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Giovani e coltelli, l'investigatore: "Si abbassa l'età di chi li usa"

"Anche un giovanissimo possa finire in una 'zona grigia'" dice all'Adnkronos da Andrea Olivadese, direttore della seconda divisione del Servizio centrale operativo della Polizia

Volante della polizia (Fotogramma)
Volante della polizia (Fotogramma)
01 aprile 2025 | 14.06
LETTURA: 3 minuti

Cala l'età dei giovani che fanno uso del coltello e, nonostante guardando ai dati il trend degli accoltellamenti tra minori sia stabile, aumenta la percezione dei fatti che accadono: basta un post sui social e la velocità di propagazione schizza. E' il quadro tracciato all'Adnkronos da Andrea Olivadese, direttore della seconda divisione del Servizio centrale operativo della Polizia, dopo l'ultimo sconcertante fatto di cronaca avvenuto sabato scorso a Frascati, alle porte della Capitale. Una lite, secondo quanto emerso finora, dovuta a un debito di poche decine di euro, che si è conclusa con una coltellata al petto sferrata da un 15enne a un ragazzino di 16 anni, ancora in gravi condizioni.

I precedenti

Un caso non isolato che riporta alla mente diversi episodi accaduti nella Capitale, ma anche in altre città italiane, Napoli in testa, con, tra i casi più eclatanti, quello di un tredicenne accoltellato a Giugliano in Campania da un bambino di appena 10 anni per essersi rifiutato di consegnare il pallone con il quale stava giocando.

Il 23 gennaio scorso un fatto di gravità analoga era accaduto nel cuore di Roma. Questa volta la coltellata inferta da un 17enne italo-egiziano era arrivata dritta alla gola di un coetaneo di origini filippine. Anche in questo caso il giovane è stato ricoverato in terapia intensiva per diversi giorni. A innescare la miccia un banale litigio a scuola tra la vittima e altri due compagni. ''In queste contrapposizioni che poi degenerano nessuno retrocede e il meccanismo si rompe utilizzando un'arma'', spiega Olivadese, mentre il messaggio che ''deve passare ai giovani e ai giovanissimi è che è più forte e più maturo chi riesce a disinnescare, chi retrocede anche senza fuggire, guardando negli occhi l'antagonista senza che sia necessario sfidarlo''.

Il trend e i social

Più in generale, rispetto al fenomeno, spiega l'investigatore che ''siamo in un ambito di devianza giovanile, un concetto un po' più ampio rispetto alla criminalità''. ''Anche se il trend è sostanzialmente stabile, sul fronte della percezione si tende a ritenere più probabile che anche un giovanissimo possa finire in una 'zona grigia' - sottolinea -. Dico zona grigia perché non sempre si tratta di reati ma spesso di voglia di fare qualcosa, magari di assumere un atteggiamento che possa essere anche solo di opposizione ma non necessariamente criminale. Il dato numerico ci dà un pareggio rispetto agli ultimi anni: le due cose che cambiano sono che un fatto come quello accaduto a Frascati, ad esempio, anziché essere percepito da 20 o 30 persone, come la rissa dieci anni fa, oggi è percepibile da 2mila, 3mila o 10mila persone. Basta un post sui social e aumenta la velocità di propagazione. Più che un aumento dei reati quello che notiamo è una propensione dei giovanissimi a consumare determinate condotte, buone o cattive che siano, ma che in qualche modo sono imitative dei grandi. Il 14enne di 20 anni fa era più ingenuo, oggi è molto più sveglio e può provare a fare qualsiasi cosa, è molto più capace di provare a emulare l'adulto''.

Se c'è dunque una tendenza più diffusa tra i più giovani a portare un coltello in tasca, Olivadese sottolinea: ''Premesso che il coltello è un bene facilmente accessibile, cosa che non è cambiata rispetto al passato, ci sono delle variabili. C'è chi porta il coltello perché ha intenzione di commettere un reato ma c'è anche chi lo porta solo per fare il duro: 'mostro il coltello, me lo porto dietro, per far vedere che sono forte'. Infine c'è chi lo porta come difesa: 'so che tutti vanno in giro con il coltello e quindi me lo devo portare anche io se voglio avere una chance difensiva'''. (Di Giorgia Sodaro)

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