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Giulia Cecchettin, pm chiede ergastolo per Turetta: "Omicidio ultimo atto suo controllo"

Il pm: "Turetta crudele e ossessivo, manipolava la vittima, non ha mai pensato davvero di suicidarsi"

Filippo Turetta in aula  - (Fotogramma)
Filippo Turetta in aula - (Fotogramma)
25 novembre 2024 | 10.21
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Condannare all’ergastolo Filippo Turetta nel processo dell'omicidio di Giulia Cecchettin. E' la richiesta pronunciata oggi 25 novembre dal pm di Venezia Andrea Petroni nella requisitoria. L'imputato "aveva tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere", ha detto prima dei pronunciare la richiesta: "Andava a scuola in quelle che frequentano anche i vostri figli, si stava per laureare. Turetta è a credito, non è tra chi non ha mai avuto una chance o ha conosciuto la sopraffazione". Ha agito con crudeltà e con un’azione omicidiaria di "almeno venti minuti".

La requisitoria

L'omicidio di Giulia Cecchettin è l’ultimo atto del controllo esercitato sulla vittima dall’ex fidanzato. La manipolava e non ha mai pensato di suicidarsi, ha detto il pm nella sua requisitoria. Presente in aula, Filippo Turetta - imputato per omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell’ex fidanzata - ha assistito alla requisitoria immobile, con la testa bassa. È la seconda volta, dopo l’interrogatorio della scorsa udienza, che l'imputato compare davanti alla corte d’Assise.

Assente Gino Cecchettin, per impegni con la fondazione che porta il nome della figlia morta: a rappresentare in aula la famiglia Cecchettin c’è lo zio e la nonna Carla Gatto.

“Il rapporto tra Giulia Cecchettin e l’imputato è caratterizzato da forte pressione, dal controllo sulla parte offesa, le frequentazioni, le amicizie, le uscite”: quanto accade l’11 dicembre del 2023 è “l'ultimo di quegli atti” di controllo. Per l'accusa, Turetta ha pianificato di uccidere.

Turetta quando ha ucciso Giulia Cecchettin non ha mai pensato davvero di suicidarsi, così come ha usato questa finta minaccia in altre occasioni per tenere a sé la ventiduenne, sostiene il pm secondo il quale il suicidio va letto “in chiave ricattatoria”, è uno strumento “dell’azione manipolatoria nei confronti di Giulia”.

Se l’imputato compila un diario dei problemi di coppia - che si riscontrano anche nelle chat chilometriche tra i due -, anche la vittima scrive un ‘memorandum’ per ricordarsi i difetti e continuare a restare lontana sentimentalmente da Turetta. “Ha idee strane su farsi giustizia da solo, i miei spazi non esistono, dice cattiverie pesanti e minacce quando litighiamo, mi controlla”.

“Ti farò pentire di tutto il male che mi stai facendo…”. È uno dei messaggi che Turetta ha inviato alla vittima letto in aula dal pm per dimostrare lo stalking esercitato dall’imputato alla sbarra per omicidio. “Se la mia vita finisce la tua non vale niente” è un altro messaggio scritto dallo studente che ne invia diverse decine al giorno.

Il lungo elenco riguarda gli studi - Turetta chiede a Cecchettin di rallentare negli studi - e la volontà che la fidanzata non dedichi tempo alle amiche. Quando sa che sta per uscire per andare a mangiare una pizza, Turetta scrive “non lo fare, è tantissimo, è il limite”. Un’ossessione che porta a crisi di ansia nella vittima.

"Giulia aggredita ripetutamente, 25 ferite da difesa"

Giulia Cecchettin è stata aggredita “in tre momenti diversi” dall’ex fidanzato che ha agito con crudeltà e con un’azione omicidiaria di “almeno venti minuti”, ha affermato il pm ricordando che è stata uccisa con 75 coltellate, 25 le ferite da difesa alle mani, mortali a quanto pare i colpi subiti alla nuca. “Non prendete questi dati come freddi, immaginate piuttosto cosa sia accaduto, cosa significa essere silenziati, la pressione sulla bocca, i 25 tagli sulle mani, lo scotch” dice il pm rivolgendosi alla giuria.

Per il rappresentante della pubblica accusa è chiara la premeditazione, così come l’aggravante dello stalking “con le richieste ossessive di Turetta di stare sempre seduti vicino, di non uscire con tizio o caio, le sfuriate quando Giulia non risponde al telefono”. E ancora: “Ci sono dei principi di violenza fisica, ci sono le minacce di presentarsi quando s’incontra con le amiche. Giulia già ad ottobre del 2022 dichiara di avere paura, lo ribadisce a ottobre 2023 in un messaggio ‘mi spaventi, tu ti comporti come uno psicopatico, inizi a farmi paura’, c’è la crisi d’ansia all’università” conclude il pm.

La vittima è stata aggredita “ripetutamente” già dal parcheggio di Vigonovo e fino ai venti minuti dopo quando la sagoma della ventiduenne viene ripresa, a terra, nell’area industriale di Fossó, ha affermato ancora nella requisitoria Petroni aggiungendo che nel parcheggio “non c’è stato il tempo di una discussione, tutto è durato sei minuti: sono state trovate diverse macchie di sangue, la lama di un coltello senza impugnatura, il sangue è sicuramente della persona offesa. C’è un’aggressione dinamica, Giulia era cosciente e chiedeva aiuto”.

Giulia viene costretta a risalire in auto e prima di arrivare a Fossó “è stata colpita più volte: sanguina copiosamente come dimostrano le tracce di sangue nell’auto”. “L’aggressione nell’area industriale “dura pochissimo”, il video della telecamera di una ditta mostra soprattutto “la persona inerme in terra che significa che tutta una serie di lesioni, in particolare le 25 lesioni sulle mani, l’immobilizzazione e il silenziamento (uso di scotch, ndr) sono avvenute prima, non hanno ragione di essere dopo”.

“Non è in dubbio la colpevolezza dell’imputato, le prove sono talmente evidenti contro Turetta, c’è l’imbarazzo della scelta” degli elementi che lo rendono responsabile dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha sottolineato il pm.

Quando dopo una settimana di fuga, Filippo Turetta viene fermato in Germania e confessa di aver ucciso l’ex fidanzata “non si sta costituendo, ma ha finito i soldi e si prepara all’arresto cancellando le prove sul suo cellulare”. Più che a quanto trovato in auto, il pubblico ministero pone l’attenzione sulle cose di cui si è disfatto l’imputato: “Non c’è il cellulare della vittima, non ci sono i vestiti insanguinati di Turetta” alcuni degli esempi citati dal pm in aula.

Il corpo di Giulia Cecchettin, coperto da sacchi neri, e abbandonato vicino al Lago di Barcis è stato “trovato in una nicchia, non so come l’abbia trovata l’imputato di notte. Se quella settimana avesse nevicato noi il corpo lo staremmo ancora cercando”., ha sottolineato quindi.

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