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Nuovo nomenclatore, l'allarme delle imprese sanitarie 'taglio tariffe ci mette in ginocchio'

L'Aisi (Associazione imprese sanitarie indipendenti): "C'è il rischio collasso in numerose regioni". Petizione per bloccarlo

Nuovo nomenclatore, l'allarme delle imprese sanitarie 'taglio tariffe ci mette in ginocchio'
18 dicembre 2024 | 15.30
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La drastica riduzione delle tariffe previste dal nuovo nomenclatore tariffario per le prestazioni sanitarie "rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema della sanità privata accreditata, con conseguenze gravissime sull’accesso alle cure, sull’occupazione e sulle disparità territoriali". Così l’Associazione imprese sanitarie indipendenti (Aisi), per voce della presidente Karin Saccomanno e del direttore Generale Giovanni Onesti, lancia un allarme chiaro e fermo. "I tagli alle tariffe, ridotte mediamente del 30% e in alcuni casi fino all’80%, rendono impossibile coprire i costi di produzione delle prestazioni sanitarie,” spiega il Presidente Karin Saccomanno. “Molte strutture accreditate si troveranno a operare in perdita, e ciò mette in pericolo non solo la loro sopravvivenza, ma anche la capacità di garantire prestazioni essenziali a milioni di cittadini.”

I punti critici della situazione secondo Aisi, "tagli insostenibili alle tariffe: Le nuove tariffe risultano inferiori ai costi reali di produzione, spingendo molte strutture a un pericoloso equilibrio economico negativo; rischio di chiusura e perdita di posti di lavoro: La riduzione dei rimborsi compromette la stabilità finanziaria delle strutture accreditate, causando chiusure e un significativo impatto occupazionale nel settore sanitario; esaurimento precoce dei budget: I fondi regionali, non adeguatamente incrementati per coprire il maggior numero di prestazioni introdotte dai nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), rischiano di esaurirsi rapidamente; disparità territoriali: Le Regioni del Centro-Sud, già in difficoltà economica o in piano di rientro, non possono sopperire con risorse proprie, aggravando il divario nell’accesso ai servizi sanitari". L'Uap, l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata - che rappresenta più di 27.000 strutture sanitarie a livello nazionale - su questo fronte ha lanciato una petizione (https://chng.it/C6TBz64Fvn) condivisa da Aisi. Già oltre 10mila firme raccolte.

Il direttore generale Aisi, Giovanni Onesti, aggiunge "non possiamo ignorare le conseguenze di questa misura. Molte Regioni non avranno le risorse per compensare i tagli, e interi territori rischiano di rimanere scoperti. La sanità privata accreditata è una colonna portante del Servizio Sanitario Nazionale e contribuisce in modo fondamentale a ridurre le liste d’attesa. Mettere a rischio questa rete significa compromettere il diritto alla salute".

"La Lombardia rappresenta un caso emblematico: Guido Bertolaso, assessore al Welfare, ha espresso forte preoccupazione per il rischio di una perdita vicina a 1 miliardo di euro per il 2024. La Regione, per evitare il collasso, ha dovuto deliberare un incremento dei fondi con un impatto finanziario straordinario. Ma questa soluzione - come sottolinea Aisi - non è replicabile per le Regioni già in sofferenza economica”. In Puglia, "la situazione appare ancora più critica: il nuovo tariffario rischia di bloccare prestazioni fondamentali come la procreazione medicalmente assistita, la fisioterapia e gli screening neonatali", prosegue la nota Aisi. L’Anisap Puglia, che rappresenta le strutture accreditate, ha già denunciato che “il 60% della domanda sanitaria regionale rischia di rimanere senza risposta”. Se il nuovo tariffario venisse applicato, molte cliniche private e laboratori d’analisi sarebbero costretti a chiudere, con un inevitabile aumento delle liste d’attesa e disagi per migliaia di pazienti".

“La salute dei cittadini non può essere sacrificata a logiche di risparmio indiscriminato e non dimentichiamo che il nuovo tariffario avrà ricadute anche sul pubblico perché beneficia degli stessi rimborsi, l'Aisi che continuerà a vigilare e a sostenere tutte le azioni necessarie per tutelare il diritto alla salute e garantire la sostenibilità delle migliaia di strutture sanitarie private”, concludono Saccomanno e Onesti. 

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