Filippo Turetta ha consegnato nelle mani della corte d'Assise di Venezia che dovrà giudicarlo per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il 22enne oggi in aula è stato interrogato per ore.

"Non posso farle vivere la quotidianità, il presente e il futuro che le appartenevano completamente e che io le ho portato via così crudelmente e non è giusto", scrive Turetta.

"Spesso quando mi risveglio mi viene da dire 'chissà cosa starà facendo adesso Giulia e come sta', poi ci penso un attimo e penso che queste domande non hanno significato e che tutto questo è veramente terribile" mette nero su bianco con una calligrafia incerta (LEGGI). "Non posso neanche immaginare e rendermi pienamente conto del dolore e della sofferenza che prova la sua famiglia, suo padre, sua sorella e suo fratello e i suoi familiari vivendo questa nuova triste e angosciante realtà. Un profondo vuoto che non si potrà e io non potrò mai colmare" aggiunge.

"Mi dispiace. Mi dispiace infinitamente per tutto quello le ho fatto. (…) Non sarebbe mai dovuto succedere ed è inaccettabile. Non so bene cosa dire perché mi sembra assurdo e rimando senza parole e qualsiasi cosa che io possa dire mi sembra sbagliata" scrive Turetta che parla di un "senso di colpa" per aver ucciso la ventiduenne. Pensandoci adesso mi accorgo veramente di quanto io sia stato brutilente egentrico e privo di empatia nei suoi confronti".

In circa 80 pagine, suddivise in tre memorie e alcune integrazioni, l'imputato ripercorre la storia con Giulia Cecchettin e il delitto dell'11 novembre del 2023. L'aggressione nel parcheggio di Vigonovo, le coltellate mortali nella zona industriale di Fossò, poi la lunga fuga in auto e la resa.

Tra i tanti dettagli c'è anche il cambio d'abito dopo aver sferrato 75 coltellate. Mi faceva senso tenermi addosso quei vestiti che mi ricordavano quello che avevo fatto e non avrei mai voluto li vedesse nessuno quando mi avrebbero trovato perché erano sporchi di sangue, non so neanche io come fosse possibile, e vederli era difficile". E conclude: "Sembra assurdo, ma nonostante sai ingiusto volevo provare a non pensare e dimenticare cosa le avevo fatto".

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